La cultivar abruzzese Dritta nell’Olio di Collemaggio
A proposito di un nome un destino, ecco una vera dritta per gli amanti dell’olio buono, quello piccante e amaro come si deve.
Parliamo appunto della Dritta, una cultivar tipica dell’area Vestina in Abruzzo, nella parte interna della provincia di Pescara. E’ in questa zona che si trova Penne, poco più di dodicimila abitanti, appartenente alla Comunità montana Vestina e inserito tra i Borghi più belli d’Italia.
Qui la società agricola Cignale lavora a pieno ritmo i suoi circa venti ettari coltivati “esclusivamente con metodi naturali”, preservando “tutte le caratteristiche originarie delle varietà da secoli presenti in questi luoghi”.
La loro filosofia del “rilancio di colture e varietà originarie” trova piena espressione nell’Olio di Collemaggio, la versione extra vergine da monocultivar Dritta, la quale “deve il suo nome alla posizione di rami e foglie rivolti verso il cielo”. I suoi frutti vengono raccolti nelle campagne pennesi, brucati a mano e moliti a freddo in poche ore.
Al palato l’olio di Dritta sprigiona immediatamente il piccante, seppure senza eccessiva irruenza, nascondendo per un istante il montante finale amaro che ne fa un prodotto superbo. Caratteristiche che lo rendono perfetto per condire anche da solo le fumanti zuppe invernali, soprattutto quelle di legumi e cereali. Sul pane potranno goderne invece soltanto i consumatori esperti, perché nella sua crudezza è un olio ben distante dal gusto comune e omologato, per fortuna. Per certi versi, può ricordare la Mignola marchigiana.
La Dritta è anche la cultivar prevalente che rientra nella D.o.p. Aprutino Pescarese, insieme all’onnipresente Leccino, ma si esalta decisamente di più se gustata in questa sua versione in purezza.
Un olio sorprendente, tutto da scoprire: abbiamo cercato di saperne di più dal produttore Massimo Mariani della Cignale.