Montalbino, da una cantina familiare vini toscani tra tradizione e patrimonio culturale
La consapevolezza del nostro essere di passaggio, ospiti di questo mondo, porta anche a comprendere il continuo fieri della natura e a rispettarne le esigenze più profonde, come ha ben capito Giulio Tinacci che nel condurre l’azienda di famiglia chiamata Montalbino con sede a Montespertoli in provincia di Firenze impiega tutte le delicatezze agricole e culturali possibili, dall’adozione del regime biologico alla vinificazione di sole uve storiche locali, promuovendo un’osmosi tra Uomo e territorio.
La storia della cantina è composita, prendendo le mosse nel 1995 quando la famiglia Tinacci rileva una parte denominata La Valle, oggi Montalbino, appartenente allora alle Aziende Agricole Riunite, i cui possedimenti negli anni ’60 comprendevano Il Cerro, Turignano e La Valle, contando circa 60 ettari di vigneti poi sottoposti all’espianto in seguito allo scandalo del metanolo.
L’intervento dei Tinacci ha cambiato verso alla vicenda, con potenti motivazioni sentimentali: “l’amore per questo luogo ci ha motivati a dedicarci completamente a investire nell’attività agricola, in quella ricettiva con l’Agriturismo Montalbino e in quella ristorativa con il ristorante agrituristico La Lombricaia di Montalbino; oltre ai 6,5 ettari di vigneto, si contano più di 2000 piante di olivo, boschi e terreni destinati a seminativi e alberi da legno”.
Un vero eco-sistema dell’anima dove “i vigneti, l’uva e il vino hanno, da secoli, segnato il territorio e le persone”, tanto che “la tradizione enoica e il patrimonio culturale di questo luogo sono ciò a cui più teniamo e a cui facciamo riferimento durante la gestione delle colture e la produzione dei nostri vini”.
La famiglia Tinacci è consapevole e pure orgogliosa di avere “trasformato Montalbino in quello che vediamo e apprezziamo oggi”.
I vigneti sono tutti di proprietà, principalmente coltivati a Guyot a un’altitudine media di 250 metri s.l.m., rivolti a Nord-Ovest e Sud-Est, mentre la “composizione unica del terreno, associata a esposizioni ottimali e favorevoli sbalzi termici giorno-notte, assicura un microclima ideale per lo sviluppo delle piante e per la maturazione dell’uva”.
Terreni di origine pliocenica che si sono formati circa 3-3,5 milioni di anni fa “attraverso la sedimentazione di detriti sui fondali marini e sono per questo ricchi di fossili”, fornendo un mix di limo, argilla e sabbia in grado di assicurare “una buona ritenzione idrica, fondamentale per garantire una riserva d’acqua nei periodi estivi e, allo stesso tempo, una discreta capacità drenante che evita la formazione di ristagni superficiali”, l’ideale per la produzione “di vini puliti, eleganti, minerali, i vini di Montalbino”.
Questa impostazione generale adotta pure il criterio di puntare esclusivamente sulle uve del territorio e le ragioni risiedono nella filosofia aziendale: “crediamo fortemente nell’importanza del passato e delle tradizioni che hanno caratterizzato questo luogo e che, al tempo stesso, lo hanno modellato rendendolo ciò che conosciamo oggi, per questo tutte le varietà presenti nei nostri vigneti sono autoctone toscane” quali Sangiovese, Canaiolo, Foglia Tonda, Colorino, Trebbiano Toscano e Malvasia Bianca Lunga del Chianti.
Tutto ciò avviene attraverso la conduzione di “un tipo di agricoltura sostenibile, a basso impatto ambientale, un’agricoltura che preservi la biodiversità, conservi la naturale sostanza organica presente nei nostri terreni e ci permetta di produrre vini espressivi unici: così, dal 2008, siamo certificati come azienda biologica”.
Inoltre “la cantina storica è stata completamente ristrutturata con obiettivi specifici: preservare al massimo il potenziale qualitativo delle nostre uve e vinificare separatamente tutte le varietà presenti nei nostri vigneti in tini di acciaio a temperatura controllata; i vecchi tini in cemento risalenti agli anni ’60 sono stati recuperati e vengono utilizzati per fermentazioni o affinamenti”.
Tutto ciò adesso è nelle mani di Giulio che con Montalbino ha seminato “un progetto di vino, un progetto di vita” con il sostegno della famiglia: “ho reimpiantato vigne con vitigni autoctoni laddove c’erano in passato e nel 2020 ho ristrutturato la cantina per creare un luogo adatto alla mia filosofia di vino e per accogliere amici e ospiti; ogni giorno ho la fortuna di confrontarmi con le lavorazioni in campo e quelle in cantina, di conoscere e apprendere i segreti di questo lavoro così affascinante”.
Rivolgendoci a ciò che finisce nel bicchiere, dalla cantina affermano che “il carattere distintivo e autentico dei nostri vini è frutto di un terroir unico e complesso che non smette mai di stupirci: dalla vendemmia fino alla conclusione dei processi enologici, l’intento è quello di limitare al massimo l’intervento della tecnologia sul vino e l’impatto ambientale”, infatti “durante la vendemmia l’uva viene raccolta a mano e trasportata in cassetta in cantina, la selezione dei grappoli e degli acini migliori ci consente di vinificare solo il meglio e le fermentazioni hanno luogo spontaneamente con l’utilizzo esclusivo di lieviti indigeni”.
Passiamo ai risultati di tanto lavoro.
È un prodotto programmatico capace di mettere in luce la sensibilità della cantina il Montalbino Rosso, un compendio di vitigni identitari come Fogliatonda, Canaiolo, Sangiovese e Colorino, il quale si esprime al naso con un suadente bouquet di frutti rossi, trasferendo al gusto mirtillo, gelso nero, rabarbaro e cioccolato fondente.
Molto tannico, intensamente materico fino a manifestarsi avvolgente, vede il nerbo robusto bilanciato da una significativa acidità, per arrivare a un finale complesso con in evidenza una sublime nota amaricante.
La versione della casa di un classico come il Chianti Montespertoli composto da Sangiovese 80%, Canaiolo 15% e Colorino 5% si distingue per un bouquet che accosta i fiori al sottobosco, suggerendo al palato marasca, lampone, cannella e liquirizia, con un delizioso tocco erbaceo.
La bacca bianca è rappresentata dal Trebbiano Toscano che si presenta con un bouquet fruttato e prosegue al palato tramite ananas, susina gialla, bergamotto, tè verde e genziana.
Freschissimo, spicca per la golosità diffusa e l’irresistibile finale sapido.
Estremamente convincente la prova con il rosé, affidata al Sangiovese Rosato che la melagrana la porta tanto al naso quanto in bocca, dove si affiancano fragolina di bosco, rosa canina e karkadè.
L’acidità qui è intensa fino a essere caratterizzante, mentre intriga parecchio la sua nota zuccherina.
Dal finale ammaliante e persistente, è molto eclettico negli abbinamenti a tavola.
Il progetto condotto da Giulio Tinacci è oggi molto personale e quindi gli abbiamo chiesto di aggiungere ulteriori elementi in una video-intervista che trovate qui di seguito.
Info: https://www.montalbinovini.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/montalbino/