Nitto Taverna Marinara, finalmente un grande ristorante di pesce a Catania
Finalmente Catania ha un grande ristorante di pesce. Sembra un paradosso, in una città di mare, eppure il capoluogo etneo da anni non ha un locale specializzato in cucina ittica ritenuto unanimemente di pregio, tanto che i catanesi (almeno quelli che capiscono di gastronomia) quando vogliono mangiare del buon pesce prendono l’auto e si spostano verso l’acese oppure puntano in direzione del siracusano. E’ il riflesso di un fenomeno più ampio che assegna a Catania il primato negativo tra le grandi città italiane nella considerazione generale della sua ristorazione (niente stellati e neanche un’osteria in guida Slow Food nell’edizione di Bell’Italia), a causa della diffusa sciatteria di troppi gestori che appaiono concentrati sul fare soldi con i turisti e poco sull’autenticità di ciò che portano in tavola.
Per fortuna la città recupera nello street food, dove invece vanta una delle tradizioni più importanti del mondo, come testimonia un nostro famoso e molto letto Speciale pubblicato tempo fa (www.storienogastronomiche.it).
Proprio da questo ambito nasce il ristorante che adesso illumina la gastronomia catanese. Si tratta di Nitto, piccola pescheria in piazza Mancini Battaglia a Ognina, suggestivo quartiere marinaro di Catania, la quale con buona ragione si definisce Oasi dei Frutti di Mare. Un locale di culto dove si possono scegliere frutti di mare e molluschi letteralmente vivi, da consumare crudi oppure da farsi cuocere al momento nella cucina casalinga presente nella struttura (anche in questo caso, ne abbiamo parlato, qui: www.storienogastronomiche.it).
Nitto ha avuto un tale meritato successo, da spingere i titolari ad allargarsi, in ogni senso, acquisendo una struttura contigua per darsi alla ristorazione più strutturata. Così è appena nato Nitto Taverna Marinara, diventando immediatamente il locale di pesce imprescindibile a Catania.
Tutt’altro che scontato il giudizio eccellente sul locale. C’era il timore che nel passaggio dallo street food (i piatti della pescheria si consumano davvero per strada, su pittoreschi appoggi) alla ristorazione al chiuso, si potesse perdere quel senso di autenticità rustica che da sempre contraddistingue Nitto e ne rappresenta il fascino.
Ci siamo così seduti al tavolo del locale tra grandi aspettative ma anche perplessità, ma tutti i dubbi sono stati immediatamente fugati.
A partire dall’accoglienza, ottima e per nulla affettata, per proseguire con sapori magnifici, cotture perfette, porzioni molto abbondanti, prezzi civilissimi.
Già i Calamaretti spillo fritti meriterebbero il viaggio: è come se un pezzo di mare venisse racchiuso in una robusta frittura che ricorda proprio quella di casa di un tempo, soda e scrocchiante.
Un capolavoro le sarde a beccafico: pesce così fresco da sembrare ancora vivo, dal condimento generoso ma perfettamente bilanciato sul piano organolettico, avvolto in una panatura ancora una volta sublime.
Gli amanti dei mitili non devono perdersi le Cozze Scoppiate, ovvero lasciate volutamente indietro nella cottura in maniera da mantenere intatti sapidità e sentori di mare.
Trionfale la Zuppa di frutti di mare, servita in un coccio di terracotta: un essenziale condimento a base di pomodoro lascia esprimere al meglio gli ingredienti, tra cui le iconiche telline tipiche delle rive delle spiagge catanesi.
Immancabile il classico assoluto di Nitto, le Linguine alle vongole: è il piatto che già spopola(va) nella versione street food, perché prevede che di vongole ce ne siano tante e di diversi tipi, un vero campionario del mare locale. Come sempre, la pasta è perfettamente al dente e il sughetto è in bianco, impreziosito dai succhi portati dagli stessi frutti di mare.
In questo contesto favoloso, da migliorare c’è soltanto la carta dei vini: era accettabile l’essenzialità della proposta nel locale street food, ma il ristorante potrebbe e dovrebbe permettersi di puntare a una maggiore qualità della proposta, sempre rimanendo attaccato alle referenze siciliane di prezzo contenuto, ma attingendo a produttori virtuosi, magari quelli più artigianali tra i piccoli vignaioli (ce ne sono tantissimi nell’Isola), invece di aziende commerciali come Firriato, Donnafugata, Planeta e Corvo, mentre è apprezzabile la presenza della pregevole cantina Milazzo. In ogni caso, tra le bollicine, ci possono stare quelle dello Charme Bianco di Firriato che almeno sono tratte da vitigni autoctoni siciliani.
Da applausi invece la disponibilità del personale, anche più del dovuto. Abbiamo assistito alla scena di un cliente che, malgrado la bassa preparazione in materia, per fare lo spacchiuso (quello che si dà arie senza poterselo permettere), ha osato lamentarsi della cottura di un polpo: i camerieri, per dare soddisfazione all’avventore, hanno subito chiamato in sala il cuoco, il quale, con immensa pazienza e apprezzabile umiltà, ha spiegato le ragioni per cui quella determinata specie ittica è necessario lasciarla indietro di cottura, in certi periodi dell’anno, per evitare che si indurisca. Il cliente si è azzittito (avrà capito la lezione?…), mentre lo staff del locale ha fatto una figura eccezionale, dando un grande esempio di come si gestisca un ristorante, anche e soprattutto ai loro modesti competitor.
Ultime note di merito per l’ambiente, arredato con buon gusto, senza eccessi, con il tocco di classe del dehor in cui si può anche mangiare sugli sgabelli. Intelligente infine distinguere due menu, uno di tradizione e l’altro di cucina gourmet, anche se noi difficilmente ci discosteremo dal primo.
Quanto riportato spiega perché a poche settimane dall’apertura Nitto stia già trionfando a Catania, affollatissimo da buongustai che finalmente hanno a disposizione quel tempio culinario che mancava da troppo tempo in città.
Info: Pagina Facebook “Nitto Taverna Marinara”