Montegioco, birrificio identitario dei colli tortonesi (Alessandria)
Se si vuole comprendere come si leghi il concetto di identitario a un birrificio, bisogna conoscere il Montegioco: il legame con il suo territorio è talmente stretto da entrare direttamente nella sua produzione come nella sua comunicazione, poiché si fa portavoce di sapori, istanze ed eccellenze dell’ambiente socio-agricolo in cui è immerso.
Il territorio è quello dei colli tortonesi, in provincia di Alessandria, dove si trova il comune di Montegioco dal quale, non a caso, il birrificio prende il nome: “il Birrificio Montegioco prende il nome dall’omonimo paese della Val Grue, a pochi chilometri da Tortona, antica terra di confine tra Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna” spiegano, raccontando che “l’avventura comincia nella primavera del 2005 quando un vecchio magazzino viene trasformato in un moderno microbirrificio”.
Anche la sede di Montegioco infatti ha “una storia propria”: quella di un capannone che agli inizi degli anni ’30 del secolo scorso era adibito a deposito del grano, per poi diventare Teatro e Balera, “in modo tale da poter accogliere per puro svago i personaggi che popolavano le valli circostanti”.
Varie altre trasformazioni lo vedono passare da centro di fecondazione bovina a ricovero attrezzi, a salone per le “feste, cene e le risate di una compagnia di ragazzi”. La svolta finale nel 2006, quando “da un’idea di Riccardo Franzosi prende vita, all’interno di queste mura dai mille volti, il Birrificio di Montegioco”.
Ogni birra di Montegioco racconta una storia, fatta di collaborazioni con agricoltori e vignaioli che lavorano e trasformano i frutti di quella terra ricca di meraviglie antiche che risplendono nella modernità.
Qui si segue il “Metodo Cadrega” che riguarda quella parte della produzione affinata in barrique di rovere, già utilizzate da produttori di vino della zona, come il leggendario Walter Massa, vate del Timorasso dei Colli Tortonesi: il metodo simboleggia “l’attesa di una lenta e naturale maturazione; sono così nate La Mummia, una sour bionda leggera e rinfrescante e la Dollii Raptor, ambrata robusta e complessa”.
Ma “la produzione è articolata su oltre 20 etichette, molte delle quali stagionali, che di volta in volta integrano un portafoglio di birre classiche che strizzano l’occhio agli stili più diversi, bionde, weizen, bianche, bitter e stout: nel corso di questi primi anni abbiamo stretto collaborazioni con altri artigiani del nostro territorio che hanno deciso di utilizzare le nostre birre nella preparazione o affinazione di salumi e formaggi dando vita a prodotti veramente interessanti”.
Allo stesso modo, nelle birre di Montegioco finiscono squisitezze territoriali come la Fragola Profumata di Tortona, la Pesca di Volpedo, l’uva Timorasso e la Ciliegia di Garbagna.
Montegioco è dunque un avamposto intellettuale che dimostra quanto possa essere importante la birra artigianale nella vita culturale del Paese.
Abbiamo intervistato proprio Riccardo Franzosi.
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