Lupino gigante di Vairano, produzione tradizionale dell’Alto Casertano
Un tempo era ben più popolare, il Lupino, fino a essere uno dei passatempi alimentari più amati, soprattutto nel Sud Italia: oggi invece questo legume molto particolare ha bisogno del sostegno di Slow Food per non essere cancellato dalla società dei consumi che come snack gli preferisce prodotti industriali e altre ciofeche confezionate.
In questo caso parliamo del Lupino gigante di Vairano, sostenuto dal Gal Alto Casertano e prodotto nei comuni di Vairano Patenora, Tora e Piccilli, Pietravairano, Caianello e Teano, tutti in provincia di Caserta.
Se già dal nome se ne evincono le grandi dimensioni, da Slow Food aggiungono che “l’area di Vairano, al confine tra Campania e Lazio e di origine vulcanica, è da sempre adatta a questa coltivazione”, antica produzione tradizionale del territorio.
Dopo la raccolta, la lavorazione è complessa: “i baccelli vengono battuti e i semi raccolti sono puliti e selezionati; per poterli consumare, è necessario immergerli in acqua fredda 24 ore, sbollentarli due minuti e infine lasciarli in immersione per tre giorni in una salamoia”.
Ed è proprio la conservazione in salamoia la forma di utilizzo più comune, con il consiglio di consumarli come spuntino o antipasto, “magari accompagnati da olive e semi di zucca”.
Sebbene la coltivazione nel Casertano ormai non sia più redditizia, “due aziende hanno conservato i semi e la produzione della varietà autoctona”. Oggi i produttori sono Tonino Balletta e Antonietta Palumbo di Vairano Patenora, Rosalba Bianco e Francesco Del Sesto di Pietravairano, mentre alla trasformazione provvede Verticelli di Mario Parente a Vairano Patenora, tutte aziende della provincia di Caserta.
A raccontarci il Lupino gigante di Vairano è proprio uno dei produttori, Francesco Del Sesto.
Info: www.fondazioneslowfood.com