Julien Meyer, vini francesi olistici tra equilibrio del territorio ed energia dei minerali
Bisogna predisporsi all’attenzione richiesta dalla filosofia e alla curiosità per l’idealismo lirico e il pensiero libero se si vuole entrare con partecipazione nel mondo emozionante della produzione vitivinicola sotto l’egida di Julien Meyer, perché qui i valori sono concime concreto per le coltivazioni nel vocato territorio di Nothalten, a poco più di mezz’ora da Strasburgo, nella parte centro-orientale più estrema del territorio francese, un villaggio accoccolato ai piedi della catena montuosa dei Vosgi che nel suo percorso sembra voler mettere in collegamento la Francia con la confinante (e qui molto vicina) Germania, un po’ come fanno i vini di quest’azienda.
Il domain Julien Meyer è tra i pionieri dell’adesione ai più rigidi disciplinari dell’agricoltura attenta all’ambiente, avendo abbandonato l’uso di trattamenti sintetici nel 1993 insieme a una sensibile riduzione dello zolfo, per poi amplificare il rigore produttivo giungendo nel 1999 alla piena identificazione con i principi della biodinamica.
Non a caso il suo distributore italiano, Proposta Vini, ne ha inserito le bottiglie nel progetto Dinamiche Interpretazioni che “segnala sperimentazioni e intuizioni di alcuni produttori in vigna e in cantina anche attraverso il recupero di pratiche tradizionali”: infatti “i vini presenti in questo progetto sono prodotti con tecniche indirizzate a un sempre maggior equilibrio tra il lavoro dell’uomo e la natura” e “questa selezione è rivolta a chi promuove i cosiddetti Vini Naturali o Biodinamici realizzati con profondo rispetto della natura e con metodi sia tradizionali che innovativi”.
E’ la stessa Proposta Vini sul proprio sito a riportare un virgolettato che ben riassume la filosofia aziendale della cantina: “ogni passo del nostro lavoro tende a esprimere, nei nostri vini, il carattere estremo del territorio e il rispetto del suo equilibrio; l’essenza dei nostri vini proviene dall’energia della vite e da quella dei minerali: trattiamo i “parassiti” della vite con prodotti naturali cercando di preservare l’ecosistema, i fertilizzanti utilizzati per mantenere il perfetto equilibrio del suolo sono esclusivamente organici (silice, compost, carbonato, basalto) o meccanici (fresatura, aratura, ossigena zione…); un buon vino deve essere autosufficiente, richiede solo generosità, attenzione e pazienza”.
La particolarità della produzione di Meyer si coglie perfettamente nel trattamento del suo vitigno più simbolico, il Riesling, fin da quello chiamato Rn422, con il suo bouquet erbaceo e un corredo di sapori che comprendono mela, pera, limone, arancia, miele di Robinia e cotognata, tenuti insieme da una suadente mineralità.
Il Riesling Zellberg ci fa entrare nell’eccitante capitolo del Macerato della casa che offre al naso erbe officinali e idrocarburi mentre al palato dedica susina gialla, lime, melangolo candito e cannella: qui l’ossidazione è volutamente un ingrediente fondamentale e caratterizzante del vino.
Anche il Riesling Grittermatte è un Macerato che rispetto al precedente propone all’olfatto anche note torbate, incantando la bocca con pompelmo, melone, annurca, pera, fino a un cenno di timo: si distingue anche per un’acidità più marcata e aromi maggiormente esplosivi.
Il Gewurztraminer Les Pucelles, sempre Macerato, trasporta ai tropici fin dal bouquet, confermando l’intenzione al gusto con lychee, yuzu, ananas e mango.
Una sapidità estremizzata scatena la golosità del sorso.
Il Pinot Noir Les Pierres Chaudes intreccia profumi che richiamano al sottobosco quanto alla canditura, prima di tradursi al palato in un tripudio di frutti rossi tra lampone, ribes, ciliegia e fragola, aggiungendo mirtillo e cioccolato bianco.
Strepitosamente fruttato, ha una dinamica organolettica impressionante che conquista il degustatore e lo conduce all’entusiasmo.
Unisce gli amori ampelografici della cantina il Loulou che assembla Pinot Gris e Pinot Noir in egual misura, creando un magnifico dialogo tra frutti rossi e agrumi che parte dal naso e continua in bocca con il contributo di echi di funghi, spezie, rabarbaro e tè nero.
La complessità è quindi clamorosa, impreziosita dalla mineralità.
Formidabile la prova con le bollicine che dà vita al metodo classico Les Bulles d’Emma, capace di intrigare il naso con il suo profumo di frutta passita e ancor più il palato con ananas, pera Williams, nespola, albicocca essiccata e pompia candita.
Bolle rarefatte, sorso cremoso, corpo robusto e materico per la categoria, seduce con un finale in cui si pone in evidenza l’impronta zuccherina.
Imperdibile l’affresco del contesto storico e ambientale di Meyer offerto dalle parole di Gianluca Telloli, Responsabile Selezione e Ricerca di Proposta Vini, nel video che trovate qui di seguito.
Info e distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/meyer-julien/