Le chiese rupestri di Matera, meraviglie scavate nella roccia
Come gli Uomini del passato le hanno scavate nella pietra obbedendo a un anelito spirituale, allo stesso modo le meravigliose chiese rupestri di Matera scavano nella sensibilità del visitatore per insufflargli una riflessione interiore.
Non è soltanto la bellezza abbagliante infatti a rendere memorabile l’osservazione di una chiesa rupestre materana: allo stupore estetico infatti segue un’introiezione che conduce a un’estasi privata che scava nel profondo del visitatore.
Una volta entrati in una chiesa rupestre, se ne esce diversi, cambiati: si acquisisce consapevolezza delle immense potenzialità degli esseri umani, soprattutto quando sono spinti a una tensione verso l’alto, a un senso di elevazione, a una volontà di sublimazione del presente che si slancia verso l’assoluto.
Nel percorso di visita di queste chiese, ci ha guidati lo storico Marco Pelosi, esperto di beni culturali.
La prima tappa è stata a Santa Lucia alle Malve: abbiamo chiesto a Pelosi di raccontarci la sua straordinaria antica storia, nonché di spiegarci la funzione sociale che aveva e cosa narrano i suoi affreschi.
“La storia di questa chiesa rupestre è legata alle vicende della comunità monastica benedettina femminile di Santa Lucia e Sant’Agata, proprietaria del complesso e già attestata nell’XI secolo. La dedicazione originaria è Santa Lucia a Casalnuovo, il quartiere cittadino abitato dai serbo-croati-albanesi giunti a più riprese in Italia meridionale nella prima metà del secondo millennio. Per questa ragione l’architettura e i brani iconografici della chiesa rimandano alla tradizione orientale pur essendo proprietà di una comunità monastica di tradizione occidentale”.
I suoi bellissimi affreschi pare abbiano anche una firma importante…
“Di tutti gli affreschi presenti certamente il più significativo è quello della Galaktotrophousa (Madonna che allatta) realizzato intorno al 1270 e attribuito a Rinaldo da Taranto”.
L’imponenza della struttura toglie il fiato dal momento in cui vi fai ingresso.
Poi osservi la grazia figurativa del corredo iconografico e rimani a bocca spalancata per tutta la visita, incredulo davanti a tale evento dell’umano ingegno.
Affrontando un percorso significativo, si scala una delle esuberanze litiche più significative, isolate e iconiche della città, per approdare alle chiese congiunte di San Giovanni in Monterrone e Santa Maria de Idris.
Partiamo dalla stupefacente collocazione, dove si trovano e come e perché sono state realizzate in quel punto?
“Le due chiese sono state scavate nel Monterrone, l’altura rocciosa che si erge maestosa nel cuore del Sasso Caveoso: non conosciamo il motivo legato a questa ubicazione ma, almeno nel caso di San Giovanni, si tratta di uno dei luoghi di culto più antichi della città”.
So che secondo te una di esse contiene gli affreschi più belli di Matera e tracce di sincretismo…
“Gli affreschi di San Giovanni sono senza dubbio i più belli della città per la loro qualità di esecuzione, per i riferimenti culturali che rimontano alle culture del Mediterraneo e al melting pot della Matera medievale; i più significativi da questo punto di vista sono gli affreschi di San Giacomo Maggiore e San Pietro Apostolo, del XIV secolo”.
Le due chiese sono state vittime di saccheggi in passato?
“Sì, in particolare Madonna de Idris, la quale divenne meta privilegiata dei vandali dopo lo sfollamento dei rioni Sassi a seguito della Legge n. 619, la Legge speciale per il risanamento dei Sassi del 17 maggio 1952”.
Quando e perché è avvenuto il cambio di sensibilità che ha condotto al loro recupero?
“La sensibilità crescente derivante da studi condotti sulla civiltà rupestre a partire dagli anni ’60 e a seguito della Legge n. 771 dell’11 novembre 1986”.
In conclusione, le chiese di Matera, cosa raccontano della città?
“Le chiese rupestri di Matera rappresentano da un lato un esempio illuminante della cultura legata alla civiltà rupestre, al costruire in negativo, dall’altro uno straordinario luogo in cui si fondono le culture del Mediterraneo”.
Ho avuto la sensazione che la Curia abbia un’ammirevole apertura mentale che la porta a valorizzare l’aspetto culturale universale di questi edifici, al di là del loro significato religioso: sbaglio a intendere ciò come un pregevole contributo alla Conoscenza e alla pacificazione?
“Più che al di là del loro significato religioso direi a partire dal loro significato religioso”.
Nel video che segue, alcuni sprazzi visivi dell’incanto vissuto durante la visita a queste chiese rupestri di Matera.
Questi magnifici beni culturali rientrano nella pertinenza dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina che ringraziamo per il gentile supporto.
Info: http://www.diocesimaterairsina.it/