Museo Archeologico di Cesena, reperti del territorio fin dalla Preistoria
La storia del cesenate dalla Preistoria fino all’Umanesimo, raccontata attraverso reperti rinvenuti nel territorio: è quanto offre il Museo Archeologico di Cesena, tappa significativa nel percorso di conoscenza della città.
A evidenziarne l’importanza, il prestigio della sua collocazione, al piano terra dell’edificio della Biblioteca Malatestiana, istituzione di enorme importanza internazionale (http://www.storienogastronomiche.it/biblioteca-malatestiana-vanto-umanistico-cesena-riconosciuto-unesco/).
E in effetti la sede regala un’emozione già dal primo impatto visivo con l’esterno, grazie all’eleganza architettonica dell’edificio, con gli scatti dinamici dei suoi archi e l’abbraccio degli ampi spazi.
All’interno un pannello sottolinea subito come il museo rappresenti “il coronamento di una secolare tradizione di studi antiquari locali, fioriti grazie allo stimolo esercitato sin dal Rinascimento dalla Biblioteca Malatestiana, poi divenuta, a partire dall’età napoleonica, centro delle memorie storiche cittadine”.
Diverse le sue evoluzioni, fino alla riapertura del 1998 che ha comportato una rilettura dei materiali, un ampliamento dell’apparato didattico, ma soprattutto l’esposizione del frutto delle più recenti ricerche condotte in ambito urbano e nel territorio dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici, arricchendo così l’illustrazione delle “principali fasi formative” della città.
Sul sito del Comune si fa notare quanto sia “ricca la collezione del periodo romano di cui si segnalano, fra le numerose esposizioni, frammenti di armature (tardo impero), una placca bronzea con decorazioni a sbalzo, una cintura di bronzo, un mattone dei Figulos Bonos (II-I secolo a.C.), la stele di C. Salvius Secundus (II secolo), un sarcofago e coperchio di necropoli (IV-V secolo) e un frammento di architrave”.
Ma ci sono anche testimonianze del neolitico recente, come ciotole, orcioli, anse a rocchetto, frammenti di vasi, tutti provenienti dalla Fornace Marzocchi nel quartiere cesenate di S. Egidio…
… stesso periodo da cui provengono strumenti in pietra levigata, come asce in roccia tenera…
… fino a pregiate lavorazioni in maiolica dal ’400 al ’500, consistenti in piatti, ciotole, scodelle.
Sulla pagina dedicata al museo sul sito del Ministero pei i beni e le attività culturali (http://www.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Luogo/MibacUnif/Luoghi-della-Cultura/visualizza_asset.html?id=154122&pagename=57), si ribadisce “la ricca documentazione storica riferibile al periodo romano, i cui esordi risalgono alla metà del III sec. a.C., con l’arrivo dei primi coloni, si sviluppa, a partire dalle testimonianze dell’area urbana per poi passare a quelle del territorio circostante e dell’area centuriata, gettando via via luce sulla vita rustica e domestica, sugli elementi dell’armatura e dell’abito militare, sull’artigianato artistico, sulle attività produttive e l’esercizio del commercio, sulle tecniche edilizie”.
Viene aggiunta la segnalazione di “lacerti di mosaici pavimentali”…
… quindi “l’interessante raccolta numismatica ed un nucleo cospicuo di iscrizioni per lo più di destinazione funeraria, mentre alcuni monumenti lapidei perpetuano nelle loro epigrafi il ricordo di vari momenti della vita cittadina”…
… fino alla menzione particolare per “celebre coppia di grandi piatti da mensa in argento dorato con scene figurate, senza dubbio una delle principali scoperte dell’archeologia regionale. Oggetti raffinatissimi e prestigiosi (oltre sei chilogrammi di metallo ciascuno) e quindi tesaurizzati con un occultamento intenzionale, essi sembrano essere appartenuti ad una delle famiglie aristocratiche ravennati della tarda romanità”.
Nel video che segue, gli appunti visivi raccolti durante la nostra visita al museo.
Info: http://www.comune.cesena.fc.it/cesenaturismo/musei-archeologico