Musica popolare suonata con la storica Lira calabrese di Siderno (RC)
La costa jonica della Calabria come poche altre zone d’Italia mantiene fieramente vive antiche sue identità culturali, continuando a perpetuare ancora oggi lingue millenarie e tradizioni ancestrali: può accadere così che, seduti in un’osteria colta della provincia di Reggio Calabria, alla fine del pasto ci si possa imbattere in una canzone popolare suonata con uno strano ma bellissimo strumento antico, la Lira della Calabria.
Ci è accaduto alla Trattoria U Ricriju di Siderno (http://www.storienogastronomiche.it/trattoria-u-ricriju-siderno-gusto-estremo-della-tradizione-calabrese/), dove è lo stesso titolare Francesco Trichilo a intonare antichi brani con questo affascinante strumento, autoctono della città in cui si trova il locale, “suonato soltanto nei nostri 60 chilometri di costa”.
Nel video qui sotto, l’esibizione di Trichilo con la Lira calabrese.
Francesco Trichilo, malgrado la giovane età, si sta impegnando profondamente nella tutela della memoria storica del suo territorio, sia attraverso la cucina, riproponendo i piatti della cultura contadina del posto, come con la musica, con esibizioni da polistrumentista molto apprezzate dai suoi clienti (https://www.facebook.com/trattoriauricriju/).
Per approfondire la storia della lira calabrese, Trichilo ci ha indirizzato verso un profondo conoscitore dell’argomento, Ettore Castagna, intellettuale dai molteplici interessi, il quale ha intrecciato l’attività di musicista con quella di antropologo e ricercatore, occupandosi dei mondi musicali e coreutici calabresi (http://www.ettorecastagna.it/).
L’interesse di Castagna per la musica tradizionale nasce nel 1977, portandolo a partecipare a diversi progetti musicali incentrati sul repertorio tradizionale dei greci di Calabria e di Puglia e sulle sonorità calabresi minori, antiche e sconosciute.
Particolare l’attenzione rivolta al recupero e alla riproposta della Lira della Calabria sin dal 1980: ha fatto parte dell’equipe di studiosi e ricercatori che ha ritrovato la presenza dello strumento nel territorio calabrese, avviando un’attività didattica che ha contribuito a salvare e a rilanciare tale antico strumento del mondo bizantino.
Diverse le sue pubblicazione che ne fanno un punto di riferimento nell’ambito della musica popolare calabrese.
“Non esiste una tradizione di liuteria colta nel territorio di Siderno, come quella di Bisignano in provincia di Cosenza che realizza strumenti a corda e a fiato per la musica classica, la quale richiede l’impiego di determinati materiali e di precisi criteri costruttivi” esordisce Castagna, spiegando che invece “esiste una liuteria popolare: nel mondo dei pastori del Mediterraneo è sempre esistita la consuetudine di costruire in proprio gli strumenti musicali, diversi da quelli del repertorio classico, semmai mutuati da strumenti decaduti dal mondo della classica e rimasti in uso in quello popolare”.
Infatti “in Calabria sono esistiti vari centri dedicati alla costruzione di strumenti richiesti dal mercato della cultura orale e della pastorizia, come quelli per la zampogna a chiave situati nelle Serre Catanzaresi; la famiglia De Bonis, per esempio, realizzava sia la liuteria colta per la classica che quella popolare: costruiva chitarre classiche, violini o liuti per il mondo colto, mentre per il mondo popolare realizzava le chitarre battenti che discendevano dalla musica barocca”.
“Nel territorio di Siderno gli strumenti del mondo tradizionale sono la lira, il doppio flauto, la chitarra battente e il tamburello. La chitarra battente veniva realizzata fuori Siderno, mentre gli altri, come il doppio flauto (due pezzi di canna sapientemente intonati) o il tamburello (cerchio di legno con dei sonagli e la pelle), erano molto diffusi nel sidernese. Ancor di più lo era la Lira, anche grazie alla recente moda della tarantella pop che l’ha riportata all’attenzione dei giovani, ma in modo diversi da come era pensata, suonata, accordata, conservata e costruita nel mondo popolare”, prosegue Castagna.
“La lira calabrese era costruita secondo criteri di liuteria popolare: la scelta dei legni, la stagionatura, il modo in cui venivano lavorati, erano modalità che potevano somigliare alla liuteria classica colta, ma in certi aspetti si differenziavano notevolmente, come nel modo di scavare il legno o di bombare la tavola armonica, o di tornire le chiavi. Nel sidernese se le costruivano gli stessi suonatori, ma dalle mie ricerche iniziate nel 1980 è emerso che l’unico grande costruttore di lira del mondo contadino e pastorale sia stato Giuseppe Fragomeni di Mirto di Siderno, detto U Fanarra, ormai scomparso da vent’anni senza che nessuno ne abbia raccolto la sua eredità. Le lire Fragomeni costituiscono ancora oggi dei capolavori di liuteria popolare di insuperabile qualità sonora”.
Nella foto sottostante, l’immagine di una lira costruita proprio da Fragomeni.
L’impegno di pregiati intellettuali quali Castagna e Trichilo commuovono, perché è grazie a simili sensibilità se è ancora vitale la parte migliore dell’Italia, quella che non dimentica le proprie radici, ma che invece le rispetta e valorizza, comprendendo che certe tradizioni sono le solide basi del nostro Presente e la più pregiata rampa di lancio per il Futuro.