Lo Scrigno dei Sapori di Palazzolo Acreide (Siracusa)
Lo Scrigno dei Sapori, nomen omen. Un portagioie del gusto ibleo custodito da una ammirevole famiglia di ristoratori la cui gentilezza è pari al rigore nel mantenere le tradizioni culinarie del territorio di Palazzolo Acreide.
“Piatti tipici locali le cui antiche ricette arrivano direttamente dalle nostre nonne” dichiarano sul loro sito, per “far riscoprire e gustare i sapori perduti della tradizione locale e siciliana”. Paolo Didomenico in cucina con il fratello Luigi, mentre la moglie Lidia Cannata si occupa della sala: tre persone appena per gestire un tesoro gastronomico di cui ormai sta parlando il mondo.
Impresa non facile, svettare proprio qui, se si considera la presenza in città di tanti ristoranti, diversi dei quali di ottima qualità, tanto che il cuoco errante e scrittore Carmelo Chiaramonte si spinge a definire con ammirazione Palazzolo Acreide “un giacimento” della buona cucina, sottolineancdo il mirabile paradosso di ben “trentacinque ristoranti per novemila abitanti appena”. Abbiamo chiesto a Lidia Cannata di raccontarci il fenomeno della ristorazione palazzolese e le peculiarità di questo locale.
Lo Scrigno dei Sapori si trova nel cuore barocco di Palazzolo Acreide, al 50 di via Maddalena, traversa del centralissimo corso Vittorio Emanuele.
L’ambiente ti accoglie con calore, lo stesso degli umanissimi gestori del locale. I quali si intrattengono volentieri a parlare con gli avventori, plus non trascurabile.
Il pane in buona parte lo fanno loro, sbizzarrendosi a unire nell’impasto il pistacchio, o il pomodoro, o ancora il sesamo: tutti irresistibili quanto pericolosi, perché rischi di sfamarti già soltanto con questi pani. Incredibile la fragranza dei rusticissimi grissini, di grosso calibro e nodosi.
Questi prodotti da forno sono perfetti per accompagnare i formaggi: il piacentino dal retrogusto dolce, la ricotta infornata di sapida consistenza, il pecorino che commuove e un ragusano meravigliosamente piccante nel finale. Intorno, marmellate fatte in casa davvero memorabili.
Il primo piatto è impresso nel codice genetico degli Iblei: ravioli di ricotta con sugo di maiale. Si sente subito il finocchietto, mentre spicca la freschezza del pomodoro, in bel contrasto con un piccolo tocco di piccante.
E’ una caccia al tesoro dei sapori che si inseguono incessantemente: infatti esplorando il sugo si trovano pezzi di pettinicchi da pianto di gioia, con quella cartilagine tutta da sgranocchiare. Non resistete alla tentazione della scarpetta, è un obbligo morale farla davanti un simile piatto.
Quando inizi ad assaporare il coniglio al tartufo lardiato, ti chiedi quanta maestria ci voglia per unire così mirabilmente tanti caratteri organolettici. Poi ti accorgi che stai scoprendo il tartufo locale, nero e raro ordigno del gusto che da sempre si interra nel territorio palazzolese.
Inebriati da tanta prelibatezza, abbiamo chiesto a Paolo Didomenico di raccontarci questi piatti imperdibili.
E’ il momento di una leggenda, a sasizza sutta a’ ciniri, la salsiccia sotto la cenere, piatto ancestrale perduto, il cui recupero da parte di Didomenico meriterebbe un plauso da parte del ministero dei Beni Culturali. Fittissima la carne, piccante e clamorosamente saporita: profuma di brace, riportando alla mente l’odore della conca con cui si scaldava la nonna. Che la cenere potesse avere un sapore lo abbiamo scoperto qui: basti provare la patata bollita passata anch’essa sulla brace, densa e buonissima. Un piatto per la quale varrebbe la pena prendere l’aereo da qualunque parte del mondo. Ma se volete provarlo, ricordatevi di prenotarlo con buon anticipo, perché non è in carta tutti i giorni.
Va sottolineato che la salsiccia palazzolese è un toponimo della geografia gastronomica italiana: conoscerla dovrebbe esser un obbligo scolastico. Di antica tradizione, la sua peculiarità si deve agli ingredienti: la carne di maiale viene impastata con del vino Nero d’Avola, finocchietto selvatico, sale e peperoncino rosso.
Passando alla cantina, riscontriamo con piacere che contiene buona parte del meglio della produzione vinicola siciliana, a partire da Gulfi, con nota di merito per le migliori bottiglie della provincia, come quelle di Marabino e Pupillo.
Tuttavia meritano la prova i sinceri vini della casa, onesti e con il pregio della territorialità. Il bianco è un Inzolia molto vinoso e moderatamente acido, il rosso è un Nero d’Avola fresco, delicatamente fruttato, prodotto da un’azienda di Vittoria.
Troppo sazi per provare altro, abbiamo chiesto a Paolo Didomenico di raccontarci altre perle del suo menu.
Soltanto dopo avere mangiato qui, potrete dire di essere stati veramente a Palazzolo Acreide…
Info: www.loscrignodeisapori.com