La Garofanata, rarissimo autoctono marchigiano riscoperto da Terracruda
Se oggi si è tornati a gustare uno straordinario antico autoctono marchigiano come la Garofanata, è merito dell’appassionata azione culturale di Terracruda, cantina di Fratte Rosa, in “una delle più suggestive zone della Provincia di Pesaro e Urbino”.
“Ci siamo messi a cercare delle vecchie cultivar nelle nostre vigne, facendo analisi per individuare uve locali”, ci racconta Luca Avenanti che questa ricerca ha condotto insieme a Giancarlo Soverchia, enologo il cui apporto è stato fondamentale per il mondo vitivinicolo marchigiano e non soltanto.
L’areale in cui è stata trovata l’uva della Garofonata oggi vinificata da Terracruda insiste sui dintorni dell’antica città romana di Suasa, circostanza che stimola la suggestione di un’ipotizzabile origine remota del vitigno, visto che nella medesima zona esistono mosaici in ville millenarie che raffigurano viti e uva, testimoniando la vocazione enoica ancestrale del territorio.
“Il primo ritrovamento di questo vitigno autoctono è avvenuto a Corinaldo” specifica Soverchia, riferendosi al comune in provincia di Ancona: “tale uva in epoca antica non poteva muoversi molto territorialmente, visti i rudimentali trasporti di allora, quindi è rimasta confinata nella zona in cui è stata ritrovata”. Da qui il mantenimento di proprie caratteristiche varietali profondamente legate al territorio che richiedono a loro volta criteri di vinificazione ad hoc. “Bruni parlava di Lacrima Garofalata, definizione scaturita dalle sue caratteristiche aromatiche, vicine a quelle dei moscati, con un buon aroma che si sente già degustando l’acino”, prosegue Soverchia, il quale, proprio esaltare tale patrimonio aromatico, ha deciso di puntare sulla sua vinificazione in purezza.
“Siamo stati i primi a vinificare nuovamente la Garofanata” afferma con comprensibile orgoglio Avenanti, il quale con Terracruda ne produce settemila bottiglie, da vigneti di proprietà in conversione biologica.
Il risultato è un vino che brilla per la freschezza in prima battuta, conquistando nel finale con un leggero retrogusto abboccato. In mezzo, frutta a polpa bianca esaltata da un’ottima acidità, un tocco vinoso che sa di cultura contadina, il tutto tenuto insieme da una stuzzicante mineralità.
Un vino irresistibile, come il suo fascino.
Info: www.terracruda.it