Le Spiazzette, tempio delle mele rosa dei Monti Sibillini (Marche)
Per arrivare a “La Spiazzette” (www.lespiazzette.it – Pagina Facebook) anche il navigatore si perde. Dopo aver percorso una provinciale anonima, contornata da villette a schiera, capannoni e centri commerciali, la strada si addentra nel bosco alle pendici dei Monti Sibillini, lato Marche.
Poi il taglio, una strada bianca che si inerpica sulle colline, con panorami a destra e a sinistra che non hanno nulla da invidiare ai più bei scorci della Toscana griffata “Chianti”. E dopo qualche incrocio e qualche altra indecisione, si arriva a un casolare in mattoni di tufo che attira su di sé tutta la luce che può filtrare da una sottile coltre lattiginosa.
Massimo Gravucci, di professione operaio, è il titolare di un’azienda che nel corso degli anni ha saputo conciliare una passione personale con la cura per il territorio. Erede di un frutteto ventennale, Gravucci ha deciso di impiegare il proprio tempo libero nella coltivazione di un frutto antico e poco commercializzato, causa una forma che esula dagli “standard di bellezza” dettati dal mercato.
La mela rosa dei Monti Sibillini, Presidio Slow Food marchigiano (www.fondazioneslowfood.com), è una cultivar rustica, che cresce tra i 450 e 900 metri di altitudine, e antica: le prime testimonianze relative a questo frutto risalgono addirittura al 65 a.C..
Non molto accattivante alla vista, ma sorbevole e acidula, Gravucci ha capito che, oltre alla vendita al dettaglio, la mela rosa si sarebbe prestata perfettamente alla trasformazione in confettura. Essendo un frutto che dura nel tempo, anzi migliorando con il passare dei mesi, raggiungendo l’apice della sapidità intorno a dicembre, Massimo ha potuto conciliare la produzione di confetture con il proprio lavoro. Ma non si è fermato alla mela rosa.
Circondato da un territorio incontaminato e ricco di piccoli tesori, Massimo ha iniziato a sperimentare delle composte realizzate esclusivamente con frutti selvatici, che ha scoperto sposarsi perfettamente con le mele ascolane. La sua ultima creazione, che racchiude la sua filosofia di lavoro, si chiama “Biodiversità” è contiene la mora selvatica, la prugna selvatica, la ciliegia corniola e ovviamente la mela rosa dei Monti Sibillini, tutti ingredienti del territorio, raccolti a mano da Massimo e dalla sua famiglia.