La vera Dorona di Venezia: vino contadino, non per soli ricchi
C’è chi ne ha voluto fare una roba di lusso, destinata ai ristoranti stellati e agli straricchi, escludendo quindi dal poterne godere le persone normali che davvero amano l’essenza del vino. Ci è stato raccontato che fosse un vino molto amato dai Dogi, per giustificare l’elevatissimo prezzo di una produzione elitaria che l’ha portata agli onori della cronaca.
Non a caso nel marzo del 2012 ne dà notizia un sito chiamato Luxgallery.it che si occupa di beni di lusso: ““il Venissa – spiega Gianluca Bisol, dell’Azienda Agricola Bisol – è uno dei più costosi, se non il più costoso, vino bianco al mondo, il prezzo supera le 300 euro per la bottiglia da mezzo litro” (www.luxgallery.it).
Prezzi poi schizzati ulteriormente alle stelle quando è stata creata dalla stessa azienda un contenitore per questo vino in vetro di Murano in cui una “foglia d’oro viene fusa nel vetro e ogni bottiglia viene numerata a mano incidendo il numero sul vetro” (venissa.it). Sorvolando sul buon gusto o meno dell’operazione, sulla quale diverse sono state le perplessità, come un post firmato Esperio sul sito di Intravino che osserva “la pacchianaggine della bottiglia laminata oro è una trovata che si sarebbe potuta evitare, abbassandone cosi il prezzo” (www.intravino.com), occorre chiedersi se davvero questo vino meriti di diventare un liquido per milionari, quasi un mero riempitivo di bottiglie pregiate, o se invece non sia altro.
Invece la Dorona è ricordata dagli abitanti della laguna veneziana come un vino semplice e casalingo, senza i fronzoli e i prezzi esorbitanti dei grossi commercianti del vino.
I potentati economici del vino con il loro storytelling per facoltosi non hanno riportato la reale storia di questo vitigno autoctono veneziano, ovvero il suo recupero dovuto esclusivamente a un eroico contadino, Vio Gastone.
Approfondendo la ricerca ecco però emergere la verità, grazie per esempio a un articolo del quotidiano La Nuova di Venezia e Mestre, su cui l’11 ottobre 2014 si legge: “dal 2002 a Sant’Erasmo Dariella e Gastone Vio in collaborazione con l’Università di Berlino hanno dato avvio alla coltivazione sperimentale a piede franco recuperando l’uva dorona, antico vitigno lagunare” (ricerca.gelocal.it).
La rivista digitale Intravino a sua volta nel gennaio 2015 ha parlato del “ruolo fondamentale e forse un po’ taciuto dalla famiglia Bisol di Vio Gastone, l’unico coltivatore le cui viti siano sopravvissute all’alluvione del 1966: è l’uomo dal quale sono ripartiti tutti per ripiantare dopo quel disastro” (www.intravino.com).
E ancora, sul sito della Confederazione Italiana Agricoltori – Sezione di Treviso si legge della “ Dorona di Gastone Vio (storico produttore che ha le viti più vecchie del territorio)” (www.ciatreviso.it).
Tante altre le testimonianze che potete trovare on line, ma se volete ascoltare dal vivo la vera storia della Dorona, allora raggiungete l’Enoiteca Mascareta in Calle Lunga Santa Maria Formosa 5183 a Venezia: lì troverete Mauro Lorenzon, oste e agit prop della cultura enogastronomica italiana, il quale sta sostenendo con tutte le sue forze il lavoro coraggioso di Vio Gastone, partecipando alla produzione della vera Dorona ancestrale.
Ovvero un vino rustico, un bianco vinificato come un rosso, come si usava una volta nella tradizione: quindi lungo contatto con le bucce e un’ossidazione finale che lo assimila ai vini arancioni.
Un vino non facile, dunque, ben distante dalle bevande enoiche somministrate all’upper class: per bere e apprezzare questa Dorona, bisogna amare profondamente il vino come patrimonio culturale dell’Uomo e non quale privilegio per pochi in cui viene ridotto a status symbol.
Per godere di questa sincera versione contadina della Dorona, non bisogna avere un 740 da nababbo o fare un mutuo: all’Enoiteca Mascareta di Venezia la si può acquistare per soli 10 Euro! Un prezzo incredibilmente abbordabile che rappresenta il vero spirito del vino, quello di un’esperienza popolare e democratica, quindi accessibile a chiunque.
In attesa che possiate provarla alla Mascareta, ascoltate come Lorenzon parla di questa versione arcaica della Dorona, vera anima vitivinicola di Venezia.
Di questa meraviglia agricola, ben lontana dai vacui luccichii dorati dell’alta finanza enoica, parla la più importante istituzione culturale privata del vino italiano, Proposta Vini, la quale all’attività di distribuzione di nettari associa un’intensa azione umanistica (www.propostavini.com).
Nel suo Catalogo Vini Isole Minori si possono trovare due pagine dedicate a Sant’Erasmo (la 42 e la 43, da cui sono tratte molte delle immagini di questo articolo), l’isola lagunare veneziana in cui Vio Gastone coltiva vitigni rari come Bianchetta, Rabosa e appunto la Dorona (www.propostavini.com).
Fotografato anche con la moglie Dariella, i due coniugi vergano a piè di pagina l’autentico senso del vino che fa giustizia delle operazioni commerciali: “coltivare la Dorona è stata per noi un’esigenza vitale e scherzandoci ci dicevamo che dovevamo farlo perché c’era questa laguna da colmare…”.
Info: www.ostemaurolorenzon.com