Maison Touareg, cucina da favola al primo bistrot marocchino di Milano
E’ forse la più bella favola della ristorazione milanese: Hanae Chaoui e Mourad Dakir, marito e moglie, provenienti dal Marocco e da anni radicati in Italia, come testimonia il forbito eloquio fluente, mettono insieme i risparmi di una vita per aprire Maison Touareg in via Varesina 77, facendo nascere, al posto di una macelleria halal, il “primo bistrot marocchino” di Milano. Iniziano senza un soldo in tasca e con il locale ancora spoglio e incompleto, ma la qualità del cibo è talmente strabiliante da scatenare il passaparola, così in due anni si ritrovano a raggiungere oggi il quinto posto su quasi settemila ristoranti recensiti su TripAdvisor.
Merito della proposta degli autentici piatti tradizionali del Marocco, ma anche della calorosa umanità con cui ricevono i loro “ospiti” in un ambiente piccolissimo ma molto accogliente, coccolandoli con spiegazioni dettagliate dei piatti e coinvolgenti racconti sulla terra d’origine. Gli ospiti-clienti possono così trascorrere in magnifica compagnia ben quattro ore! Anche perché la cucina è espressa e i piatti arrivano con la dovuta calma.
D’obbligo iniziare con il misto di antipasti, tutti meravigliosi: sono Maakouda, golose frittelle di patate, cannella, spezie e prezzemolo dal retrogusto balsamico; Zaalouk, fenomenali melanzane affumicate con una particolare procedura e ripassate in padella con pomodoro e spezie; Brick’s di carne e verdure, irresistibile fagottino ripieno con carne macinata alle spezie e verdure saltate in padella; Carote saltate al cumino e prezzemolo, dolcissime; H’rira, zuppa di ceci, lenticchie, sedano, coriandolo, pomodoro, pasta e spezie, dagli spiazzanti sentori erbacei che trovano ottimo equilibrio quando gli viene spremuto sopra del succo di limone.
Immancabili gli iconici Tagine serviti in splendido manufatto di terracotta…
… quello D’jaj prevede un eccellente pollo alla doppia marinatura, pistilli di zafferano, olive e limone al primo sale, antico metodo di conservazione utilizzato in Marocco; la versione Kofta invece comprende pazzesche polpettine di carne marinate alle spezie, pomodoro, uovo all’occhio di bue e prezzemolo.
Essendo Mourad di origine berbera, non può mancare il suo Cous cous con la semola perfettamente incocciata che si esalta nel tipo Vegetariano con ceci e verdure di stagione.
Tra i classici, abbiamo provato l’incredibile M’rosia, carne d’agnello avviluppata da un cremoso strato di riduzione al miele e cannella, arricchita da una miscela di aromi caratteristica del Marocco chiamata Ras el Hanut e rifinita con uvetta e mandorle croccanti, un’esplosione di gusto memorabile.
In carta anche diverse declinazioni della Bastila, sformato con pollo o pesce.
Suadente chiusura con pasticcini tipici di pasta di mandorle e acqua di fior d’arancia, ma la creazione della casa è il Tè ramisù con il tè alla menta al posto del caffè, insieme a crema mascarpone, crumble di mandorle croccanti e cannella.
In attesa che la gestione riesca a portare in tavola dal Marocco il vino, di cui è il secondo maggiore produttore in Africa, superato soltanto dal Sudafrica, consigliamo di pasteggiare con il tè verde…
… preparato al tavolo davanti al cliente seguendo la spettacolare cerimonia marocchina, con la bevanda ripetutamente tuffata nella tazza da notevole altezza, per creare una spuma densa che renda cremosa la consistenza, ma al tempo stesso per simboleggiare il piacere di servirlo al proprio ospite da parte di chi lo mesce.
Mourad ha idee chiare su presente e futuro di un locale già di culto del quale sono infatti iniziati in città i tentativi di imitazione, previsti al punto da avere sottolineato fin dall’insegna di essere (stato) il “primo” bistrot marocchino della città.
Oggi il locale vuole proporre la cucina del Marocco nella maniera più fedele possibile, ricorrendo all’importazione delle materie prime caratterizzanti, con un numero limitato di piatti affinché questi siano inappuntabili nel rispettare la memoria gastronomica ancestrale del Paese nordafricano.
Domani Mourad vorrebbe disporre di più fuochi in cucina per potere proporre altre pietanze di maggiore complessità nella realizzazione, oggi impedita dai limiti di spazio, oltre a al desiderio di espandersi in aree contigue all’edificio per creare un bazaar con artigianato e prodotti autoctoni marocchini.
Siamo certi della riuscita di questo sogno lucido, perché Mourad ha solidissimo mestiere, maturato in quindici anni di lavoro in sala in ristoranti di ogni parte d’Italia, compreso quello di Peck a Milano: esperienza dalla quale ha ricavato professionalità molto rara, ricca com’è di raffinatezza dei modi ed enorme capacità di storytelling, aggiunte alle doti naturali di empatia e a un’educazione di base ammirevole.
Vi auguriamo di avere la nostra stessa fortuna di assistere a fine serata ai confronti di Mourad con la moglie Hanae e magari con qualche avventore anch’egli marocchino, da cui scaturiscono aneddoti e racconti che ammaliano, traducendosi in momenti di alta pedagogia culinaria intensamente istruttivi, ma anche in stimoli all’apertura mentale.
D’altronde la storia di questa coppia di ristoratori è una lezione di vita a più livelli, da temi macroscopici come l’integrazione e la contaminazione culturale, fino all’implicito invito a credere nei propri sogni, difendere le radici, promuovere orgogliosamente l’identità, interagendo in maniera brillante con il contesto sociale in cui si opera. Rapisce il cuore il racconto di Mourad che ha ripulito pareti e pavimenti con le sue mani e sempre da solo ha sistemato tavoli di fortuna, realizzato decori e perfino ideato il logo, durante una fase di avvio costellata da avversità che avrebbero stroncato molti altri.
Aggiungiamo un encomiabile afflato etico: malgrado il successo enorme, qui si mangia ancora tanto e benissimo con civilissimi 30 Euro di spesa, compresi racconti emozionanti, spiegazioni istruttive e calda accoglienza.
Info: http://maisontouareg.eltenedor.rest/#