Plastico di Bari Vecchia a Palazzo Simi, urbanistica come opera d’arte
La stupenda stratificazione urbanistica carica di vitalità di Bari Vecchia può essere osservata nella sua scheletrica razionalità materiale grazie a un plastico allestito sempre nel capoluogo pugliese a Palazzo Simi, casa rinascimentale la cui stratificazione archeologica ha reso assimilabile a un museo eclettico che attraversa era imperiale, alto-medioevo ed epoca romanica.
Lo sguardo dell’osservatore ad altezza naturale diviene come quello a volo d’angelo di un drone, capace di sorvolare interi scorci urbani con il solo passeggiare intorno alla base di tale costruzione in miniatura.
L’assenza di colore, come a volere esaltare la nuda materia, assume il valore di visione astratta, riconducendo le trame costruttive a puro ordito geometrico, reticolo concepito dall’Uomo ma svuotato della sua stessa presenza, dove, lungi dal trascendere nell’ipotesi di una ghost town raggelata dal cemento tombale di Burri, si ascende piuttosto alla metafisica di De Chirico, sostituendo l’empirico vociare del popolo con l’irreale silenzio della forma deantropizzata.
Colpiscono le riproduzioni di piante e alberi, ridotti a bonsai anemici non (più) attraversati da linfa vitale ma ingessati dalla rigidità del manufatto, con il verde immaginato trascolorato in un umbratile marroncino che non è effetto da foliage autunnale bensì rigor mortis d’una materia mai stata viva.
Ma il tutto è scaldato dalla suggestione infantile del gioco componibile, ricordando architetture di Lego e sudate ore di educazione tecnica, rievocando il mancato ingegnere che c’è in ognuno di noi.
L’ultima suggestione giunge da quelle navi lanciate verso un agognato mare aperto, snelle e ficcanti, del tutto inconsapevoli di essere a un passo dal soffio dell’abisso, restituendo la vittoria alle confutate colonne d’Ercole e dando l’unico senso non risibile alla piattezza della Terra.
Un’opera che alla fine ci conferma che se Bari Vecchia è un mito antropologico lo deve all’umanità che la abita e al cuore insito in ogni suo vicolo, invisibile allo sguardo ma da ascoltare attentamente nel battito quotidiano che dà il ritmo a un’intera comunità e a chi ha la fortuna di venirvi a contatto.