L’identità secolare dei vini di Marlengo (BZ) e della cantina Popphof
Il valore profondamente identitario del vino è affermato ormai in tanti contesti, ma la tenuta Popphof ha voluto ribadirlo con maggiore forza per le proprie produzioni, sottolineandolo pure nell’etichetta delle sue bottiglie, le quali riportano sempre, sotto il nome del vitigno, l’indicazione del territorio di appartenenza, Südtirol.
Un riferimento perfino troppo largo per i titolari, la cui missione è tradurre in nettare lo specifico e ristretto genius loci che avviluppa il loro maso di Marlengo, poco popoloso ma antichissimo centro della provincia autonoma di Bolzano, in Alto Adige, dove prospera la coltivazione delle mele, ma in cui anche la viticoltura ha tradizione secolare, certificata da documenti storici.
Non meno remote l’origine dell’azienda e la sua gestione da parte dei Menz, essendo certificato che nel maso si fa vino da almeno cinquecento anni e che è condotto dalla stessa famiglia dal ’700: la citata etichetta ricorda questo lignaggio riportando la data 1285.
La stessa etichetta delle bottiglie a sua volta profuma di storia, essendo stata ideata nel 1902 dalla bisnonna dell’attuale titolare Andreas Menz.
La dichiarazione toponomastica in etichetta di Popphoff unisce fierezza e consapevolezza, per la vitivinicoltura locale che nel posto “ha una tradizione molto lunga”, cui si aggiungono da parte della cantina “decenni di esperienza in viticoltura”, tradotti in “pressatura accurata, fermentazione controllata e stagionatura in botti di legno” atte a garantire “vini di altissima qualità, dove è possibile trovare le caratteristiche dei terreni ricchi di sostanze nutritive”.
Il terroir è composto da pendii soleggiati, dove “dalla prima gemma alla vendemmia, il lavoro nei vigneti di Popphoff viene effettuato con cura”, perché lo sforzo di lavorare in vigna nell’arco di un anno si riflette nel bicchiere di vino. Con la fondata convinzione che i “vigneti in una posizione privilegiata conferiscono ai nostri vini un tocco speciale”.
La degustazione dei vini conferma tali premesse.
A partire dai bianchi.
Il Weissburgunder, Pinot Bianco in purezza, ha un bouquet freschissimo e intensamente floreale, mentre al palato trasmette pera, limone e ananas. Il sorso è molto sapido, tanto da rendere parecchio golosa la beva
Il Goldmuskateller è un Moscato Giallo secco dai profumi di pera e frutta a polpa bianca che in bocca sviluppa cedro, mango e un tocco di zenzero. Dei descrittori varietali mantiene profumi e aromi in maniera equilibrata, mentre stempera l’esuberanza zuccherina consueta di quest’uva in favore di una maggiore complessità. Anche qui, importante la sapidità.
Il Sauvignon ha un notevole bouquet fruttato che riporta anche fiori di campo, con limone in evidenza, insieme a frutta esotica e spezie orientali: sorso minerale e di ottima acidità.
I rossi contemplano due classici territoriali.
Il Lagrein al naso è rotondo, fruttato, con note di sottobosco. Si approccia alla bocca con alta densità di spezie piccanti, insieme a more e susine. Suadente il finale zuccherino. Di buona acidità, ha corpo snello e beva semplice ma intensa.
Il Meraner Vernatsch è una Schiava dal bouquet ampio e avvolgente screziato di pepe, mentre il sorso ricco, materico e setoso evoca cacao, melagrana, ribes e liquirizia. Un tocco abboccato nel retrogusto rende avvincente la beva.
Uno il Rosé, un blend di Lagrein e Merlot che si presenta con un tenue profumo vinoso, annuncio di un sorso delicatamente tendente al dolce in cui si riconoscono ciliegia, fragole e una vena vegetale che ricorda l’asperula.
Di intensa acidità, ha un sorso pulito accompagnato da un tocco minerale.
A parlarci di questa produzione ancestrale è Andreas Menz, nel video che abbiamo realizzato con lui: lo potete vedere qui di seguito.
Info: http://www.popphof.com/weingut-startseite/
Distribuzione: http://www.propostavini.com/ricerca-prodotti/?q=popphof