Il Museo dell’Olio di Chiaramonte Gulfi (Ragusa)
Entrare in un museo e sentirsi in aperta campagna, oppure avvertire gli odori di una casa rurale, non è esperienza di tutti i giorni. Riconcilia con la natura ancestrale di ogni individuo, annidata nel nostro codice genetico e non ancora del tutto abrasa nemmeno in chi ha scelto la vita metropolitana. Per questo rappresenta davvero una boccata d’aria pulita la visita al Museo dell’Olio di Chiaramonte Gulfi (Ragusa), oltre che un necessario atto per rinfrescare la memoria collettiva ebbra di modernità posticcia.
Non poteva che sorgere qui un simile museo, visto che già nell’intestazione del sito ufficiale il Comune di Chiaramonte Gulfi si fregia del titolo di Città dell’Olio. Il Museo più importante della città non può dunque non essere dedicato proprio all’oro liquido del Mediterraneo.
Ospitato nei bassi di Palazzo Montesano, si articola in sette sale, nelle quali si attraversa un’ideale storia della tecnologia estrattiva dell’olio di oliva. La materia espositiva è costituita da preziose testimonianze di un mondo agricolo in estinzioni, con echi anche remoti, come nel caso di una pressa del 1614.
Vi si trovano anche una mola in pietra, giare, strumenti di misura dell’olio, utensili, suppellettili, oggetti di uso comune, dispositivi rurali.
I gestori del sito alcuni pezzi li chiamano “reliquie”, come un cafiso in ferro (contenitore tipico dell’olio), una pressa idromeccanica dei primi del Novecento, giare, quartare, oliere, zappatrice, aratri, corbelle d’epoca, panieri, forbici in ferro per potatura, seghetti (sirraculi) e trapano a mano (virrina), lumi di carretto, bummuli (sorta di brocche per contenimento dei liquidi), imbuti” e altro ancora.
Siamo andati a visitarlo con la guida di Claudia D’Amato.
Info: www.comune.chiaramonte-gulfi.gov.it