Pane Nero di Castelvetrano, Presidio Slow Food della Sicilia
“La forma è quella di una pagnotta rotonda, che in siciliano si chiama vastedda, la crosta è dura e color caffè (cosparsa di semi di sesamo), la pasta è morbida e giallo grano”: ormai assurto a celebrità per gli amanti dei prodotti da forno, “il pane di Castelvetrano è diventato negli anni sempre più raro e ha rischiato addirittura di scomparire per la sua particolarità di essere cotto esclusivamente nei forni a legna e di essere prodotto con grani siciliani macinati a pietra”, così da fare scattare la tutela da parte di Slow Food.
Fondamentale riportare che è grazie alla rarissima qualità di grano autoctono chiamata timilìa “che il pane di Castelvetrano diventa nero e straordinariamente dolce e gustoso, con profumi intensi e un particolare aroma di tostato”.
Un pane divenuto uno dei vessilli dell’intensa attività condotta tra campi e mulini da Filippo Drago, vate della macinatura a pietra, il quale con un’azione di politica culturale sta promuovendo attivamente la rinascita degli antichi grani siciliani, tra cui quello da cui scaturisce proprio il Pane Nero di Castelvetrano, città nella quale opera l’appassionato mugnaio. Ascoltiamolo.
Info: www.fondazioneslowfood.it