La pizza fritta di Sorbillo a Milano, troppo lontana da Napoli…
C’era tanta attesa sull’apertura di un nuovo locale di Sorbillo a Milano, questa volta dedicato alla “antica pizza fritta”: il maestro napoletano lo ha dedicato a sua Zia Esterina e collocato in via Agnello, a due passi dal Duomo.
Tutto lasciava presagire a un trionfo nel segno della tradizione, invece c’è da registrare l’esito fallimentare di questa operazione, sotto tutti gli aspetti.
Il successo popolare non c’è stato: mentre la gente si accalca dal vicino concorrente Luini per i suoi storici panzerotti, davanti al piccolissimo locale di street food di Sorbillo i clienti sono in numero largamente inferiore, perfino rispetto alla catena di Spontini lì a due passi.
Questa risposta tiepida dei milanesi è già un primo indizio di mancato gradimento. Lo street food meneghino è, come la città stessa, improntato alla praticità, qualità assente in questa versione della pizza fritta di Sorbillo.
L’impasto è così affusolato da fare scivolare la farcitura in fondo, causando diversi inconvenienti. Si mangia per buona parte il solo impasto senza condimento, per poi trovarlo tutto ammassato alla fine. Tale concentrazione di ingredienti bollenti provoca puntualmente degli squarci nella pasta o delle tracimazioni, fuoriuscendo e ustionando il malcapitato cliente.
La causa è anche un eccesso dei componenti liquidi, tra troppo olio e formaggi che si sciolgono. Tante le recriminazioni dei clienti, segnalate però da pochissimi operatori dell’informazione: gli scribacchini incolti di enogastronomia infatti si sono tutti genuflessi davanti alla notorietà (meritata) di Sorbillo, senza accorgersi dei difetti di questa sua proposta. Eppure non c’è modo di mangiare in maniera congrua questa pizza fritta, soprattutto se si ha la malaugurata idea di tenere in mano una bibita, vista l’assenza di qualsiasi appoggio. Noi ne abbiamo rimediato macchie e ustioni, eppure qualche pizza fritta l’abbiamo mangiata nella vita…
I difetti dell’impasto risiedono non soltanto nella consistenza, troppo debole e friabile, ma anche nella qualità organolettica che lascia a desiderare, sovrastata da un esagerato sentore di frittura che sovrasta tutto.
Non si è riesce così ad apprezzare la scelta di offrire i condimenti tradizionali, come i cicoli campani, la provola e la ricotta di bufala.
Ma a intristire maggiormente è vedere una pizza fritta di ispirazione campana che somiglia invece a un panzerotto milanese di ispirazione pugliese.
Impietoso il confronto con la madrepatria della ricetta. Nulla a che vedere con tutte le pizze fritte di Napoli e dintorni, anche quelle fatte peggio: di ben altro livello le preparazioni di Di Matteo, di Pizze Fritte in via Simonelli e perfino degli scorbutici gestori del De’ Figliole. Non mettiamo nemmeno a confronto naturalmente la stratosferica pizza fritta della Masardona, semplicemente di un altro pianeta rispetto a tutte le altre.
Abbiamo conosciuto personalmente Gino Sorbillo, apprezzandone scrupolo e intelligenza, oltre che una mano artigiana felice, quindi sorprende ancora di più che non si sia accorto di questa débâcle in trasferta.
Unica nota che ricorda il locale della casa madre in via dei Tribunali a Napoli, sono i prezzi civilissimi, ma quelli non bastano da soli a rendere buono e pratico ciò che non lo è.
Nel video che segue, vi facciamo vedere i piazzaioli al lavoro mentre fanno le pizze fritte milanesi di Sorbillo.
Info: www.sorbillo.it