“Il giardino della vita” nel cimitero di Ventotene, commovente Memoriale sui sentimenti e il destino
Una delle più piccole esposizioni che si possano immaginare eppure in grado di musealizzare i più grandi temi dell’umanità, parlando di esistenza nel luogo della celebrazione della morte, affrontando il tema dell’aldilà con un impegno concreto nella quotidianità, indagando il destino mentre afferma la forza di volontà nel continuo divenire: è un capolavoro di delicatezza d’animo, intelligenza creativa e impegno civile Il giardino della vita, autentico monumento all’Amore universale in forma di commovente Memoriale intitolato a Carla Cecilia Di Clavio Di Benedetto, ospitato nel cimitero di Ventotene, stupenda piccola isola dalla grande storia al largo della costa laziale.
Il piccolo camposanto di Ventotene è noto per ospitare le spoglie di Altiero Spinelli, ritenuto il padre fondatore dell’Europa unita, il cui contributo rende tuttora la sua tomba meta di pellegrinaggio a quasi quarant’anni dalla scomparsa: un pezzo di storia collettiva che nello stesso luogo si incrocia con la storia privata di Nicola Di Benedetto, di origini abruzzesi ma che da anni vive stabilmente sull’isola, proprio per occuparsi ogni giorno del Memoriale da lui creato.
Un’autentica missione di vita intrapresa dopo la scomparsa della moglie, come spiega sul sito di questo bene culturale: “il Memoriale è nato dallo Spirito di una donna il cui corpo riposa sotto la sabbia di questo giardino: Carla; un sussurro nel vento, un’eco ripetuta da un coro di anime: va’ e narra la vita che non finisce; un sorriso travolgente è riflesso in questo luogo unico, dove la Morte non ha avuto l’ultima parola”.
Parole laconiche affascinanti e quasi imperscrutabili che Di Benedetto è ben lieto di tradurre in narrazione dettagliata ai visitatori quando gli chiedono di visitare il Memoriale in sua presenza. Un racconto dagli aspetti così intimi e dolorosi che per rispetto non ci cimentiamo a riportare nei dettagli, poiché è talmente personale e vibrante da potere essere esposto nella giusta misura soltanto da Di Benedetto in persona, straordinario nel rendere tale contesto poetico e carico di speranza anche per i visitatori più laici.
Tentando una sintesi, possiamo riferire che Nicola e Carla da anni avevano eletto Ventotene come proprio privatissimo buen retiro, rifugiandosi qui ogni volta che era possibile, in gran segreto, senza far sapere niente a nessuno.
Per questo Nicola rimase strabiliato quando, dopo l’improvvisa scomparsa della moglie, ricevette la telefonata di un amico che gli riferì di avere sognato Carla, la quale gli fornì una serie di dettagli reali su luoghi di Ventotene amati dai due dei quali nessuno poteva avere conoscenza a parte la coppia stessa.
Con modestia e dedizione, Nicola abbandonò ogni forma di scetticismo per interpretare quel sogno dell’amico come un chiaro messaggio fattogli pervenire dall’aldilà dalla moglie, una richiesta gentile ma chiara di realizzare qualcosa di duraturo e altamente simbolico su quell’isola in cui Carla aveva chiesto di essere sepolta.
Fu la spinta che condusse Nicola a creare questo Memoriale, non prima però di prendersi cura dell’intero cimitero, totalmente a proprio carico in termini di spese pecuniarie ed energie fisiche: è così che adesso il luogo è veramente un giardino, di rara bellezza, ordinatissimo, pulito in ogni angolo, costantemente irrigato, curato anche nel minimo dettaglio come dimostra il bell’arredo esterno fatto di vasi e oggettistica non invadente che rispetta i voluti spazi vuoti per onorare le sepolture…
… mentre desta ammirazione il corredo botanico composto da piante sanissime e fiori deliziosi, grazie anche all’impiego di operai finanziati sempre da Di Benedetto…
… attenzioni capaci di creare autentica sensazione di pace, alimentata dalla musica di tutti i generi costantemente diffusa da una playlist computerizzata perennemente in funzione, con il chiaro intento di togliere ansia e tristezza al sito per rafforzare il contributo alla meditazione di ciascuno e donare magari un momento di sollievo…
… anche se l’intento di partenza è stato di omaggiare una volta di più i defunti qui sepolti scegliendo come musiche “quelle degli albori dei loro anni, quasi certamente da loro ascoltate” tanto da farne vibrare l’animo, quindi “simbolo anch’esse del palpito della vita che è qui celebrata”…
… mentre la valorizzazione del bene paesaggistico avviene pure attraverso l’attenzione per le caratteristiche croci storiche isolane, originariamente in legno come si può notare osservando quelle ormai secolari mai sostituite, mentre buona parte della altre recenti ne ricalcano lo stile.
La sezione più propriamente museale si concentra invece nella cappella di famiglia, ospitata sempre nel cimitero…
… dove si espleta la parte del progetto rivolta alla collettività, in quanto “accoglie tracce delle radici dell’isola con racconti sulla vita di suoi abitanti e con oggetti a loro appartenuti”…
… perché “l’opera è destinata principalmente ai futuri figli dell’isola, affinché possano comprendere la più intima storia della loro terra, i suoi valori, le sue passioni”, cosicché “anche i visitatori potranno conoscere queste tracce”…
… con una dedica speciale ai “figli di domani” dell’isola, ai quali “alcuni degli attuali abitanti hanno spedito segreti messaggi di auguri e raccomandazioni, affidandoli a una Capsula del Tempo che sarà aperta solo dopo il 2088”.
Malgrado la poca disponibilità di spazio e la diversa destinazione dell’edificio, Di Benedetto è riuscito comunque a creare un’esposizione in grado di rientrare perfettamente negli intenti di un museo demo-etno-antropologico, creando un luogo di cultura locale fondamentale per Ventotene, certamente quello che meglio di tutti gli altri ne racconta il Volksgeist hegeliano con la sua raccolta di storie di gente comune tutte epiche ed esemplari a modo loro, giungendo alla geniale intuizione di rappresentarle mediante la sineddoche di un oggetto a loro appartenuto, fosse anche un attrezzo di lavoro precipitato da una rupe addosso al suo giovane detentore pianto ancora dai suoi cari, determinando così una serie di racconti consultabili in loco aventi come protagonisti avieri e miliziani, commercianti e casalinghe, pescatori e contadini, federalisti e falegnami, sindaci ed emigrati, cuochi e artisti, ma anche un “tifoso dell’Inter” e un Capitano dell’aviazione statunitense.
In questo modo il Memoriale attinge la forma ma anche la grande responsabilità di testimoniare pure i ricordi più preziosi di un’intera comunità, avocando automaticamente il ruolo di reale museo civico dell’isola, ma soprattutto elevandosi a unicum espositivo e straordinario esempio della rivoluzione dei moderni sistemi di allestimento, la cui rinnovata sensibilità porta alla capacità di mettere in mostra perfino i sentimenti ma con il necessario equilibrio, quindi senza spingerne il portato emotivo ma al tempo stesso evitando il soffocamento per eccesso di razionalità.
Intanto il titolare di questo gioiello culturale sorride quando nell’isola lo chiamano “Nicola del cimitero”, conscio che non è da tutti comprendere il dolore privato ma neanche la generosità dell’impegno pubblico, lasciando invece nei visitatori che lo incontrano la certezza di avere conosciuto un uomo dal grande cuore capace di trasformare un dramma privato in un invito a una riflessione interiore, facendo umilmente un passo indietro davanti al più grande dei misteri, proprio lui che da anni è certo di ricevere continuamente segnali tangibili lanciati da un territorio che non ci è possibile spiegare con i poveri mezzi della nostra mente, messaggi che si concretizzano davanti ai suoi occhi in improvvise composizioni a forma di cuore assunte da varie materie terrene, pietre o fiori che siano.
Anche per questo Il giardino della vita di Ventotene andrebbe necessariamente visitato da chiunque voglia poter dire di avere vissuto e amato consapevolmente, senza trascurare alcun aspetto dell’essere vivente, epilogo compreso.
Info: https://www.memorialeilgiardinodellavitaventotene.com/