Museo dell’Auto Nicolis: la Bellezza di un’impresa
Un mirabolante esempio di cosa possa realizzare l’immenso fuoco di una Passione vitale: uno spettacolo di cuore, intelligenza e meraviglia condensato in un Museo che racconta l’irrefrenabile desiderio di movimento coltivato dall’Uomo.
Il luogo da ammirare è il Museo Nicolis a Villafranca di Verona.
La passione è quella per il collezionismo di un grande imprenditore che ha diviso l’intera sua esistenza tra la crescita di un’importante azienda e la creazione di questo strabiliante museo, Luciano Nicolis.
Il Museo Nicolis tecnicamente sarebbe un Museo d’Impresa, in quanto creato e sostenuto da un’azienda, ma qui la vera impresa è stata quella di mettere insieme centinaia di preziosi oggetti d’epoca che tracciano una piccola grande storia dell’ingegno umano applicato alla tecnologia, quella dei trasporti in particolare. Infatti la dicitura completa è Museo dell’Auto, della Tecnica e della Meccanica, perché “racconta, attraverso centinaia di automobili, motociclette e biciclette, l’evoluzione dei mezzi di trasporto degli ultimi due secoli”.
Il percorso espositivo è di una tale bellezza da irretire il visitatore e non soltanto: il Museo è diventato infatti location ambita da parte di diversi registi e artisti, tanto da essere stato negli ultimi mesi protagonista dei videoclip di artisti di fama come Mario Biondi e i Modà.
Il primo impatto è il dato architettonico della struttura, la quale irrompe nel placido scenario di Villafranca di Verona, ibridazione di lirica campagna coltivata e operosa zona industriale.
Qui sorge il “museo non tradizionale voluto fortemente da Luciano Nicolis”, definito il suo “sogno lungo una vita”, “sin da quando, ragazzino, raccoglieva carta da riciclare girando in bicicletta i paesi vicino a casa”.
Imprenditore e Collezionista, Luciano Nicolis, veronese doc scomparso nel 2012, questo sogno lo ha realizzato nel 2000, facendo confluire nel Museo “gli oggetti, introvabili e preziosi, che l’interesse per la meccanica lo ha portato a cercare in tutto il mondo: automobili, motociclette, biciclette ma anche strumenti musicali, macchine fotografiche e per scrivere, opere dell’ingegno umano”. Passione che ha trasferito anche alla famiglia, come dimostra il fatto che adesso alla guida della struttura c’è la figlia Silvia.
Tra le definizioni del Museo, colpisce quella che parla di “sorprendente storia dell’ingegno umano”, raccolta non in un Museo tradizionale, bensì in “uno spettacolare e modernissimo contenitore di cultura e di idee”, sostenuto da un’azienda illuminata come la Lamacart, uno dei leader internazionali nel recupero e riciclo della carta, fondata nel 1934 proprio a Villafranca. Da notare l’eleganza dell’azienda, la quale limita la propria presenza nel Museo soltanto a un discreto corner, senza alcuna invadenza autopromozionale.
La visita al Museo si trasforma in un vortice di sollecitazioni emotive e intellettuali, tra sorpresa per le meraviglie esposte e riflessioni stimolate dalle mille storie che si intrecciano, tutte tese a rendere una rappresentazione di quanti limiti possa superare la mente umana con il proprio ingegno e di quale progresso ci abbia donato la sapiente manualità di tecnici e artigiani.
Perché il senso profondo che emerge è il virtuoso abbraccio tra idea e pratica, progettualità e manovalanza, quasi a rappresentare un mondo ideale in cui imprenditori e operai si industriano per il benessere dell’Uomo.
Proviamo a muoverci per settori in questa magnifica ipertrofica esposizione, ispirati dalla simpatica accoglienza di Freccia, la mascotte del Museo.
Le automobili. Centinaia di pezzi raccontano l’intera storia dell’anelito dell’Uomo a disporre di un mezzo di locomozione pratico che consentisse spostamenti rapidi e comodi, fino a divenire status symbol, passando per conquiste sociali e implicazioni culturali. L’esposizione narra tanto il progresso funzionale quanto l’evoluzione estetica del mito delle quattro ruote, offrendo al visitatore “centinaia di vetture perfettamente funzionanti, molte restaurate personalmente da Luciano Nicolis, tutte riportate all’antico splendore”.
Le Motociclette. La vicinanza fisica all’esposizione delle auto, esalta il carattere maggiormente romantico delle due ruote, da sempre sinonimo di libertà assoluta e perfino di ribellione: iI Museo racconta la storia delle motociclette “con cento pezzi introvabili”, dai primi velocipedi ai fiammanti bolidi odierni, passando per le prime forme di scooter, autentico salto nella nostra memoria collettiva.
Le Biciclette. “Campioni e pedali” per la sezione più epica del Museo, quella dedicata alla fatica dei muscoli di atleti leggendari o anche quelli meno stressati del ciclista della domenica.
Momenti di storia dello sport si alternano a una nostalgica rivisitazione di un passato con meno caos e più ingenuità anche nelle strade.
Ci sono poi altri approdi delle traiettorie collezionistiche di Nicolis.
Come gli strumenti musicali, in questo caso un centinaio, compresi accessori, “frutto dell’ispirazione che ha storicamente accomunato compositori e costruttori”. In esposizione fonografi, dittafoni, grammofoni, radio d’epoca.
Segue “una piccola ma preziosa collezione” dedicata alle macchine per scrivere: circa ottanta modelli che “ripercorrono le tappe della scrittura meccanica dal 1880 sino alla metà del ‘900 mostrandone i più curiosi ed ingegnosi sistemi”. Quindi le macchine fotografiche, oltre quattrocento, “con un vasto corollario di accessori e supporti tecnici”: “il microscopio, il cannocchiale, il proiettore si confrontano con le più antiche e misteriose lanterne magiche e con le moderne apparecchiature fotografiche dei giorni nostri”.
Tocca poi ai motori e soprattutto a una suggestiva collezione di volanti di Formula 1, usati in gara da piloti storici come Alboreto, Alesi, Barrichello, Berger, Coulthard, Fisichella, Hakkinen, Hill, Laffite, Mansell, Nannini, Patrese, Piquet, Prost, Trulli, Rosberg, Schumacher, Senna, Jacques Villeneuve, Zanardi.
Perfino il tetto del Museo regala un’emozione, con alcuni velivoli che vi fanno capolino, mentre dentro si trova una sezione dedicata al settore aeronautico, con l’esposizione anche di modelli di motori, accessori e strumentazioni.
Da segnalare il pregio scientifico e ancor più scenografico delle varie isole tematiche allestite nel Museo.
Una è dedicata a Enrico Bernardi, inventore nel 1882 del primo motore a scoppio funzionante a benzina, un’altra alla società di fine ’800 in Europa.
Quindi spazio alla ricostruzione di un’officina d’epoca con al centro la figura del meccanico, “ben diversa dal concetto moderno oggi diffuso: fino al 1926 egli era un professionista del mestiere che sedeva accanto al pilota durante le corse, spesso costretto ad acrobatiche peripezie (nel vero senso della parola!) per sistemare gli eventuali danni riportati in corsa”.
Notevole poi l’isola dedicata alla Prima Guerra Mondiale: manichini e cingolati riescono a restituire il senso del dramma umano che si è consumato tra trincee e campi di battaglia, senza alcuna concessione alla retorica.
Un centro documentazione, ricchissimo di reperti consultabili, impreziosisce il contributo scientifico del Museo, raccontato così dal Presidente, Silvia Nicolis.
Info: www.museonicolis.com