Parco ArcheoDeri a Bova Marina (RC), dalla preistoria all’ebraismo
Una vivida dimostrazione dell’atavica predisposizione della Calabria ionica ad accogliere popoli e usanze, in un processo di continua contaminazione virtuosa che ha reso questa terra uno dei prodigi antropologici più complessi, ricchi e affascinanti del mondo. Il Parco Archeoderi è la summa di questo meraviglioso sincretismo culturale, con la sua stratificazione millenaria di presenze umane e delle loro organizzazioni civili e religiose, comprese le consuetudini commerciali e le abitudini alimentari.
Il Museo Archeologico e Antiquarium Archeoderi si trova nel Fondo San Pasquale di Bova Marina, in provincia di Reggio Calabria, nel cuore della cosiddetta Calabria Grecanica.
Corretta la definizione di parco archeologico, visto che per buona parte è da visitare all’aperto, passeggiando alla ricerca di impronte storiche disseminate tra il rigoglio delle erbe spontanee. Orme che sono soltanto l’apice di chissà quanti tesori ancora sepolti nell’area: gli archeologi hanno portato alla luce quel che potevano, con i pochi fondi che sono arrivati a singhiozzo negli anni, ma sarebbe auspicabile un intervento finanziario ben più consistente e costante per recuperare storie che non parlano soltanto al turismo locale bensì alla sensibilità di tutti noi. Commovente la passione e la competenza di chi fa le visite guidate, fondamentali per orientarsi tra elementi che hanno bisogno di un racconto documentato per essere compresi appieno.
Sul sito del Mibact – Direzione Generale Musei del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, del Parco si racconta che è stato inaugurato nel giugno 2010 “ intorno all’area sinagogale rinvenuta negli anni Ottanta, presso la contrada da cui trae il nome Deri, richiamando la tradizione dell’Antica Delia o Scýle, secondo gli antichi Romani”. Da qui l’affermazione perentoria ma condivisibile che ci si trovi “in un sito archeologico tra i più importanti del Mediterraneo, infatti, la sinagoga, risalente al IV secolo d. C., è la più antica in Occidente, dopo quella di Ostia Antica, ed il suo ritrovamento ha aperto nuovi scenari storici sulla presenza degli ebrei nella Calabria meridionale”.
Ad accertarne l’esatta natura è stato il “rinvenimento di un mosaico raffigurante i più importanti simboli giudaici: la menorah (il candelabro a 7 bracci), lo shoffar (il corno d’ariete), il cedro e, il ramo di palma e il nodo di Salomone”. Un evento così eccezionale da meritare la visita dell’allora rabbino capo di Roma Elio Toaff, “il quale confermò la piena compatibilità dei ritrovamenti con una struttura sinagogale” (musei.beniculturali.it).
Sul depliant ufficiale del Parco, aperto dalla significativa definizione per Bova Marina di “9000 anni di storia e cultura”, si legge che Archeoderi nasce dalla volontà “di trasmettere l’anima di una terra antica che è stata punto di incontro di grandi civiltà”, citando “greca, romana, giudaica, bizantina e araba”.
Sul sempre imprescindibile portale Calabria Greca un prezioso testo a cura di Pasquale Faenza sottolinea il pregio antropologico più remoto del Parco, riportando di campagne di scavi archeologici che hanno evidenziato come fin dall’età Neolitica ci fosse antropizzazione di questo territorio, con tracce di culti legati alla dea Madre e testimonianze del passato “riscontrabili attraverso i reperti custoditi nell’Antiquarium” (calabriagreca.it).
L’Antiquarium, informa ancora il depliant del Parco, custodisce al suo interno “importanti reperti rinvenuti in varie località del territorio bovese, appartenenti a epoche diverse” che vanno “dal VII millennio a.C. al VII seco. D.C.”.
Si tratta di “tipici manufatti di cultura materiale neolitica”, come ceramiche decorate, asce in pietra strumenti litici, vasi decorati, nonché di testimonianze di epoca greco-romana e di rarissimi ritrovamenti giudaici, tra cui anfore, vasi, stoppini, lucerne, monete.
Fonti settecentesche confermano queste terre come “in origine abitate “dalla gente Aramea”, giunte qui sotto la guida di Aschenez, pronipote di Noè: Ebrei dunque, poiché con il termine di aramei erano indicati nel XVIII secolo i giudei ancora presenti nell’Italia Meridionale e nelle Isole”.
Fonte avvalorata “quando, durante la costruzione di un nuovo tratto della statale 106, venne alla luce una sinagoga del IV sec. d.C., tra le più antiche del Mediterraneo”. Lavori che hanno dunque contribuito a una grande scoperta per l’umanità, ma al tempo stesso hanno lasciato l’ingombrante presenza dei piloni che sostengono la sede stradale, piazzati proprio in mezzo ai reperti.
Altri scavi hanno portato a nuovi rinvenimenti che lasciano “oggi aperta la questione se possa trattarsi o meno di un più antico luogo di culto israelitico”. Del resto, prosegue ancora Calabria Greca, “la presenza di una comunità ebraica nel sito di Bova Marina non integra solo il quadro degli insediamenti israeliti della costa ionica, documentati nel Tardo Antico anche a Reggio e nella vicina Lazzaro, ma accerta, grazie al rinvenimento di un timbro con un candelabro a sette bracci, impresso su un’ansa di fabbricazione locale (IV-V sec. d.C.), l’esistenza di una attiva produzione e commercializzazione di cibi kosher, cioè preparati secondo le norme alimentari ebraiche”.
Un patrimonio che ha portato la struttura ad arricchirsi di un Centro di Documentazione per il Patrimonio Culturale e l’Ebraismo nell’Area Grecanica, composto da sale espositive, sala proiezione con materiali audiovisivi e una biblioteca specializzata.
Si esce da una visita a questo luogo con una emozionante conferma della necessità del confronto tra le civiltà e del loro studio comparato: Archeoderi è un atlante della biodiversità umana, un sunto della varietà di istanze e competenze che alberga in ogni comunità, della differenza da coltivare come valore positivo, indispensabile per la nostra continua evoluzione.
Abbiamo raccolto con le nostre telecamere degli sprazzi di questa magia ancestrale e ve li offriamo nel video che segue.
Info: www.comune.bovamarina.rc.it