Masculina da magghia, identità ittica del golfo di Catania
Un elemento fondamentale dell’identità catanese, non soltanto gastronomica, ma anche antropologica e sociale, perché racconta il rapporto ancestrale di una comunità con il suo mare: rappresenta tutto questo e altro ancora la Masculina da magghia, come vengono chiamate in dialetto locale le alici pescate con delle particolari reti che ne determinano quel dissanguamento che gli fa assumere un originale pregio organolettico.
Una pesca preziosa insostituibile nel cuore dei catanesi che amano e capiscono il pesce, cercando la masculina fresca nelle pescherie, magari per mangiarla a crudo, la vera morte loro.
Tuttavia è un sistema di pesca che va tutelato, per il suo valore culturale, tanto che Slow Food ha deciso di metterla sotto Presidio, sancendone l’importanza nel suo luogo di elezione, il golfo di Catania, “un arco che va da Capo Mulini a Capo Santa Croce, nel comune di Augusta, una porzione di mare tutelata in parte dalla Riserva Naturale Marina delle Isole Ciclopi e solcata ogni giorno dalle piccole barche dei pescatori” (www.fondazioneslowfood.com).
L’associazione fa notare come si tratti della stessa tecnica “praticata in tutto il Mediterraneo già dai tempi di Omero”, un meccanismo di cattura che, impigliando la testa del pesce nelle maglie della rete (detta appunto magghia) ne provoca il dissanguamento naturale “che rende il pesce più gustoso e quindi pregiato”.
Da rilevare come “le famiglie che vivono di questo mestiere antico sono una trentina: un gruppo sparuto – che si divide fra i porticcioli di San Giovanni li Cuti, Ognina, Aci Trezza – e qualche civitotu (così si chiamano gli abitanti del quartiere catanese della Civita) al porto di Catania”.
Nella citata Aci Trezza c’è il ristorante Gente di Mare (Pagina Facebook), scaturito proprio da una cooperativa di pescatori che operano all’interno del golfo di Catania: quale locale migliore a cui andare a chiedere come a’ Masculina viene utilizzata nella ristorazione? Ci ha risposto il cuoco e gestore, Rocco Petronio.