Macchiatello, vino di Vico del Gargano da uve scoperte da Nello Biscotti
Vico del Gargano merita di essere annoverata tra le più importanti città del vino di tutto il mondo, perché qui risiede una delle più elevate realtà culturali della civiltà enoica: è il miracolo del Macchiatello, vino di inenarrabile bontà che raccoglie in sé un compendio di vitigni ancestrali del territorio a rischio di estinzione, rimessi in coltura e tornati a nuova vita grazie all’opera di uno dei più lucidi, preziosi e battaglieri intellettuali italiani, Nello Biscotti.
Alla sua opera di reale impianto archeologico si deve non soltanto questo strepitoso vino, ma anche la creazione del Campo collezione Storici Vitigni del Gargano, unica naturale “banca genetica” in cui sono conservati venticinque vitigni storici della tradizione viticola di Vico del Gargano, di cui tredici autoctoni, “già sopravvissuti alla fillossera di inizio ’900 grazie alla tenacia dei contadini e del loro modello di vigna plurivarietale”.
Un’iniziativa didattico-scientifica che sta alla base della creazione del Macchiatello, “testimonianza della storia agronomica di Vico del Gargano” che pone questo meraviglioso comune del foggiano in cima alle mete irrinunciabili del turismo del vino ma anche di quello culturale tout court.
Anche perché accoglie tra l’abbagliante bellezza del suo centro storico proprio la Cantina del Macchiatello di Biscotti, “laboratorio culturale della vite e del vino garganico”. Si trova in via de Matteis 16, nello stesso luogo che già dal 1910 ospitava la cantina di nonno Aniello.
Nello Biscotti si definisce un botanico, ma è molto di più di questo pur significativo titolo che ne accerta la competenza: perché è uno di quegli eroi della Cultura italiana che non si arrende al depauperamento del nostro patrimonio, spendendo così tutta la propria vita in faticose ricerche e prodigiosi recuperi per proteggere tanto la biodiversità quanto la memoria storica del suo territorio.
Una delle sue straordinarie imprese da studioso militante e di alto senso civico è stata incentrata sulla riscoperta di frutti antichi dimenticati e spesso perduti, un’azione talmente elevata sul piano del rigore scientifico e così vigorosa su quello dell’azione intellettuale, da portare a concrete azioni di salvaguardia, confluite anche in preziose pubblicazioni, come Storie di agrumi e paesaggi (Edizioni del Rosone, 2016), dedicato ai pomi citrini dello Sperone d’Italia.
Del suo lavoro sui vitigni del Gargano parla invece in maniera illuminante sul sito di Myrrha (https://www.myrrha.it/i-vitigni-di-vico-del-gargano-di-nello-biscotti-numero-2/), spiegando che nel territorio “si conservavano fino a qualche decennio addietro vecchie vigne, veri fossili biologici, fatte con quei vitigni storici, testimoni dell’antica tradizione viticola del Promontorio”, tra le quali una ereditata dal padre di Biscotti. Il quale, dopo lunghi e appassionati studi su ceppi secolari che coinvolgono anche le loro vicende antropologiche, conducono al ritrovamento di “un vecchio ceppo di Uva della Macchia, probabilmente di 200 anni, nello stesso luogo indicato dal nonno”.
Scoperta strabiliante che però inizialmente non ha destato interesse nelle istituzioni, spingendo Nello a darsi da fare da solo con le microvinificazioni, grazie alla disponibilità personale della piccola cantina di famiglia. Ne scaturirono poche centinaia di bottiglie di un vino rosso intelligentemente elevato in acciaio per preservarne le note varietali, cui dà il nome di Macchiatello, frutto di un “uvaggio caratteristico, antico, del territorio: circa il 60% fatto da 4 vitigni storici (l’Uva della Macchia, Nardobello, Uva nera tosta, Malvagia nera); il rimanente 40% da 22 vitigni diversi, tutti con la caratteristica di essere particolarmente aromatici”. Un numero che può apparire elevato, ma in realtà è impossibile risalire all’esatto numero di “vitigni storicamente coltivati sul Promontorio del Gargano, un crocevia di flore, uomini con i loro semi, le loro piante”.
E’ così che è nata “l’unica collezione di vitigni storici del Gargano”.
Una prova dell’enorme patrimonio storico e agricolo di Vico del Gargano, dove “era consuetudine fare vigne a prevalenza di ceppi antichi di Malvasie nere, e soprattutto, con il vitigno localmente individuato come Uva della Macchia”.
Una circostanza che pone il comune garganico tra le mete irrinunciabili non soltanto per gli studiosi ma anche per tutti gli estimatori della cultura enologica e gli appassionati di vino.
A sostegno di ciò Biscotti ha trovato anche documenti storici e perfino letterari che attestano “l’ultra secolare presenza della vite sul Gargano”, così da spingerci a suggerire di attribuire al Macchiatello la De.Co. quale vino di Vico del Gargano. La De.Co., Denominazione Comunale di origine, è un atto emesso da un sindaco che sancisce il legame identitario tra un prodotto e un Comune, testimoniato da atti che certifichino tale relazione sul piano storico e documentale. In questo modo si stabilisce che un determinato prodotto è parte della vicenda secolare di una comunità e contribuisce a determinarne l’identità socio-antropologica.
A inventare questa denominazione di alto valore etico è stato il grande Luigi Veronelli, non a caso proprio colui che con grande sensibilità prese a cuore le sorti del Macchiatello appena nato, decidendo di inserirlo immediatamente nella sua guida I vini di Veronelli, chiudendo la propria recensione con un invito irresistibile: “se riesci a trovarlo bevilo”.
E oggi per trovarlo bisogna necessariamente raggiungere la bellissima cantina di Biscotti che si trova nel cuore di uno dei luoghi più incantevoli d’Italia, Vico del Gargano.
Bisognerebbe venire qui a prescindere, perché si tratta uno borghi più belli del pianeta Terra. Ma anche perché soltanto qui si può assaggiare uno dei nettari più sublimi dell’Umanità, dato che il Macchiatello è oggetto di una produzione volutamente e necessariamente molto piccola, perché tale squisitezza “non può essere qualcosa di più di una testimonianza”. E basterebbe già quest’ultima frase a giustificare la commozione, segnando la netta rivoluzionaria differenza tra questo poeta del vino e quasi tutto il resto del circo enoico che tende a tradurre ogni istanza in profitto economico, prima di pensare invece al profondo significato culturale della più nobile delle bevande.
Una grande storia che parte da una piccola vigna, quella in cui Biscotti a individuato uve ormai sconosciute che si chiamano Barbaroscia, Tinturino, Dolciolo, Scannapecora, Uva sagra, Sommariello nero, rosso, Bell’Italia, Pudicin tener, Uva nera tosta, Nardobello, Chiapparone, Moscatiddone bianco, Moscatiddone nero, Dundurino, Moscato Saraceno, mentre, purtroppo, di tanti altri si è persa “ogni traccia di memoria storica”.
Biscotti però non è soltanto un sognatore, ma un cultore dell’utopia concreta, ossimoro possibile in grado di tradurre la Cultura più elevata in attività concreta. Infatti sostiene che attraverso la valorizzazione degli antichi vitigni perduti “si possono ricostruire piccole economie locali come quella di diversi comuni del Gargano: in un modello di economia integrata (agricoltura, turismo, ecc.), anche la viticoltura, ovviamente di qualità (storia, cultura, sapori non omologati) può occupare un posto rilevante”.
Condividiamo pienamente il suo pensiero, anche quando afferma che “vite e vino possono raccontare meglio di ogni altra cosa storia, archeologia, botanica; la storia della vite e del vino è trasversale alla stessa storia umana e il Gargano, i suoi vitigni, possono dire qualcosa anche in questo senso”.
Incidentalmente, per chi ha interesse anche per gli aspetti ludici, aggiungiamo le note di degustazione del Macchiatello che parlano di un vino di tumultuosa irrequietezza organolettica che acclara la propria natura selvaggia, attraverso potenti impronte silvestri che al naso richiamano resine e foglie balsamiche, mentre al palato sensazioni vegetali rinfrescano echi di sottobosco e potenti effluvi speziati, con il suggestivo viatico di una carezzevole acidità che ingolosisce la beva ed esalta l’amabilità del sorso.
Ma per vivere pienamente l’esperienza sensoriale del Macchiatello, bisogna gustarlo all’interno della cantina di Biscotti, su una delle sue ascetiche sedute in legno, in una sorta di minuscolo emiciclo impreziosito da evocativi idilli pittorici dal tratto sognante.
E’ proprio all’interno di questa cantina che Nello Biscotti ci ha raccontato davanti alla telecamera il Macchiatello e il valore storico-culturale del vino di Vico del Gargano: una narrazione che trovate nel video che segue.
Info pagina Facebook: Cantina del Macchiatello