Osteria ConVivio a Fiumefreddo Bruzio (CS), saperi e sapori di Calabria
Un locale talmente pregno di Sapere, ricerca storica, afflato filosofico e responsabilità sociale, da superare il pur strepitoso godimento sensoriale che offre, ergendosi allo status di luogo di conoscenza ed elevazione intellettuale, rientrando a pieno titolo tra i più preziosi Beni Culturali dell’Italia: è tutto questo l’Osteria ConVivio, abbarbicata tra gli splendori architettonici del borgo di Fiumefreddo Bruzio, in provincia di Cosenza.
“Non una semplice osteria ma un luogo dove salvare insieme il cibo vero buono e sano” chiarisce subito il sito ufficiale, con la dedica a “chi ama mangiare e bere bene e di chi vuole capire ciò che mangia e beve”, attraverso l’atto di conoscere “la provenienza, la storia, l’intelligenza, la fatica e la passione che stanno dietro ai saperi e ai sapori buoni e sani”.
Un’osteria in cui viene celebrato il ruolo centrale delle donne, motore decisivo dell’Umanità, come dichiarato fin dalla porta d’ingresso, proseguendo poi con pannelli e documenti sparsi in cui viene affermato in ogni ambito il rispetto del primato muliebre.
Sotto il profilo della ristorazione, in primo piano “menù e specialità della Calabria”, basati esclusivamente “su prodotti tipici da piccoli produttori (IGP,DOP e/o Presidi Slow Food), con alle spalle filiere agroalimentari sicure e rispettose dell’ambiente”.
Già il pane è un manifesto, con la fragranza della sua farina da grani nobili come il Senatore Cappelli e il poco noto ma eccelso Maiorca, molita in maniera rustica, tanto da conservare tutto il pieno gusto del cereale e la chiara sensazione della naturalezza dell’impasto.
La Panzanella è un compendio di territorialità agricola, poiché utilizza il sempre più giustamente famoso Pomodoro di Belmonte (quindi siamo nella stessa provincia), cipolla di Tropea e le originalissime olive schiacciate con la pietra secondo la consuetudine locale.
La ricetta identitaria per eccellenza del borgo è la Frittata di patate (in questo caso della Sila), la cui peculiarità è che si tratta di una finta frittata, in quanto non prevede l’uso delle uova, sostituite dalla farina, aggiungendo ingredienti come pecorino, peperoncino, basilico e aglio: da divorare.
Golosissime le Polpette di melenzane: vengono prima bollite, dopo di che si aggiunge il pane insieme ad aglio, basilico e pecorino. Da sottolineare che le materie prime vegetali provengono da un orto curato dagli stessi gestori dell’osteria.
Pura poesia la Passatina di Ceci.
Un capolavoro la Pasta china, caposaldo della cultura (gastronomica e tout court) calabrese: una pasta al forno traboccante di formaggio silano e salumi, tempestata dalle celebri minuscole polpettine che ne hanno fatto una leggenda.
Una persona al tavolo, di origini calabresi, si è commossa già avvertendone il profumo, esclamando “è esattamente come la faceva mia nonna”. Un piatto di bontà indescrivibile, il quale di per sé vale un viaggio fino a Fiumefreddo Bruzio, pure a piedi…
Ma le prelibatezze non sono finite.
Bisogna ancora assaggiare l’Olio extravergine di oliva Ottobratico prodotto dall’Olearia San Giorgio di San Giorgio Morgeto, in provincia di Reggio Calabria: è tratto dalla cultivar autoctona Ottobratica, così chiamata perché la sua maturazione ottimale avviene nel mese di Ottobre. Questa versione dell’azienda dei fratelli Fazari ha un ingresso al palato che appare dolce, per poi virare nel finale verso una chiara impronta piccante, creando così un equilibrio di mirabile schiettezza. Presidiato da Slow Food, è meraviglioso goderne su una fetta di pane.
Perfino l’acqua minerale qui è autoctona calabrese, poiché la Mangiatorella scaturisce da una sorgente che “si trova a 1.200 metri di altitudine, alle falde del Monte Pecoraro, immersa nell’incantevole paesaggio del Parco delle Serre calabresi, nei pressi di Stilo, graziosa cittadina ricca di storia, in provincia di Reggio Calabria”.
Da non perdere i ricercati formaggi della zona che provengono da piccoli produttori.
Arriviamo così a una preparazione che rappresenta uno dei più preziosi documenti antropologici del nostro Paese, la Filiciata: è una cagliata fresca adagiata su foglie di selci, dalle quali prende non soltanto il nome ma anche l’aroma.
Delicatissima, emoziona a ogni boccone, per il carico di storia contadina che si porta dietro.
L’intero pasto lo abbiamo accompagnato con il Cirò di Cataldo Calabretta (www.cataldocalabretta.it), rigorosamente biologico e soprattutto non allineato con la dilagante omologazione di questo vino che rappresenta l’anima enoica della regione: la versione Classico Superiore del 2015 ha un bouquet denso, il sorso succoso e pulito, il retrogusto speziato, manifestando un grande eclettismo nel sostenere ogni piatto della cucina calabrese.
Un tripudio di sensazioni che potete vivere attraverso le suggestioni visive del video che segue.
Nota di merito anche per gli arredi, tutti in legno recuperato da altri utilizzi, quindi decorato con colori naturali, donando fascino remoto e ammaliante appeal nostalgico.
Questo luogo meraviglioso è opera della sensibilità, generosità e competenza di Raffaele Leuzzi, luminare della medicina che si è messo (pure) dietro ai fornelli per dare luce alla sua terra di origine, creando attraverso l’osteria e le attività turistiche a essa legate delle opportunità di lavoro per i giovani del posto, contribuendo all’affermazione di Fiumefreddo Bruzio come una delle principali mete da visitare in Italia.
Anche per questo è estremamente interessante ascoltare le sue parole nella videointervista che segue.
Info: www.borgodifiume.it