La missione della cantina marchigiana Quntì per valorizzare il vino Pecorino bio del Montenero
Una cantina deve proprio amarlo un vitigno per dedicargli l’unica sua referenza, sentimento ben motivato se si tratta di un’uva identitaria come lo è il Pecorino per le Marche: da qui spiegata la missione dell’Azienda Agricola Quntì che sotto la guida di Quinto Alfonsi opera “con entusiasmo e passione ai piedi del Monte Ascensione” come spiega il distributore Proposta Vini che ha deciso di sostenerne il progetto.
Ci troviamo “tra le valli del Tronto e del Tesino” dove “sovrastando l’antica città di Ascoli Piceno, si erge il Montenero, terra marchigiana di elezione del Pecorino”: qui si svolge la produzione “sempre guidata dal rispetto per la terra e per le tradizioni di famiglia”, all’insegna della viticoltura biologica.
L’Azienda “nasce nel 2016, anno in cui prende forma il sogno di coltivare un vigneto che racchiudesse l’anima autentica del territorio: dalla passione artigianale per la viticoltura di Quinto Alfonsi, vengono realizzati l’impianto delle prime vigne e la prima vendemmia, segnando l’inizio di un percorso dedicato alla qualità e alla tradizione”.
Dalla cantina ci tengono però a sottolineare che l’Azienda Agricola Quntì “non è solo un progetto agricolo, ma il frutto di una tradizione familiare radicata nel tempo e nel territorio”, infatti il nome è un tributo “a Quinto, nonno materno e figura simbolica di dedizione alla terra, uomo instancabile e legato profondamente al lavoro nei campi”, il quale “ha lasciato in eredità non solo la passione per la natura, ma anche il valore del lavoro autentico, quello che segue il ritmo delle stagioni e il respiro della terra”.
Una così importante eredità “ha ispirato la scelta del Pecorino, un vitigno autoctono che incarna l’identità delle colline marchigiane: coltivato sulle pendici del Monte Ascensione, il Pecorino trova qui un ambiente perfetto, un microclima pedemontano ideale e un suolo capace di donare freschezza e carattere al vino”.
Il Pecorino Al Montenero dell’azienda rappresenta pertanto “l’essenza più autentica di un Cru straordinario”, poiché nasce “da una combinazione perfetta tra tradizione, posizione privilegiata e cura artigianale”.
A partire dalla ricchezza del suolo “di medio impasto argilloso e sabbioso, caratterizzato da un ottimo drenaggio e una ricchezza naturale di nutrienti”, mentre “l’esposizione a ovest garantisce un prolungato contatto con la luce del sole, contribuendo a una maturazione ottimale delle uve e a una maggiore concentrazione aromatica”.
Importante l’apporto del Monte Ascensione, un luogo ideale per la viticoltura in quanto “le sue pendici pedemontane offrono un ambiente fresco, con inverni rigidi, estati calde e autunni temperati”, mentre “la posizione ottimale delle vigne, a circa 500 metri sul livello del mare, favorisce significative escursioni termiche tra il giorno e la notte” e “i venti provenienti dal Mar Adriatico che asciugano l’umidità notturna proteggono le uve da agenti patogeni e mantengono un equilibrio naturale nella vigna, rendendo possibile una coltivazione biologica attenta e sostenibile”.
Inoltre “la biodiversità che contraddistingue il monte è preservata grazie alla ricca vegetazione che ricopre le sue superfici, in particolare lungo il versante nord-ovest, conosciuto come Costa di San Benedetto: qui, l’ambiente naturale crea un ecosistema perfetto che contribuisce alla salubrità delle viti e alla qualità della materia prima”.
Apprendiamo quindi che il Monte Nero è stato così chiamato “per i suoi boschi fitti che oscuravano la luce”, una vegetazione rigogliosa che “non solo arricchisce il paesaggio, ma favorisce un microclima ottimale che protegge i vigneti e ne sostiene la naturale crescita”.
Ecco così spiegato il nome del vino, Pecorino Al Montenero, appartenente alla Doc Falerio, mentre le uve sono coltivate in contrada Torbidello a Rotella, in provincia di Ascoli Piceno.
Seimila bottiglie frutto di una vendemmia che prevede “raccolta manuale in piccole casse da 15 Kg e trasporto rapido in cantina”, con le uve sottoposte a “pigia-diraspatura in atmosfera controllata e pressatura soffice”, per poi procedere a “decantazione statica a freddo del mosto e successiva fermentazione a temperatura controllata per 15 giorni in serbatoi inox”, con “affinamento in acciaio con permanenza sulle fecce nobili per 6 mesi”.
Magnifico il suo bouquet di frutta a polpa bianca matura, con un tocco di canditura, non meno entusiasmante il corredo organolettico segnato da bergamotto, ananas, alchechengi e una chiara nota di Pera Angelica di Serrungarina sciroppata.
Intensa la mineralità fibrillante, notevole l’acidità, golosa l’impronta agrumata con un irresistibile sottofondo golosamente aspro.
Dal corpo snello, propone una beva elegante quanto seducente, con un finale che si fa ricordare per l’evocazione della particolare Arancia bionda del Piceno con tutto il suo carico aromatico.
Dalla cantina suggeriscono quali abbinamenti “primi piatti conditi con verdure oppure con ragù bianco di carne di coniglio o vitello, ottimo con molluschi e crostacei crudi, da degustare nel tradizionale abbinamento con l’oliva ascolana del Piceno”.
Nessuno meglio dello stesso Quinto Alfonsi può aggiungere qualcosa e infatti lo fa nel video seguente.
Info: https://www.qunti.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/qunti/