Il Treno Museo di Villarosa (Enna), sui binari della Memoria
“Visitare il Treno Museo e le miniere di zolfo di Villarosa e le Case Museo di Villapriolo rappresenta un’esperienza indimenticabile, ricca di contenuti educativi importanti oltre a essere una sana occasione per trascorrere una bella giornata all’aperto in luoghi di accecante bellezza per la natura che li circonda”: si presenta così il progetto fortemente voluto da Primo David, infaticabile agitatore culturale dalla vita più che avventurosa.
Un’esistenza scandita dalle discriminazioni già in tenera età: prima perché ebreo, poi perché “terrone”, da alcuni non gradito nel pur civilissimo Nord Italia in cui era emigrato, infine perché ha trascorso la vita a opporsi contro chi voleva vessarlo sul lavoro.
L’ultima delle sue battaglie lo impegna da quasi vent’anni ed è proprio il piccolo grande polo culturale creato intorno a Villarosa, centro agricolo di cinquemila abitanti, equidistante da tutte le principali città dell’Isola.
Qui Primo, allora ferroviere, è giunto anni fa per chiudere una stazione che tanto dolore aveva visto scorrere sui binari, ma è andata in tutt’altra maniera: ecco come.
L’idea di fondare il Treno Museo e le Case Museo ha permesso di salvare la stazione ferroviaria di Villarosa dalla chiusura da parte di Trenitalia, con la quale invece i gestori hanno intrapreso una piena collaborazione.
Il Museo è stato fondato infatti nel 1995 “con l’intenzione di dare alla propria stazione ferroviaria la vocazione di stazione ferroviaria culturale e turistica capace di valorizzare maggiormente Villarosa, il suo territorio, le sue origini, le sue genti e tutte le altre bellezze di cui è ricca”.
La denominazione per esteso della struttura ne precisa il contenuto: Treno Museo dell’Arte Mineraria, Civiltà Contadina, Ferroviaria e dell’Emigrazione.
Il tutto su un binario costeggiato da un viale alberato, il quale ospita vagoni merci trasformati in originali stanze espositive.
Il treno selezionato per divenire Museo si porta dietro una storia tragica: “i suoi vagoni furono usati nella Seconda Guerra Mondiale per deportare ebrei da Roma a Trieste presso la risiera di San Saba, unico campo di concentramento in Italia con annessi forni crematori, oggi monumento nazionale”.
Gli oggetti esposti nel museo sono stati in gran parte donati dai villarosani, soprattutto da quelli che risiedono all’estero.
Tutti gli oggetti sono stati rigorosamente recuperati e restaurati personalmente da Primo David, cui si deve l’idea di allestire un Museo all’interno di un treno, “con lo specifico intento di trasformare un luogo di morte in luogo di cultura e memorie per non dimenticare il dolore e la sofferenza dell’emigrazione e le atrocità della deportazione”.
La visita consiste in un audio tour tra “la minuziosa raccolta di oggetti che erano di uso quotidiano nelle miniere e nelle case del nostro territorio durante i primi anni del secolo scorso”.
Primo David racconta appassionatamente così la sua creatura.