Klanjscek, vini come eredità familiare nel cuore del Collio di Gorizia
Oslavia sarebbe giusto un quartiere di poche centinaia di abitanti appartenente al comune di Gorizia, eppure ha un’identità così potente da godere del prestigio di grande centro ricco di istanze culturali, anche per essere intersezione ideale di natura, storia, archeologia, ampelografia d’eccellenza, gastronomia, nonché luogo di transito e ripartenza ideale per tutto il turismo responsabile: si comprende quindi l’orgoglio della Società Agricola Klanjscek che si trova in località Ossario nel sottolineare la sua appartenenza a questa enclave di umanità operosa che coltiva come poche il senso della Memoria.
La cantina infatti rientra anche in un’attività di accoglienza molto sentita e organizzata: già “negli anni ’70 la nostra casa a fianco all’attuale agriturismo era nota come la Privada della Maestra, l’osteria stagionale di famiglia chiamata così perché nonna Hedvika (Edvige) era molto conosciuta sia come maestra alle scuole elementari di San Floriano, sia per gli ottimi ortaggi che portava a vendere in piazza, al Mercato Coperto a Gorizia”.
A stimolare l’attività ricettiva è una collina “da cui godere una vista mozzafiato” che “ha sempre attratto amici, parenti, compaesani e turisti”.
In famiglia tengono molto ai simboli, come da buona tradizione contadina, pertanto “quando cercavamo ispirazione per ciò che si sarebbe poi tradotto figurativamente nel nostro logo, siamo partiti dall’osservazione della nostra terra, quella stessa terra in cui nasce e cresce la vigna, quella stessa terra in cui abitiamo e abbiamo costruito il nostro agriturismo: Oslavia”.
Da qui il triangolo, ritenuto “fra le figure geometriche forse quella maggiormente intrisa di simbologia ereditata dalla cultura greca e giudaica, assimilata nei secoli da quella cristiana, così come dalla tradizione esoterica: è anelito al divino, è la congiunzione fra cielo e terra”.
Viene fatto notare che “librando un drone in volo fotograferebbe le case di famiglia, sulla nostra collina, disposte su pianta triangolare e sollevando lo sguardo ci ritroviamo proprio ai piedi di uno fra i maggiori monumenti storici dedicati ai caduti durante la Grande Guerra: il Sacrario Militare, imponente opera architettonica di grande bellezza, anch’essa strutturata su pianta triangolare con tre torri a delimitarne il perimetro”. Tale forte presenza della geometria triangolare “diremmo quasi alchemica, dà perciò vita alla grafica del nostro logo, riassumendo così, con un piccolo disegno, le nostre radici e tutta la nostra più profonda identità”.
Il concetto concreto di famiglia torna ripetutamente e comprensibilmente nella narrazione dell’azienda, anche perché quella dei Klanjscek è numerosa e ramificata e ha raccolto con fierezza “l’eredità concreta e morale di nonno Mirko e nonna Hedvika”, riuscendo a trasformare “ciò che un tempo rappresentava la più classica delle economie famigliari contadine, quella basata sull’agricoltura e la vendita diretta dei suoi frutti, in un concept agrituristico contemporaneo, dove al centro rimane pulsante, sempre e comunque, l’anima Klanjscek”.
Per questo si punta forte sull’eno-turismo al quale si offra una grande ricchezza di “espressioni della cultura vitivinicola locale lungo la Strada del Vino e della Ribolla Gialla che porta a San Floriano e, proseguendo, in Slovenia in un susseguirsi di aziende agricole e vinicole da visitare”.
Intorno, attrazioni che alimentano il pregio del territorio, comprendendo “Cividale e il Tempietto Longobardo, la Basilica di Aquileia e i resti romani, Trieste e il Carso, Barcola, il parco e il Castello di Miramare, il centro storico di Udine, le spiagge di Lignano e Caorle, Piancavallo”, consentendo quindi di “conoscere e vivere il territorio del Friuli Venezia Giulia in tutta la sua straordinaria varietà”.
La produzione del vino si inserisce in tale contesto, scaturita “grazie al lavoro iniziato da nonno Federico, per noi tutti Mirko, contadino solido, uomo tutto d’un pezzo che non ha mai lasciato la vigna durante la sua vita”.
Un’eredità che al pragmatismo unisce “valori che vogliamo tramandare, che esprimiamo con il nostro impegno, con i nostri vini ma anche dedicandogli la loro etichetta”. Nonno Mirko infatti “indossava sempre il suo slamnik”, un caratteristico cappello di paglia, stilizzato con una “pennellata incisiva, greve che però è dolce ad un tempo e quasi accarezza il suo volto con il cappello in testa”.
I vini partono dalla coltivazione di “3 ettari e mezzo di vigne in collina, nel cuore del Collio Goriziano, a Oslavia, con coltivazione biologica dal 2016, ma naturale da sempre”, con “le viti più vecchie, piantate da nonno Mirko” che risalgono al 1978.
Tutti i vini bianchi del 2017 della cantina, quelli che abbiamo testato, hanno fatto soltanto “5 giorni di macerazione sulle bucce per permetterci di dosare al minimo la solforosa (2 g/hl a travaso) e avere un vino naturale, di grande equilibrio “e genuinità”: si fanno notare per la concentrazione materica del frutto e l’estrazione compatta.
Particolare l’attaccamento al Riesling Italico dai profumi di spezie e canditi che sviluppa sentori particolari a partire dall’oliva, per passare ad albicocca disidratata, genziana e bergamotto. Spiccano acidità e sapidità, mentre conquista il suo cromatismo denso come il sorso spesso e appagante.
Nel Pinot Grigio i fiori vanno a comporre il bouquet, mentre in bocca si propongono con decisione frutti a polpa bianca come varie declinazioni di pere e mele, compresa la cotogna, con una beva ingolosita dalla sapidità.
Per l’identitaria Ribolla Gialla torna l’ammirazione estetica per il suo magnifico colore dorato squillante e undato olfattivo segnato dai canditi, con il palato che invece si bea di mango, albicocca, tè bianco e ananas, mix reso ancora più intrigante dalla mineralità.
L’unico Rosso della cantina è un assemblaggio di 70% di Merlot e 30% di Cabernet Sauvignon segnato da diffusi sentori di selva fitta e vegetazione, mentre i sapori richiamano con forza l’amarena sotto spirito, la fragola, il ribes e la carruba.
Suadente la sua tendenza all’abboccato, carezzevole il piglio vellutato, goloso il sorso.
Unica anche la produzione spumantistica, con un Brut Metodo Charmat che mette insieme 60% Sauvignon, 20% Pinot Grigio e 20% Ribolla gialla: bouquet erbaceo, sorso molto spesso e carnoso, è dominato da un ammaliante tocco aspro agrumato che ricorda il cedro, insieme a note di crema pasticcera, mandarino verde, purea di mela.
Beva impegnativa per bollicine che pretendono piatti all’atezza del loro spessore.
Abbiamo chiesto a Dejan Klanjscek di entrare nei particolari di questa produzione: lo ha fatto davanti alla nostra telecamera nel video seguente.
Info: https://www.klanjscek.it/it/
Distribuzione: http://www.propostavini.com/info-per-ordini