Museo di Cultura Materiale Nasca di Agira (EN), alle radici dell’emozione
Una delle più emozionanti esperienze antropologiche che si possano fare in tutta Italia: l’EcoMuseo di Cultura Materiale Silvestro Nasca di Agira è un gioiello di rara grazia espositiva e di estrema potenza evocativa, la cui visita è imprescindibile per chi voglia comprendere le radici ancestrali della propria natura umana.
Questo museo in provincia di Enna infatti traduce il rigore scientifico dell’allestimento in afflato poetico, diffondendo nelle proprie sale un’elegia del tempo perduto ma da recuperare, tanto lontano dalla nostra quotidianità quanto vicino temporalmente.
Un passato prossimo fatto di vita agreste, dura e rustica, ma stimolante per l’intelletto di chi ha dovuto ingegnarsi per piegare i rigori della povertà, riuscendo a mutare le avversità in lirismo bucolico.
Così ogni oggetto esposto diviene idillio, racconto sintetico di un mestiere, squarcio di una tradizione, evocazione di un tempo, componendo un mosaico del quale ogni tessera ci riguarda, perché parte del codice genetico sociale che abbiamo mutuato.
Con la nostra telecamera abbiamo cercato di carpire queste immagini di raro fascino, nel video che segue.
I percorsi di visita sono un viaggio suggestivo che incrocia ambienti, sale, stanze, angoli.
Tra le sezioni, una celebra Gli antichi mestieri, “quelli che oggi nessuno fa più”, professioni “estinte o in via d’estinzione”, come lo scalpellino, il sarto, il barbiere, il falegname, lo stagnino, il calzolaio, il fabbro, il muratore, il vasaio, tutti rappresentati nella prassi del loro genio artigiano, vividamente raffigurati da sculture antropomorfe in cartapesta, circondate dagli autentici strumenti di lavoro del tempo.
In guisa di museo diffuso, l’esposizione tracima in diversi ambienti tutti contigui, incastonati nel quartiere antico Santa Maria, la “parte alta e più antica di Agira”.
In edifici antichi, sono ricostruiti scenograficamente gli ambienti tipici della società contadina: la cucina e la camera da letto sono riprodotte con esattezza, suggerendo all’immaginazione del visitatore le scene di vita domestica che ospitavano, così come le stalle mantengono l’impronta del rapporto atavico con gli animali e il loro imprescindibile apporto alla sopravvivenza umana.
Volgendo lo sguardo alle pareti che si snodano nei corridoi, si aprono altre traiettorie di senso, tra fotografie che evocano tranche de vie immerse sempre nell’operosità, sia pure quella annichilente degli zolfatari ignudi in condizioni impossibili…
… e oggetti che invece fanno balenare le prime conquiste del benessere, tra rudimenti tecnologici per l’intrattenimento casalingo e i vagiti neonatali dell’alta fedeltà musicale, senza dimenticare oggetti bellici e corredi antichi, come parafrasi tolstojana dell’alternarsi di Guerra e pace, ma anche di amore e guerra, pur senza la dissacrante rilettura alleniana.
Quando pensi di essere al vertice della tempesta emotiva, arriva lo stupore, con Agira in miniatura, riproduzione in scala di scorci dell’agglomerato urbano in cui l’impressionante verosimiglianza si trasfigura in impressionismo materico di chiaro afflato artistico, soprattutto quando la precisione fotografica diviene astrazione metaforica, raffigurando non più i luoghi della realtà (come sono) ma quelli dell’immaginario (come vorremmo che fosse), innestando la verità fenomenica con una platonica polis ideale.
I dettagli sono talmente credibili da fare strabuzzare gli occhi come in preda a un incanto fanciullesco che si approssima alla commozione.
Basta guardare il video che segue per carpire sprazzi di tanta meraviglia, opera dell’estro di Orazio Lupo.
La visita a questo museo si scolpisce nella memoria (quella privata, stavolta) come l’equivalente di un’esplorazione carsica nelle cavità inesplorate del proprio Essere, sollecitando riflessioni e stimolando nuove mutazioni personali.
Merito anche della sincerità che aleggia nella struttura, ispirata dalla generosa filantropia dei suoi creatori, i quali tutto questo hanno messo in piedi senza alcun finanziamento né fine di lucro.
Una generosità endemica contagiosa, visto che diversi oggetti sono arrivati qui grazie a donazioni spontanee, mentre al prevosto Silvestro Nasca cui è intitolato il museo va il merito di avere messo a disposizione i locali a titolo gratuito.
Inutile aggiungere che anche chi cura la gestione del museo lo fa da volontario: durante la nostra visita siamo stati accompagnati appassionatamente da Orazio Garrubbo e Alfio Torrisi che ci hanno guidato lungo l’esposizione con racconti e spiegazioni.
Questo museo è una validissima ragione per raggiungere Agira, capace di dispensare anche altri tesori archeologici, storici, paesaggistici e culturali fuori dal comune.
Info: www.museoagira.com