Il palmento antico, ucciso dall’insensibilità dei legislatori
Ci sono leggi che un contadino nella sua semplicità non potrebbe mai accettare, come quelle che prevedono di distruggere un prodotto agricolo per una presunta tutela dell’ambiente.
Tale è la legge che ha fatto chiudere i palmenti, dopo migliaia di anni che il vino si faceva con questo sistema. Ovunque in Rete il palmento viene descritto come “il luogo in cui avveniva la pigiatura dell’uva per produrre il mosto che veniva riposto in grandi vasche. Utilizzati in scala industriale tra l’età ellenistica e tutta quella romano imperiale, durante quasi un millennio”.
Dimenticando però che sull’Etna è stato utilizzato fin quasi ai giorni nostri, ovvero fino a quando non è intervenuta l’accecante follia salutista dei tempi moderni, tradotta in un divieto di legge tranchant che testimonia l’insensibilità dei legislatori, perché il palmento è l’anima dell’enologia etnea.
Ne parla proprio Salvo Foti nel suo volume Etna. I vini del vulcano pubblicato da Giuseppe Maimone Editore nel 2011: “in questi ultimi anni, l’applicazione delle leggi comunitarie in materia d’igiene e produzione alimentare ha apportato una vera e propria rivoluzione. Tali leggi hanno ribadito quello che da qualche tempo era già sancito dalle leggi nazionali, vale a dire che le vecchie cantine, i palmenti, e quindi le vecchie cantine dell’Etna, non sono, così come adesso strutturate e rifinite, adeguate dal punto di vista igienico sanitario e della sicurezza, alla trasformazione di prodotti vitivinicoli”.
Prosegue Foti: “questo stato di cose ha costretto i produttori, che vinificano nei vecchi palmenti, a prendere una drastica decisione per non incorrere in pesanti sanzioni: o adeguarsi alle normative oppure chiudere la cantina. Adeguare il palmento alle normative vigenti è possibile solo con notevoli trasformazioni dei locali adibiti alla produzione e l’acquisto di nuovi macchinari. Questo comporta, da parte del produttore, l’investimento di cospicui capitali. Di conseguenza si sta verificando un ulteriore pesante abbandono di quei palmenti che sino ad oggi, resistendo nel tempo, erano stati in qualche modo utilizzati per la vinificazione. La chiusura dei palmenti, ha comportato purtroppo l’abbandono dei relativi vigneti”.
Siamo sicuri allora che l’innovazione sia (sempre) positiva? Salvo Foti non crede sia così: ci spiega perché.
Info: www.ivigneri.it
LUDOVICA SCHIAROLI
Giornalista pubblicista, scrive su popoff.globalist.it. Sommelier e appassionata di vino, cura insieme a Ugo Roffi filmati sul mondo del vino. Si occupa di editoria e lavora come ufficio stampa per Sinistra Ecologia Libertà Liguria.
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UGO ROFFI
Filmaker, si occupa da oltre vent’anni di riprese e montaggio per network nazionali. Ha realizzato i filmati per la campagna elettorale di Marco Doria, sindaco di Genova. E’ uscito in libreria il docu-film Il Canto del Gallo su Don Andrea Gallo, da lui curato per l’editore Chiarelettere. Insieme a Ludovica Schiaroli è parte di un gruppo che realizza produzioni e filmati su produttori vitivinicoli.
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