Murgo, la ricercatezza dei vini dell’Etna da una secolare tradizione di famiglia
Oltre 150 anni di vita familiare trascorsi tra le vigne di stupefacente bellezza del versante est dell’Etna, valorizzati nel tempo tanto dalla sapienza nelle tecniche di vinificazione quanto da una serie di intuizioni pionieristiche decisive per affrancare questo vocato tratto della Sicilia dalla periferia enoica, proiettandolo invece nell’Olimpo mondiale del settore, con una visione così ampia e prodromica da portare perfino a impartire lezioni al mondo intero sulle infinite possibilità delle bollicine autoctone in tempi non sospetti: è una storia importantissima e di grande peso quella della cantina Murgo, la quale continua a esercitare la sua influenza su addetti ai lavori e appassionati producendo nettari identitari a Santa Venerina in provincia di Catania.
La storia aziendale fissa con precisione nel 1860 la nascita delle cantine Murgo, quando il senatore Luigi Gravina “donò alla famiglia Scammacca circa 30 ettari di vigna: il terreno, situato sull’Etna, è lo stesso su cui oggi sorge la Tenuta San Michele”.
Passa un secolo ed ecco il barone Emanuele Scammacca del Murgo iniziare la riconversione del fondo nella moderna azienda agricola di oggi, con l’intuizione “di sfruttare il potenziale del territorio etneo che, per via della naturale fertilità del terreno vulcanico e del microclima particolarissimo del versante est, è ideale per la coltivazione dell’uva”.
Altro anno fondamentale è il 1981, poiché viene imbottigliata ed etichettata a mano la prima bottiglia a marchio Murgo, un Etna rosso vendemmia 1980.
Oggi “i vigneti hanno un’estensione di 60 Ettari, distribuiti presso le tre diverse tenute, Tenuta San Michele (CT), Tenuta Gelso Bianco (CT) e Tenuta La Francescana (RM) e sono perlopiù dedicati alla produzione dei vini VSQ, Etna Doc e IGT”.
La cantina viene utilizzata sia per la vinificazione che per l’affinamento: il microclima che l’avvolge “è caratterizzato da forti escursioni termiche, dovute all’altitudine del vulcano (3.360 m) che ritardano la maturazione del prodotto, apportando ai vini sia freschezza che fragranza; le caratteristiche dei terreni vulcanici invece conferiscono una forte mineralità alle vigne, cosa che si avverte in tutti i prodotti del territorio”.
Come accennato, tra i tanti meriti dell’azienda, a suscitare in noi particolare ammirazione è la lungimiranza con cui la famiglia non soltanto ha anticipato la fragorosa esplosione mondiale dell’area vitivinicola etnea, ma anche il coraggio di credere fermamente e appassionatamente in tempi ormai remoti che la realizzazione di bollicine da uve autoctone potesse portare a produrre bottiglie capaci di confrontarsi alla pari con le più celebrate referenze internazionali della spumantizzazione. Un sogno che potrebbe apparire quasi utopistico, invece basato sulla competente osservazione delle qualità ampelografiche del re dei vitigni dell’Etna, il Nerello Mascalese, depositario di acidità e altre caratteristiche donate dal terreno vulcanico tali da renderlo magnificamente predisposto per dare vita a spumanti da sogno.
In questo modo, sotto la guida del Barone Emanuele Scammacca del Murgo, coadiuvato dai figli Michele, Pietro, Matteo e Manfredi, si sono raggiunti importanti traguardi non soltanto nella valorizzazione del terroir ma anche nella creazione dei primi vini spumanti di Nerello Mascalese, elaborati con metodo classico.
Dopo tre anni di affinamento sui lieviti, nel 1990 ha esordito il primo spumante Murgo Brut prodotto da uve 100% Nerello Mascalese.
Il Nerello Mascalese di Murgo da metodo classico tanto nella versione Brut che Extra Brut presenta peculiarità di grande personalità e precisi punti di riferimento in degustazione, dalla finezza del perlage a sfumature cromatiche lievemente cangianti nei riflessi dorati, per proseguire con caratteristiche accomunanti quali la vivace mineralità, l’elegante cremosità del sorso, l’inarrivabile freschezza, la suadente persistenza.
Un impianto organolettico solido e ammaliante dentro il quale è una gioia cercare note sensoriali, riconoscendo mela cola, pera coscia e tabacchiera, tutto avvolto in un abbraccio agrumato in cui potere cogliere limone Interdonato e mandarino tardivo di Ciaculli.
Trattandosi di un’uva a bacca nera, è ovviamente necessaria la sua spumantizzazione in rosato, spinta alla quale per fortuna Murgo non si è sottratta regalandoci le perle di metodo classico di Nerello Mascalese Rosé Brut e Rosé Extra Brut che incantano subito lo sguardo con un raffinatissimo cromatismo rosa antico, confermando perlage fine, acidità intensa, sapidità vivida e spiccata freschezza ma tirando fuori maieuticamente formidabili screziature amaricanti di natura erbacea, nonché snocciolando fragolina di Maletto, ciliegia Mastrantonio, melagrana e un pizzico di Cantalupo.
Nerello Mascalese grande protagonista ovviamente anche nei vini fermi portando la sua natura carezzevole e il sorso vellutato, proposto in purezza nell’Etna Rosso, prodigo di descrittori primari tipici del vitigno con tutto il loro corredo di sottobosco e una svettante sensazione di marasca, mentre lo stesso vitigno associato a un’altra gloria locale meno nota ma di grande pregio quale il Nerello Mantellato (o Cappuccio) nell’Etna Rosso Tenuta San Michele assume maggiore complessità, aggiungendo a un bouquet di frutti rossi anche note di cuoio, mentre al palato è un succedersi di mirtilli, corbezzolo, susina rossa e pepe rosa.
Da non perdere la declinazione dell’Etna Rosato ancora da Nerello Mascalese in purezza, questa volta virato all’esaltazione del frutto tanto al naso quanto in bocca, in un trionfo di fragola dove però trovano posto anche visciola e arancia rossa.
Per chiudere il capitolo dei rossi, merita decisamente la prova il Pinot Nero Tenuta San Michele dal bouquet silvestre che al gusto rivela lampone, prugna essiccata, barbabietola e cioccolato bianco, un’interpretazione del vitigno che sceglie la via della freschezza equilibrando tannino, impronta zuccherina e acidità, per offrire una beva scorrevole trainata da un corpo leggero.
Il Mongibello però è terra anche di grandi bianchi, come testimonia l’Etna Bianco composto da Carricante 75%, Catarratto 25% e un saldo di altre uve per il 5%, producendo un bouquet di gelsomino e sapori di ananas, yuzu, cedro e susina gialla, offrendo una golosa sapidità.
La versione di Etna Bianco Tenuta San Michele presenta lievi differenze nel blend (Carricante 60%, Catarratto 30% e altre uve per il 10%) che operano un viraggio su mela e agrumi (limone, pompelmo, clementina).
Altro assemblaggio per il Lapilli Bianco, questa volta di Chardonnay 50%, Sauvignon 35% e altre bacche per il 15%, floreale al naso, mentre al palato porge cedro, avocado, pesca e un accenno di ruta, spiccatamente acido ma temperato da una sorprendente evoluzione amabile nel bicchiere.
Grandioso a tutto pasto.
Abbiamo chiesto un commento su questa produzione imponente a Costantino Scammacca del Murgo: lo possiamo ascoltare nel video che segue.
Info: https://www.murgo.it/it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/murgo/