Osteria La Taverna dell’Arte, il “quadro” della cucina tipica di Napoli
La ricerca di locali di ristorazione che abbiano in carta un elevato numero di ricette codificate della tradizione non è semplice nemmeno a Napoli: i troppi ristoranti anche seri ma contaminati dall’ansia di catturare i turisti preferiscono abbondare con piatti generici della cucina italiana, a scapito delle tipicità.
Tra i pochi locali di Napoli la cui carta ancora abbonda di piatti da ricette tipiche, c’è La Taverna dell’Arte, abbarbicata sulle caratteristiche Rampe San Giovanni Maggiore.
A gestirla, Manlio D’Anna, una vita spesa in avventure gastronomiche d’ogni tipo, dalle bettole ai mega-locali, per approdare oggi a un’osteria davvero tipica che sembra il culmine della sua consapevolezza culinaria, oltre che il naturale approdo di una composita traiettoria professionale, come dimostra il coinvolgimento dell’intera famiglia tra sala e cucina.
Appena seduti, scegliamo di accompagnare il pasto con il Lettere della Penisola Sorrentina, vino beverino che non rinuncia però al carattere. Al naso il potente afflato floreale introduce la violetta, mutando in bocca in un bosco tempestato di piccoli frutti rossi, quindi volgendo a un finale di amarena. Le bollicine, già moderate fin dal principio, tendono ulteriormente ad affievolirsi, fino a conferire soltanto un gradevole leggero sentore di vivacità.
L’antipasto è un insieme di tipicità di piccolo formato, come gli scagliozzi, pezzi di polenta fritti, dalla crosta tenacemente croccante. Più suadente la frittura delle crocché.
Ottime le melanzane grigliate, caratterizzate come tutte le altre verdure da una forte aromaticità. Perfette le zucchine fritte alla scapece, rese golose dall’apporto di aceto e menta.
Primo d’obbligo qui sono gli ziti allo scarpariello, magnificamente al dente, resi sapidi dal formaggio, ma rimanendo semplici come la Natura: piccanti e con, evviva, sentore di aglio evidente.
Altro primo piatto imperdibile, gli ziti alla puttanesca, vera sinfonia per il palato, titillato dalla potente sapidità dei capperi che sposa la carnosità delle olive, donando al sughetto un sapore deciso e appetitoso.
Per quanto riguarda il coniglio all’ischitana, bisogna registrare il pensiero del titolare dell’osteria, secondo il quale questo piatto lo si sarebbe cucinato sempre meglio a Napoli che a Ischia. La ragione risiederebbe nella natura eccessivamente turistica dei ristoranti ischitani, costretti per l’alta domanda a preparare il coniglio molte ore prima per poi riscaldarlo, mentre alla Taverna dell’Arte lo cucinano al momento. Qui il pomodoro è protagonista con la sua acidità, aromatizzata dal basilico.
Non andate via prima di avere provato anche le polpette al pomodoro: sono come fatte in casa, generose di gusto e fragranza.
Altrettando imperdibile una chiacchierata con Manlio D’Anna a fine pasto: nel video che segue, ve ne offriamo un estratto.