Il barile di Amontillado: una vineria letteraria a Milano
A Milano, in viale Argonne al civico 9, ha aperto la prima vineria letteraria. Il Barile di Amontillado, ispirato all’omonimo racconto di Edgar Allan Poe, è un luogo in cui l’amore per il vino incontra quello per la cultura, creando uno spazio atipico, decisamente accogliente.
Sulla scia del successo internazionale della fraschetta, a New York infatti è l’ultimo grido in fatto di aperitivi, Paolo Attard decide di aprire a Milano con un unico obiettivo: il consumo intelligente. L’offerta di vini, sfusi e in bottiglia, è infatti molto ampia, mentre i prezzi restano bassi, davvero bassi.
“Ho puntato sulla qualità e sulla sostenibilità della spesa. Molti dei vini che propongo sono in procinto di ottenere il marchio Igp, ma non avendo ancora fatto il salto tengono i prezzi bassi e mi permettono di fare altrettanto: Barbera, Dolcetto e Chardonnay delle Langhe dal Piemonte; Croatina, Pinot nero vinificato in bianco e un rosa di Uva Rara dall’Oltrepò pavese; e in esclusiva per il Nord Italia, una selezione di vini doc dall’Abruzzo, tra cui: Montepulciano, Pecorino, Trebbiano, Cerasuolo.
A disposizione dei clienti un grande tavolo in legno con alcuni sgabelli, una piccola biblioteca con titoli scelti da sfogliare o per fare bookcrossing e la simpatia di Paolo che mette a disposizione di chiunque sia interessato le sue conoscenze in fatto di vini.
“Il termine fraschetta è di origine medioevale – ci dice Paolo – e indica un tipo particolare di osteria la cui diffusione era limitata nella zona dei castelli romani, nella regione del Lazio. Nasce dall’usanza dei contadini di mettere una frasca carica di foglie fresche sulla porta del locale, a mo’ di insegna, così da indicare ai possibili clienti che il vino novello era pronto da bere. Il luogo, arredato con gli strumenti tipici della vinificazione, era spoglio. Infatti la fraschetta, a differenza di una normale osteria, era caratterizzata dall’assenza di una cucina: vi si trovava solo il vino, bisognava portarsi il cibo da casa. Lo stesso voglio fare io, voglio che la gente venga qui e si metta a suo agio, mangiando quello che ha deciso di portarsi dietro, siano olive, pane o stuzzichini vari… acquistando qui solo il vino. Uno slogan tipicamente milanese potrebbe essere: vieni alla fraschetta e porta la schiscetta!”.
La scelta di utilizzare il titolo di un racconto di Poe (1809 Boston-1849 Baltimora) per l’insegna del locale è poi particolarmente azzeccata per descrivere il binomio vino/cultura. L’alcool, infatti, entra nella vita del celebre autore all’età di 18 anni e se è sempre la bottiglia la causa dei suoi mali, è anche vero che furono proprio le bevande alcoliche, in particolare il vino, il carburante per la sua opera e per tutta la sua vita. Grazie all’ebbrezza, il sogno continua a fare irruzione nella realtà ordinaria.
Poe scrive e beve in continuazione, “consuma alcoolici come un barbaro” – annota Baudelaire – “ma malgrado il fiume di bevande, il suo pensiero è lucidissimo, come se osservasse il reale nella sua spietata crudezza, senza ipocrisie”.
Per cui, se siete a Città Studi e vi trovate nelle vicinanze di Piazzale Susa, non esitate, non resterete di certo delusi.