Museo Walser di Alagna (VC), casa della memoria di una civiltà secolare
La storia carica di fascino della secolare civiltà Walser ha trovato casa da oltre quarant’anni ad Alagna Valsesia, in provincia di Vercelli: lo ha fatto letteralmente, poiché si trova concentrata in un vero edificio del 1628 che “grazie al lavoro degli abitanti del posto” è stato riportato “fedelmente ai suoi caratteri originali”.
Caratteri che prevedono la concentrazione nella struttura delle diverse funzioni “domestiche e agricolo-pastorali, racchiudendo sotto un unico tetto l’abitazione, la stalla il fienile”.
E’ così che possiamo apprendere usi e costumi dei Walser, termine che come spiega l’Enciclopedia Treccani si identifica con la “contrazione di Walliser, vallesano”, intendendo con esso “sia le popolazioni alemanniche emigrate in epoca medievale dal Vallese (Svizzera), e poi stabilitesi in numerose colonie lungo tutte le Alpi, sia la loro lingua”.
L’emigrazione, attestata nel ’200, ha prodotto nel corso del tempo anche l’approdo a questo territorio, lasciando tracce indelebili della cultura Walser, ben spiegate nel museo di Alagna che si trova nella frazione Pedemonte, “nato nel 1976, con l’intento di creare un centro di conservazione e valorizzazione” di tale popolo, diventando “un’importante testimonianza culturale e meta di visita tutto l’anno da parte di numerosi turisti”.
Il percorso di visita del museo infatti è scandito dal bilinguismo, dato che gli ambienti sono nominati non soltanto in italiano ma anche in Titsch, la lingua dei Walser.
Sul sito del comune di Alagna Valsesia (http://www.comune.alagnavalsesia.vc.it/Home/Guidaalpaese/tabid/14827/Default.aspx?IDPagina=5831) si legge che “l’antico caseggiato è stato venduto all’Unione Alagnese nel 1974 “con la precisa ed inderogabile condizione che il fabbricato in oggetto venisse opportunamente attrezzato e in perpetuo destinato esclusivamente quale museo storico degli usi e costumi della popolazione di Alagna”.
Fu così che “molti altri alagnesi diedero il loro contributo donando oggetti ed arredi”, mentre “i lavori di ristrutturazione, allestimento, esposizione e catalogazione oggetti vennero svolti gratuitamente”.
Si specifica poi che l’edificio “è stato costruito su tre piani con un basamento in pietra, costruito a secco e una parte sovrastante (“Blockbau”), interamente in legno di qualità differente a seconda del tipo di utilizzo”.
Si fa notare come nell’attuale allestimento del museo “al piano seminterrato si trovano la stalla (“Godu”), con il pavimento di lastroni”…
… “il soggiorno (“Stand”) adiacente e comunicante con essa, con il pavimento in legno”…
… “la cucina (“Firhus”) con strumenti per la cottura dei cibi, la stanza per la lavorazione del latte ed il locale per la preparazione dei filati e la tessitura della canapa”.
Invece al piano rialzato “sono allestite la camera da letto (“Stuba”) con l’alcova, la stanza per il deposito degli attrezzi da falegname, il locale degli oggetti artigianali e infine la sala dei documenti”.
Arriviamo così all’ultimo piano, “composto dal fienile (“Stodal”) con esposti gli attrezzi per l’agricoltura e per la lavorazione del legno e dalla dispensa (“Spicher”) con scaffali e rastrelliere usate per conservare i cereali e gli altri cibi”.
Camminando all’esterno dell’edificio, si incontra “un loggiato a pertiche trasversali per essiccare fieno (“Schopf”), segale e canapa, che venivano raccolti alla fine dell’estate”, spazi che venivano impiegati anche per il lavoro.
Sul piano dei reperti, “il museo raccoglie utensili per la lavorazione del latte, del legno, attrezzi per i lavori agricoli”…
… “arredi, telai per la tessitura, abbigliamento e quanto altro serviva per la vita di ogni giorno”.
La struttura litica dell’edificio sembra metafora della solidità della cultura Walser che ha resistito all’erosione del tempo e della modernità esattamente come ha fatto questa casa ancora magnificamente intatta.
L’innesto del legno nelle trame litiche è di rara grazia estetica, sviluppando una bellezza ieratica senza tempo.
Certi angoli espositivi inducono commozione, come quegli abiti tradizionali che realmente hanno ospitato vite al loro interno.
Incanta la grazia dei corredi, testimonianza di una manualità raffinatissima…
… con quei ricami che fissano con una data il tanto tempo trascorso e l’integrità del ricordo giunto fino a noi.
La modestia degli spazi del riposo sono un’ode bucolica all’esistenza intesa con semplicità e vissuta con sacrificio e dedizione…
… mentre i materici giochi antropomorfi dei bambini di un tempo ci ricordano dell’innocenza perduta e con essa la socialità tangibile che appare retaggio di un passato purtroppo sepolto.
Grande lezione anche sul piano dell’alimentazione, con l’esposizione di cibi concreti e carichi di gusto rurale, quale ammonimento sulle aberrazioni della cucina stellate e sul rispetto che invece si deve alle tradizioni gastronomiche ancestrali…
… con l’imprescindibile centralità del cibo più sacro, il pane, del quale i Walser hanno creato una propria ricetta piena del sapore della loro storia fatta di montagne…
… e di ingredienti atavici frutto dell’agricoltura di sussistenza, come i sanissimi e gustosi cereali.
Nel video che segue, un compendio delle emozioni visive vissute durante la visita al Museo Walser di Alagna Valsesia.
Info: https://www.unionealagnese.com/il-museo-walser.html