I nuovi vini rossi della cantina archeologica toscana di Guido Gualandi
Seguiamo da anni con appassionato interesse ogni evoluzione di Guido Gualandi, capace come pochi altri di portare la Cultura più elevata nella pratica delle vitivinicoltura, grazie a un fervore intellettuale irrefrenabile poggiato su solidissime e certificate basi di preparazione accademica.
Se Gualandi definisce archeologici i suoi vini non lo fa per mero vezzo o scaltrezza mediatica, bensì perché archeologo lo è davvero, con tanto di laurea e successive docenze. Quindi parecchio sul serio vanno prese le sue ricerche sulle antiche tecniche di vinificazione e il suo lavoro per il recupero di autoctoni spesso dimenticati, attinti dalla sua zona di elezione, Poppiano, frazione di Montespertoli, in provincia di Firenze, dove si trova il suo Podere Gualandi.
Allo stesso modo destano grande curiosità gli slanci verso il futuro di Gualandi, all’insegna di vini che intrecciano le uve territoriali con altre alloctone, ma per motivi sentimentali e non per calcolo commerciale, senza mai rinunciare allo stile materico delle sue produzioni, contrassegnato rigorosamente dall’assenza di filtraggio e dalla scrupolosa applicazione dei dettami del biologico.
Tre le novità sotto l’egida del Podere Gualandi che abbiamo provato e che ci sembra significativo fare conoscere.
Si tratta in tutti i casi di vini rossi.
Come un affascinante Aleatico in purezza “invecchiato 12 mesi in botti di rovere e vari mesi in bottiglia” che ti conquista già con un bouquet caldo e speziato, per passare a un approccio tanninico con il palato che ben si armonizza con una buona acidità. Su uno stimolante retrogusto linfatico di innestano note di melograno e susine. Sorso limpido che sa della purezza delle intenzioni.
Fin qui, eravamo nel classico, ma il talento irrequieto di Gualandi lo ha condotto sulla strada della sperimentazione organolettica con altri due vini che sanno di progetto erudito.
Come definire altrimenti un vino chiamato Il Pugnale in omaggio a un istinto mitopoietico che si sposa con la metafora semantica: sì, perché Gualandi ha individuato nell’arma bianca più iconica e selvaggia la perfetta espressione per simboleggiare un vino capace di penetrare nella percezione sensoriale del bevitore, lasciando il segno, trafiggendolo di bontà.
Parliamo di un blend tra Cabernet 80% e Foglia Tonda 20%, “invecchiato 20 mesi in botti di rovere e vari mesi in bottiglia”: appena liberato, profuma del legno del riposo, sfoderando subito in bocca una personalità succosa, ricca di frutto e spiccata acidità. La persistenza è davvero importante, prolungando lo sviluppo delle sensazioni, dalle quali emergono il pepe nero e il delizioso pizzico astringente del tannino, mentre un sorso pieno ma non invadente si impreziosisce di echi di mirtillo, prima di chiudere con la liquirizia. Notevole come il corpo prenda spessore progressivamente con l’ossigenazione.
Osa poi il calembour Gualandi per dare un nome al suo Scirazzino, indicato anche come Shirazzino, crasi dei due vitigni che lo compongono, Shiraz e Colorino, in percentuale eguale.
I profumi rimandano ai pepi colorati, mentre l’approccio al palato è fresco, aromatico, con una punta di abboccato e una screziatura balsamica.
Si notano ciliegie e cioccolato fondente che contribuiscono a una beva formidabile. Finale tenue ma comunque puntellato da suggestioni speziate.
Fin qui il godimento del corpo, ma sarebbe troppo poco per Gualandi, se non aggiungesse ulteriori stimoli percettivi in grado di vellicare ogni capacità intellettiva del suo utente finale. Occhio quindi alle etichette di questi vini, autentici trattati che creano un’osmosi tra filosofia e cenni esoterici, reperti archeologici e riferimenti magici, trascinando in un vorticoso viaggio figurativo che porta dalle terre degli Etruschi fino alla Mesopotamia, passando per le vestigia greche di Paestum, ma si viaggia anche nel tempo, dall’alba della civiltà mediorientale fino ai sincretismi medievali.
Non è finita: le illustrazioni, pure quelle sono frutto dell’estro di Gualandi, tracimante perfino nell’attività artistica.
Se a quanto detto aggiungete anche le grandi doti da storyteller di Guido Gualandi (ha lavorato pure nella comunicazione e si avverte), capirete bene perché vi suggeriamo di non perdere il suo avvincente racconto di questi vini, nel video qui sotto.
Info: https://guidogualandi.com/
Distribuzione: http://www.propostavini.com/ricerca-prodotti/?q=guido++gualandi