Malibù Cafè a Milano, la modernità spartana della tradizione culinaria eritrea
Giunta in seguito a una delle più remote importanti migrazioni dall’estero a Milano, avvenuta intorno ai primi anni ’70, quella eritrea è stata una delle prime cucine etniche ad approdare in città, con la conseguenza di un proliferare di locali nella parte bassa di corso Buenos Aires e dintorni intenti a proporre la strettissima tradizione, essendo inizialmente frequentati da clienti provenienti dall’Eritrea stessa: poi questa gastronomia ha sfondato anche tra gli indigeni milanesi diventando un classico del mangiare esotico, fino ad approdare oggi a una formula più scarna e altamente divulgativa proposta con elevata qualità dal Malibù Cafè di via Alessandro Tadino 6.
Diverse le rivoluzioni operate dal locale.
In primo luogo la totale assenza di arredo folcloristico, quindi niente sedute in legno nudo lavorato o tappeti tipici, assenza di maschere e sculture apotropaiche, in generale nessun riferimento all’Africa. Tutto ciò rende il contesto meno pittoresco ma al contempo permette di concentrarsi sul cibo e rappresenta un’avvenuta assimilazione culturale di tale gastronomia nel contesto di una metropoli multi-etnica come Milano, in cui la cucina eritrea non punta più sull’effetto curiosità bensì si conclama come parte della variegata identità internazionale del capoluogo lombardo.
In questo modo la veicolazione della conoscenza di tale cucina diviene più efficace e smart, poiché si libera dalla necessità del rito che un pubblico giovane potrebbe avvertire come una pesantezza scoraggiante.
Qui ci si sente come in un qualsiasi altro locale moderno e giovanile, anche se in tavola arrivano sapori inediti.
Altra rivoluzione, non mischiare più nella stessa portata singola due ricette diverse, conducendo a concentrarsi ogni volta su una sola preparazione.
Invece in direzione di una impostazione antica più radicale l’invito che il gestore rivolge ai tavoli con numerosi clienti di ordinare per più persone un singolo enorme piatto composito dal quale mangiare tutti insieme con le mani, come tradizione comanda.
I classici ci sono tutti, uniti dalla regola di una cucina di terra improntata sulle tre carni (manzo, pollo, agnello) accompagnate da verdure o legumi e salse speziate, con l’impiego in cottura del niter kibbeh (chiamato tesmi nella lingua strettamente locale, il tigrino) che è un fantastico burro aromatico chiarificato di rara potenza organolettica, associato in più casi al berberé, favoloso composto di spezie in polvere capace di creare rara complessità di gusti (il piccante del peperoncino, l’umami estremo dello zenzero, la dolcezza dei chiodi di garofano, l’agrumato del coriandolo e il balsamico dell’ajowan) rendendo tutto magnificamente ghiotto. Ogni pietanza viene servita sulla mitica e onnipresente Injera, un soffice e umido disco di pane acidulo sul quale sono disposti tutti gli ingredienti affiancati (portata principale, contorno e salse), perché è così spugnoso da assorbire i condimenti ma anche abbastanza consistente da consentire di avvolgere il boccone tra le dita e condurlo al palato.
Un modo di banchettare insieme atavico ma anche estremamente conviviale, il quale crea immancabilmente allegria empatica tra i commensali.
Al Malibù Cafè abbiamo provato una strepitosa Injera di Agnello, piatto completo di tutti i condimenti, in cui il sapore dell’eccellente carne ovina è straordinariamente autentico, con tanto di ormai introvabile nota selvatica, oltre a palesare una tenerezza fuori dal comune che la fa sciogliere in bocca.
Da non perdere il Kitfo, carne tritata di manzo in cui si esalta il contributo del citato burro, nonché lo Spriss Bianco, carne bovina ma tagliata a dadini e condita con salsa non piccante.
Condimenti da provare, i cremosi Scirò (a base di ceci) e Tumtumò (lenticchie).
Si chiude auspicabilmente con un caldissimo tè aromatizzato o un liquore all’anice africano simile al Pastis.
Il locale si candida così a essere il miglior entry level della cucina eritrea in città, efficacissimo per avvicinare a un mondo sensoriale ipnotico capace di irretire ogni tipo di avventore e di affiancarsi alle nostre più consuete abitudini alimentari.