Nella Birra Amiata, il territorio Grossetano da bere
La birra come strumento di valorizzazione di un intero territorio: è la mission dichiarata del birrificio di Arcidosso in provincia di Grosseto che, non a caso, prende il nome dal monte Amiata, la cui imponente figura segna indelebilmente il paesaggio della sua zona di produzione.
“Amiamo il nostro territorio e cerchiamo di divulgarne la conoscenza attraverso la promozione dei prodotti tipici (inserendoli nelle nostre produzioni, come le castagne IGP che utilizziamo per la Bastarda Rossa e le altre birre di questa tipologia), della storia e delle leggende, inserendole nei nomi delle birre (Drago della Selva, Contessa, Aldobrandesca)”, si legge sul sito del birrificio, in cui si aggiunge che “la nostra produzione si avvale di un acqua particolarmente pura e leggera come quella della sorgente del Fiora, avviene in un ambiente naturale e genuino, lontano dall’inquinamento e dalle industrie”.
In questo contesto nascono birre artigianali realizzate con i “processi fabbricativi più antichi e più idonei”, non microfiltrate, non pastorizzate.
Il birrificio è attivo dal 2006, quando dei “semplici appassionati e produttori casalinghi di birre” si sono “trasformati in imprenditori per valorizzare la nostra amata montagna”. Ci tengono a sottolineare che “pochi elementi sono lasciati alla macchina”, infatti qui utilizzano “un processo che di fatto è simile a quello utilizzato dai birrai di oltre 200 anni fa”.
Per gli ingredienti torna prepotente il concetto di territorio: se orzo e luppoli provengono dalle migliori produzioni internazionali, sono invece strettamente locali prodotti caratterizzanti come la citata castagna IGP dell’Amiata, il miele di Marruca e lo zafferano purissimo di Maremma.
Prodotto simbolo di questa filosofia, la Bastarda Rossa, il cui nome non è una provocazione, bensì la reale denominazione di una varietà di castagna del Monte Amiata, da sempre “considerata la montagna ideale per la coltivazione della castagna, tanto che fin dal XIV secolo gli Statuti imposti alle comunità dell’Amiata prevedevano rigide norme per la salvaguardia e lo sfruttamento della risorsa castagno”: E’ una birra densa, masticabile, introdotta da profumi di malto e di caffè, in cui la castagna si avverte nel retrogusto, mentre nel finale spicca del cioccolato al latte.
Vera rarità poi una produzione in uno stile secolare ma pochissimo diffuso, chiamato Gose, tradizione brassicola tedesca della Sassonia concentrata soprattutto a Lipsia: è una birra salata, come dichiarato già sull’etichetta dalla Marsilia, la cui sapidità è evidente ma non invadente, lasciando spazio a un’intensa freschezza impreziosita dal profumo della zagara, per nulla disturbata da un corpo esile.
Buccia d’arancia e coriandolo sono invece gli aromi della Wonky Wit, blanche ad alta fermentazione il cui amaricante è subito intraprendente, mentre il corpo leggero ancora una volta ne esalta la freschezza.
Particolare Humalaya, una Tropical Milk IPA ad alta fermentazione di buona personalità che si avverte già dal suo ingresso in bocca: bouquet compatto, luppolo portato in trionfo, molto amara, molto intensa.
Durante l’ultima edizione dell’Italia Beer Festival abbiamo chiesto ad Alessio Bargagli di raccontarci filosofia e stile di produzione di questo birrificio.
Info: www.birra-amiata.it