Museo e Parco archeologico di Egnazia, memorie sulle acque di Fasano (BR)
Mentre sei in viaggio verso questo estremo approdo settentrionale del Salento che si affaccia sull’Adriatico, pensi di essere saturo di meraviglia e che non si possa aggiungere altro valore a tanto splendore che irretisce, ma quanto le pupille vengono invase dalle sterminate vestigia di Egnazia, si eleva l’asticella dell’incanto.
Qui, nei pressi di Fasano in provincia di Brindisi, “masserie e ulivi secolari che si affacciano sul tratto di mar Adriatico riconosciuto Bandiera Blu anche nel 2017” avviluppano il Museo nazionale e Parco archeologico di Egnazia “Giuseppe Andreassi”, il cui ingresso è sulla litoranea Monopoli-Savelletri.
Si tratta di 15 ettari di parco archeologico e 1200 mq di superficie espositiva del museo, quindi “non è semplicemente una zona di scavi e resti archeologici, ma è ormai un’intera città antica allo scoperto”.
Sul sito del Polo Museale della Puglia si riporta un’efficace fulminante definizione dell’antica città di Gnathia come “costruita sulle acque tempestose”, di cui è autore il poeta latino Orazio alla fine del I secolo a. C..
Egnazia odierna invece rappresenta “l’esempio più esteso di città romana e tardoantica della Puglia”, visto che il primo insediamento nella zona “risale al XV secolo a.C. (età del Bronzo)” e che fu “abitata dai Messapi a partire dall’VIII secolo a.C.”, prima di entrare a “far parte prima della Repubblica e poi dell’Impero romano fino alla sua decadenza nel Medioevo”.
Il Polo ricorda come “nel corso dell’Ottocento, i resti di Egnazia furono sottoposti a saccheggi” ripetuti, “causando la dispersione di un ingente numero di reperti archeologici”: soltanto dal 1912 “si intrapresero delle campagne di scavo sistematiche che, con varie soluzioni di continuità, proseguono ancora oggi”.
L’insieme di sito e parco in un unico luogo crea una complessità anche emotiva, perché l’esperienza di visita si articola tra il dentro e il fuori, tra il percorso en plein air tra la natura che lascia vagare la mente e quello al chiuso che induce a riflessioni profonde.
Nella parte esterna, la visita camminata al Parco Archeologico conduce a sfiorare l’estasi.
Le continue fughe verso lo stupefacente orizzonte marino rapiscono il cuore e lasciano a bocca aperta, mentre laddove l’occhio corre verso i campi e la rigogliosa natura allora subentra un senso di pace bucolica dalla serenità ancestrale.
Passo dopo passo, scorrono meraviglie evocative.
Gli edifici di culto e quelli pubblici, i quartieri residenziali e artigianali della città romana, i resti della via Traiana, “fatta costruire tra il 108 ed il 110 d.C. dall’imperatore Traiano come variante della via Appia per collegare Benevento (Beneventum) a Brindisi (Brundisium)”.
Le tombe delle necropoli che “presentano spesso decorazioni pittoriche che forniscono preziose informazioni relative alla cultura e alle credenze sull’aldilà” nei tempi andati…
… e il prodigio architettonico delle tombe a camera, “stanze sotterranee di grande dimensione scavate per intero nella roccia”.
Il passaggio nelle Terme del Foro, costruite in età augustea, restituisce uno spaccato di vita così suggestivo che appare ancora vibrante…
… così come sembra di sentire il rumore dei carri che attraversano la strada ciottolosa, con quei solchi profondi che danno il senso di quanta umanità sia stata trasportata lungo queste arterie della civiltà.
Nel video che segue abbiamo provato a riprodurre per immagini quanto abbiamo visto nella parte esterna di Egnazia.
Il Museo è la parte meditativa del percorso di conoscenza offerto dal sito, il luogo in cui razionalizzare e storicizzare quel connubio di Storia e Bellezza che esplode lì fuori: “realizzato negli anni ’70 allo scopo di raccogliere ed esporre al pubblico i numerosi reperti provenienti dagli scavi di Egnazia, è suddiviso in sezioni cronologiche e documenta la storia dell’insediamento dalle origini fino al suo declino”.
Accompagnati da pannelli e didascalie di rara chiarezza e notevole capacità di sintesi, i reperti si offrono al visitatore in maniera perfettamente intellegibile, osando anche ricostruzioni scenografiche ma sempre nell’alveo dell’immediatezza imprescindibile nell’azione di divulgazione popolare.
Tra una teca e un angolo espositivo, appaiono vasi tipici delle culture che si sono alternate nel territorio…
… preziose ceramiche apule e anfore che “testimoniano l’importanza dei commerci, incrementati grazie alla realizzazione del porto e della via Traiana”…
… “grande varietà di manufatti di provenienza italica, africana e orientale”.
Come nel parco, anche nel museo si torna a riflettere sulla Morte, grazie a un angolo di allestimento di delicata eleganza che azzarda, con successo, perfino un cenno lirico, ricordando il destino cinereo di ogni Uomo.
L’area che illustra il rituale funerario mette i brividi all’inizio ma ti lascia con un senso di pacificazione…
… pur nel suo ribadire il memento mori senza alcuna edulcorazione, mostrando il continuo divenire nella sua ineluttabilità.
I sommovimenti interiori vengono poi leniti dalla grazia figurativa di affreschi di origine ipogea…
… e di cenni scultorei litici.
Anche in questo caso, la sintesi della visita è condensata in un video, qui sotto.
Qualunque sarà la ragione per cui andrete in Puglia, qualunque sarà la parte della regione che deciderete di visitare, un passaggio da Egnazia è imprescindibile.