Il “Panettone tipico della tradizione artigiana milanese”: ecco chi lo produce
Per il nostro Panettour, andiamo alla ricerca di chi davvero produce il “Panettone tipico della tradizione artigiana milanese”: questa è la denominazione di un riconoscimento assegnato dalla camera di Commercio di Milano, divenuto un marchio depositato all’Ufficio Brevetti e un logo esposto in vetrina dagli aderenti.
Gli esercizi che hanno ottenuto il marchio sono ottanta in città e altri cento nella provincia di Milano.
Scorrendo la lista dei locali certificati, sorprende un dato: quasi nessuna pasticceria storica ne fa parte. “Evidentemente i locali noti non ne hanno bisogno” spiegano diplomaticamente dall’istituzione, ma nell’ambiente qualcuno sibila che la spiegazione sarebbe un’altra, ovvero che molti dei panettoni più celebrati della città in realtà non vengano fatti a Milano.
Due casi su tutti: Cova e Marchesi. Il primo è sbarcato in pompa magna anche nei supermercati per rappresentare la tradizione meneghina, peccato però che nella confezione debba dichiarare che venga prodotto in uno stabilimento di Rovigo. Più scioccante il caso di Marchesi, come ogni anno assediato da una folla di consumatori che devono fare la fila per acquistare il suo panettone: il quale, per inciso, è certamente tra i più buoni in assoluto mai provati, ma ha un effetto urticante leggere in etichetta che venga realizzato in Piemonte, sia pure specificando che viene seguita la loro ricetta.
Plauso allora a Gattullo che ha avuto l’umiltà e la coerenza di chiedere il marchio, mentre l’oriundo Corcelli auspica controlli sul rispetto del disciplinare oggi inesistenti: “vale la garanzia della vigilanza esercitata dalle associazioni di categoria” spiegano dalla Camera di Commercio.
Si scopre così che tra i più rispettosi della tradizione c’è l’egiziano Botros Khella, titolare della pasticceria Valente in via Plinio 27: formatosi alla scuola dei maestri locali, lascia un’impronta golosa sul suo eccezionale prodotto con un ricco sentore di burro buono; interessante poi il cross-over culturale che propone il panettone ai datteri, simbolo della nuova Milano multiculturale.