Cinquantesima Annata del Dolcetto di Dogliani della Boschis Francesco
E’ il 1968 quando Francesco Boschis e il figlio Mario decidono di mettersi a vinificare le uve che fino a quel momento hanno soltanto coltivato e venduto in quel di Dogliani: una bella svolta per l’azienda agricola piemontese fondata dal capostipite Telesforo nel 1919 quando da Barolo si trasferì in questa vocatissima area della provincia di Cuneo.
Una svolta dal significato profondo, il passaggio da coltivatore a vignaiolo che firma il proprio vino, perché ha richiesto slancio, visione, rischio, ma anche dedizione massima e profonda competenza.
Se oggi si celebra il cinquantenario di quella svolta, vuol dire che la famiglia Boschis ha avuto ragione e ha lavorato bene.
Tanto bene da essere considerata oggi un presidio della gloria enoica del territorio, il Dolcetto, giunto alla Cinquantesima Annata da quella prima microvinificazione di alcune centinaia di bottiglie del ’68.
Cinquanta anni trascorsi all’insegna della valorizzazione delle “diverse caratteristiche naturali dei vitigni, in primo luogo proprio il Dolcetto, dei terreni e delle loro esposizioni al sole, vinificando separatamente le uve di alcuni piccoli vigneti”.
La dichiarata filosofia di lavoro dei Boschis palesa il rispetto dei valori contadini di provenienza, soprattutto quando definisce “i più semplici possibili” gli interventi eseguiti tra vigne, noccioleto, stalla e campi, tenendo nella massima considerazione la tutela della salute, del produttore come del consumatore, bandendo l’utilizzo di sostanze chimiche, fertilizzanti o pesticidi.
Stessa cura naturale in cantina per i vini che “non sono né filtrati né stabilizzati a freddo”, né addizionati di sostanze che ne “potrebbero modificare la struttura, il sapore o la natura”.
Per il percorso di conoscenza dei vini della Francesco Boschis siamo voluti partire dal Dogliani Superiore Vigne Sorì San Martino che affina in acciaio, per coglierne l’intima essenza varietale: il profumo è denso, di serena perfezione, mentre l’approccio al palato avviene sulle ali di una gentile acidità, complice di un sorso pulitissimo, con i tannini che rimangono educatamente sullo sfondo. Una grande beva è attraversata da un soffio pepato, rilasciando marasche mentre volge a un finale austero.
Passando a una versione con affinamento in legno, si staglia la personalità del Dogliani Superiore Vigna del Ciliegio, con il suo bouquet di rosa e un ingresso in bocca soavemente vellutato: ha un’acidità importante che non smussa però lo spessore sensibile del sorso, il quale emerge immantinente in tutta la sua matericità.
Le marasche accompagnano un tannino gentile ma presente, raggiunto da note di ribes e visciole, fino a un finale dal tocco minerale.
Beva magnifica, leggermente speziata.
Tra i due vini citati, si collocano le sfumature del Dogliani Superiore Vigna dei Prey e del Dogliani Vigne in Pianezzo, con il primo che concentra pulsioni organolettiche tipiche del sottobosco senza perdere bevibilità, mentre il secondo è l’archetipo assoluto del Dolcetto di chiaro impianto bucolico, capace di portarsi dietro tutti i descrittori della terra che ne coccola le uve, con quel magnifico richiamo ancestrale rappresentato da una sublime vena amaricante.
Tra i vini di altri vitigni, da citare il Langhe Barbera, in produzione dal 1970: al naso è tutto una selva rigogliosa con cenni di legno vecchio, mentre alla degustazione emoziona con quel suo piglio vinoso all’antica, con astringenza tanninica leggera accompagnata da buona acidità.
I sentori parlano di more selvatiche e di un tocco di cacao. La beva è scorrevole ma lascia il segno, grazie a una lunga persistenza.
L’ossigenazione ispessisce il frutto e lo muta in nettare succoso.
L’azienda attualmente è condotta da Mario e Simona Boschis assieme ai figli Marco e Paolo: è proprio quest’ultimo che abbiamo intervistato, nel video che segue.
Info: http://sito.boschisfrancesco.it/
Distribuzione: http://www.propostavini.com/ricerca-prodotti/?q=Francesco+Boschis