La Fava di Carpino, tipicità della provincia di Foggia
Ha gusto, consistenza e pregi organolettici, ma soprattutto ha fascino, tanto da renderla speciale: è la Fava di Carpino che prende il nome da una località in provincia di Foggia, situata nel Parco Nazionale del Gargano, il quale ha deciso di spendersi per questa prelibatezza agricola sostenendone l’attribuzione del Presidio Slow Food.
Presidio assegnato per tenere vivo il metodo di coltivazione e “incentivare la produzione di questo legume dalle caratteristiche uniche”. Caratteristiche così descritte: “di dimensioni medio piccole e con una fossetta nella parte inferiore, la fava di Carpino è verde al momento della raccolta e, con il tempo, diventa color bianco sabbia; tenera e saporita, tradizionalmente si cuoce nelle pignatte di terracotta sul fuoco dolce del camino”.
Il segreto della sua preparazione è la cottura con tutta la buccia: anche provata già cotta in conserva, dà grande soddisfazione al palato, con la sua aromaticità coriacea e il retrogusto amarognolo.
Complessa la sua lavorazione nei campi, frutto di antica tradizione contadina. Un prodotto sì antico ma che ha saputo proiettarsi nel futuro, tanto da essere finito nello spazio, in missione con l’astronauta Samantha Cristoforetti insieme ad altri quattro legumi.
Oggi i pochi produttori che lavorano queste fave secondo le ferree regole di Slow Food si contano sulle dita di una mano; sono tutti di Carpino: Francesco Cannarozzi ([email protected]), Michele Cannarozzi (www.oliocannarozzi.com), L’Essenza del Gargano ([email protected]), Mario Di Nunzio (tel. 0884 900368) e Mario Felice Ortore (www.ortore.com).
Abbiamo intervistato uno di loro, Francesco Cannarozzi, per farci raccontare questo prodotto identitario pugliese.
Info: www.fondazioneslowfood.com