Il Colorino, il vero remoto vitigno autoctono della Toscana
Si tratta di un antichissimo vitigno dalla forte matrice genetica selvatica, presente da sempre in terra di Toscana: il Colorino pertanto porta con sé la vera identità arcaica del vino toscano, più di qualsiasi altro vitigno di questa regione. Eppure per un tempo infinito è stato relegato a vino da taglio, inserito in piccolissima percentuale nell’assemblaggio del Chianti, per dare colore, come da sua denominazione. Ancora oggi si può vedere come venga bistrattato dalla becera enologia: basta leggere come viene definito nel sito di uno dei tanti produttori di vino privi di sensibilità, quale vitigno usato giusto per dare un pizzico di colore ai blend del Chiantishire.
Una conferma di quanta ignoranza ci sia nella maggior parte degli imprenditori di vino toscani (definirli vignaioli sarebbe offensivo per la vitivinicoltura), ovvero quegli affaristi senza scrupolo che hanno vilipeso la tradizione enoica di questa sventurata regione, aggredita dalla violenta invasione di vitigni internazionali, con il solo scopo di fare soldi e di soddisfare i palati corrotti dei ricchi e degli stranieri, notoriamente incapaci di bere con un approccio culturale rispettoso.
Non si può spiegare altrimenti la presenza del ridicolo taglio bordolese in una terra che vanta vitigni ben più nobili e in cui si possono produrre vini di ben altro lignaggio rispetto alle sbobbe legnose propinate dagli affaristi vinicoli della Maremma Livornese. Pertanto il recupero e la valorizzazione del Colorino è un atto dal profondo significato socio-culturale: ha lo stesso rilievo di un’importante ritrovamento archeologico o del restauro di un’opera d’arte fondamentale, perché incide sull’Identità della Toscana e del Paese intero.
E’ dunque un servizio pubblico di enorme valore quello reso da Guido Gualandi, intellettuale finissimo e di enorme cultura che è passato dall’insegnamento alla pratica concreta. Archeologo, non a caso, docente di tradizioni alimentari, ha deciso di portare nei campi le sue competenze, recuperando vecchi vitigni autoctoni e le antiche metodologie di coltivazione e vinificazione.
E’ a lui che si deve il più convinto intervento a favore del Colorino, vinificandolo in purezza “con metodo archeologico” e imbottigliandolo “non filtrato”: lo ha chiamato La Danza del Fauno, “in ricordo dei riti dionisiaci e bacchici dove faceva danzare satiri greci e fauni romani fino all’ebbrezza estatica”.
Lo produce in regime biologico certificato nel suo Podere Gualandi, a Poppiano, frazione di Montespertoli, in provincia di Firenze.
Definire questo vino spiazzante, è dir poco: è un tumulto di sentori inediti, spinti da una personalità inaudita. Sa di vigore terreno spolverato di spezie orientali, di frutti rossi selvatici.
Naturalmente un vino così elevato dal punto di vista culturale non può che essere distribuito da Proposta Vini, come le altre meraviglie storiche di Gualandi.
Info: www.guidogualandi.com