Il Pecorino di Farindola, delizia di origini romane oggi Presidio Slow Food dall’Abruzzo
Del Pecorino di Farindola si sottolinea come prima cosa l’originalità, rappresentata dal suo essere “preparato utilizzando il caglio di maiale che gli conferisce aroma e sapori particolari”, una lavorazione dalle origini molto antiche visto che del “formaggio dei Vestini” fatto in questo modo se ne parla già in epoca Romana.
Farindola, oggi facente parte della provincia di Pescara in Abruzzo, in passato era una località dal “patrimonio ovino notevole grazie ai suoi pascoli pubblici molto estesi: il suo formaggio era oggetto di scambi sui mercati più importanti di Penne o Loreto Aprutino”.
Quello stesso formaggio ora si produce “in quantità limitatissime in una ristretta area del versante orientale del massiccio del Gran Sasso, in gran parte all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e la sua produzione è prerogativa delle donne che si tramandano la ricetta di generazione in generazione”, la quale prevede la lavorazione a mano di latte proveniente da ovini allevati allo stato brado per buona parte dell’anno.
Slow Food che gli ha assegnato un Presidio per tutelarlo lo illustra come “a pasta è granulosa, giallo paglierina e leggermente umida anche quando il formaggio è molto stagionato: merito del caglio e della tecnica di produzione: l’umidità gli conferisce profumi leggermente muschiati (fungo, muffa nobile, legna secca) e, in bocca, una straordinaria pastosità e un grande equilibrio tra sensazioni piccanti e un buon sapore di latte ovino”.
Uno dei produttori del Presidio è Masserie del Parco di Fiorenzo Sarto che opera in contrada Pantane 1 ad Arsita (Teramo), il cui informa che il Pecorino di Farindola “si chiama così prendendo spunto da un manoscritto del 1500 in cui si parla di una forma di pecorino ricevuta a Farindola e per la precisione a cinque miglia da essa procedendo verso nord quindi tra Farindola ed Arsita dove si trova anche attualmente il cuore più vitale dell’intera zona tipica di produzione”; le sue qualità “sono note dall’antichità e già gli storici dell’era Romana ne decantavano la bontà: scritti di Apicio, Marziale e Plinio il Vecchio descrivono il Caseus Vestinus come il formaggio più apprezzato dai romani del 1° secolo dopo Cristo”.
Abbiamo chiesto a Silvia Trignani maggiori dettagli su questa eccellenza: ce li ha forniti nel video sottostante.
Info: https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/pecorino-di-farindola/
http://www.masseriedelparco.com/