Parco Archeologico di Capo Colonna, sacralità della memoria a Crotone
Quando il sacro diviene universale e parla oltre ogni credo e attraverso le epoche, riesce a raggiungere il cuore di tutti, come accade nel Parco Archeologico di Capo Colonna, avviluppato dalla stupefacente meraviglia della nobilissima costa ionica calabrese che si sviluppa a circa dieci chilometri di distanza da Crotone.
Sono cinquanta ettari di memoria antica che svettano su quel promontorio di Capo Colonna dal quale l’area prende il nome odierno, il quale invece in epoca remota era Lakinion akron.
Come spiegato sul sito del Polo museale della Calabria che ne cura la tutela e la valorizzazione, la zona “comprende l’area archeologica, circoscritta dalle mura di età romana, una zona boschiva e a macchia mediterranea, simbolo del bosco sacro a Hera, e l’area del Museo”.
Noi ci siamo soffermati nell’area archeologica che ospita i resti “dell’Heraion Lakinion, santuario extraurbano della colonia greca di Crotone, ancora attivo in età romana”, un luogo di culto con frequentazioni illustri come quelle di Pitagora e Annibale, il quale vanta di essere stato sede della Lega Italiota, “confederazione a carattere politico e militare che riuniva tutti i Greci d’Occidente”.
Alla funzione religiosa il santuario associava anche quella geografica e nautica, poiché “rappresentava un riferimento essenziale per la navigazione e un rifugio sicuro”…
… di cui si faceva garante la dea Hera che “proteggeva anche la natura e in particolare i bovini che pascolavano liberamente all’interno del bosco a lei sacro”.
Nell’area sacra sono presenti resti di un antico luogo di culto arcaico, templi, luoghi per i banchetti e per il riposo, insediamenti romani, ma anche parti di ville baronali settecentesche e di una chiesa, fino alla vestigia più importante rappresentata dal tempio dorico di Hera Lacinia (470-460 a.C.), la cui unica colonna superstite è “divenuta emblema del Parco e del promontorio”.
E’ proprio l’alto simbolismo di tale colonna ad avere alimentato il fascino dell’area: si erge nel cuore dell’intreccio di fughe verso l’infinito che centrifugano di emozione lo sguardo, assurgendo a icona filosofica quasi come il monolite kubrickiano, tra il monito del Passato e l’indizio del futuro, mentre presidia il presente dall’alto della sua stentorea solitudine architettonica. Il suo essere unica monade eretta di un universo urbanistico sublimato nell’ipotesi del ricordo, carica la colonna di emozione che si trasferisce all’osservatore in forma di brivido mistico, come se avesse assunto in sé tutta la sacralità di questo luogo eletto dall’Uomo quale tabernacolo della propria tensione spirituale.
Così anche il panorama diviene cultura, il paesaggio tracima nella lezione di vita, l’incanto visivo trascende nella riflessione interiore.
I passi che giovano per attraversare l’area mutano in percorso esistenziale, facendo della visita a Capo Colonna non una tappa turistica bensì un momento di formazione della propria sensibilità.
Nel video che segue, abbiamo raccolto frammenti visivi di ciò che abbiamo vissuto durante la permanenza nell’area.