La tradizione familiare di Antica Masseria Venditti, dal 1595 produttori di vino nel Sannio
Secoli di tradizione familiare irrorati nel presente da grande senso di appartenenza tanto ai legami di sangue quanto a quelli della terra, creando un’osmosi tra rigore agricolo e missione culturale, valori che portano l’Antica Masseria Venditti non soltanto a ergersi quale custode della più nobile pratica della vitivinicoltura nel Sannio ma anche a esempio delle virtù che possono accompagnarsi a una produzione enoica etica e consapevole.
La famiglia Venditti produce vino dal 1595, tanto da renderla depositaria di “una lunga tradizione radicata nel Sannio, un territorio a fortissima vocazione vinicola situato tra i monti del Matese e del Taburno”, nel comune di Castelvenere in provincia di Benevento in Campania.
L’Antica Masseria Venditti, memore di tanto lignaggio, ha adottato come simbolo la residenza di famiglia, costruita su fondamenta di origine longobarda, situata a poca distanza da un Tempio Basiliano e un tempo “cella dei monaci Benedettini, dedita alla produzione di derrate alimentari per approvvigionare le Abbazie, contribuendo così alla crescita e alla storia enoica del territorio”.
Testimone di tanta storia, un torchio maestoso denominato “di Plinio”.
Dall’azienda fanno sapere che “grazie a un microclima unico qui sono nate le più iconiche uve come falanghina, greco, cerreto, coda di volpe, barbera, aglianico, montepulciano, piedirosso protette da ciliegi, castagni, noci, querce e olivi: era a metà del secolo scorso quando il Cavaliere Pasquale Venditti e la moglie Maria hanno reimpiantato questi vitigni antichi, con diligenza seguendo i ritmi cadenzati della natura”.
La svolta innovativa avviene negli anni ’80 del secolo scorso “quando il testimone passa al figlio Nicola, enologo, con competenza che deriva da preparazione professionale ed esperienza diretta, forte delle proprie idee e della fiducia in se stesso punta sul biologico, su ulteriori ricerche e sperimentazioni, sul recupero e valorizzazione di vitigni autoctoni, convinto della strada da proseguire”, avvalendosi “della collaborazione fattiva di Lorenza e dei figli Andrea e Serena”.
Ci tengono dall’azienda a sottolineare come il metodo di coltivazione Biologico qui sia seguito dal 1988 e quello senza solfiti aggiunti dal 2013.
Inoltre la vinificazione “è unicamente effettuata in serbatoi d’acciaio utilizzando le più moderne tecnologie: una scelta che permette di ottenere vini che rispettano e rispecchiano perfettamente le caratteristiche delle uve di partenza”.
Forte lo spirito didattico di Venditti, tanto che “il centro aziendale, nel cuore del Sannio, denominato Isola di cultura del vino, non è solo una moderna e tecnologica cantina, ma un vero e proprio percorso esperienziale per i nostri visitatori: è possibile ripercorrere tutte le fasi della produzione, dal Vigneto Didattico alla cantina per vivere un’esperienza immersiva visitando gli ambienti di produzione”.
Il Vigneto didattico è una vera e propria “rappresentazione in scala dei vigneti aziendali, 20 tra i vitigni autoctoni più importanti: ogni filare rappresenta un vino prodotto con le esatte percentuali del vigneto originale; visitatori ed appassionati (dalle scolaresche ai turisti che vengono qui da ogni parte del mondo) possono passeggiare tra i filari ed ascoltare direttamente le spiegazioni riguardo le tipologie ed apprendere le fasi della vita della pianta durante tutto l’anno”.
E’ possibile visitare il Vigneto Didattico tutto l’anno su prenotazione con i percorsi di degustazione.
Altra prova della sensibilità di Venditti è l’iniziativa L’arte in Cantina: “nella sala dell’Agriturismo Donna Lorenza, sono in esposizione permanente i quadri dell’artista Lorenza Verrillo Venditti, moglie di Nicola, utilizzati per le etichette dei vini e il packaging aziendale”.
In ambito ampelografico invece è straordinaria la vera storia del Barbera Barbetta, il vitigno autoctono scoperto nei vigneti di Venditi: “nella seconda metà dell’800 scorso tre grandi flagelli si abbatterono sulla viticoltura, l’oidio, la peronospora e la fillossera”, per combattere i quali il governo di allora istituì le cattedre ambulanti al fine di istruire gli agricoltori “mettendo in atto tecniche per la corretta coltivazione della vite”.
Furono così creati “campi sperimentali dove, su portainnesto selvatico americano, vennero impiantate quindi salvate tutte le varietà di viti esistenti in loco”, uno dei quali nella Valle Telesina a Castelvenere sul terreno di un antenato della famiglia: tra le tante varietà di uve ce n’era una particolarmente buona a detta dei viticoltori che fu identificata come l’uva di Venditti, soprannominato Barbetta per via di quella che soleva portare.
Successivamente “il vecchio Barbetta si trasformò in Barbera e venne ufficialmente riconosciuto e indicato come clone autoctono del Sannio”.
(Pasquale Venditti nel Vigneto di Barbera – Foto Dr. Sciarra – 1935
Museo del Sannio di Benevento)
Il Barbera Sannio Barbetta sembra mantenere tanto mistero atavico anche nel bicchiere, suggestionando con un’impronta selvatica che si fa strada delicatamente nella delicatezza predominante adagiata su un corpo importante e una lunga persistenza: tutto muove da un complesso bouquet floreale che al palato muta in ciliegia, mora di rovo, ribes e amarena sotto spirito.
Monumentali tutti i rossi della casa.
L’Aglianico del Sannio in purezza nella Riserva Marraioli scatena applausi con il suo clamoroso impatto olfattivo di viola e composta di lamponi, mentre la bocca si lascia travolgere da gelso nero, visciola, liquirizia e dulce de membrillo.
Tannico, materico ma carezzevole, brilla per un sorso imponente quanto la sua debordante personalità.
Il Sannio Rosso Riserva Bosco Caldaia da cloni autoctoni locali di Aglianico, Montepulciano e Piedirosso, seduce con profumi di spezie, muschio e tabacco, una complessità che in bocca muta in prugna, azzeruolo, marasca, barbabietola e carruba.
Denso, setoso, presenta una ghiotta acidità che media tra impronta zuccherina e presenza tannica, mentre il nerbo possente del sorso annuncia un finale memorabile.
Il Vient e Voria Rosso da Sangiovese, Barbera e Aglianico sfodera intenso bouquet di selva con nota di cuoio, mentre il gusto avverte melagrana, ciliegia, prugna essiccata, cioccolato fondente e pastinaca.
Fantastico il suo retrogusto amaricante con tocco erbaceo.
Eccellenze anche tra i bianchi della casa che vedono protagonista la Falanghina.
La troviamo in purezza nel Vándari che propone all’olfatto sensazioni floreali in cui si innesta la salvia, mentre sul palato giungono camomilla, avocado, yuzu, tè verde e un tocco di genziana.
Corpo elegante, beva scorrevole, un vino ecumenico in grado di piacere a tutti.
Nella declinazione chiamata Assenza la Falanghina Sannio esalta ancora di più il naso fruttato inserendo nuance agrumate, mentre in bocca si sviluppano pesca, albicocca, arancia, ananas, papaya e cedro.
Magnifico anche servito più freddo del consueto.
Il Vient e Voria Bianco è un riuscito blend di Trebbiano, Falanghina e Coda di Volpe dalla freschezza erbacea al naso che al palato suggerisce pera, albicocca, kiwi, mela e genziana.
Vino tendente a una certa severità del sorso che però viene ingentilito da una fibrillante acidità, alimentando il suo grande fascino.
A fornirci ulteriori importanti dettagli su questa produzione è proprio Nicola Venditti nel video sottostante.
Info: https://www.venditti.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/antica-masseria-venditti/