Podere Il Castellaccio, tornano gli antichi autoctoni nel bolgherese (LI)
Ripiantare vecchi vitigni identitari a un passo da un territorio in cui l’identità è stata invece cancellata, è un atto di coraggio e di grande civiltà.
A compierlo è Podere Il Castellaccio che ha deciso di ripiantare uve autoctone alle porte di quella Bolgheri dove invece le uve autoctone sono state sostituite da vitigni internazionali. Le ragioni della Cultura vengono così poste come vitale alternativa a quelle del mercato. Così come le ragioni del gusto enoico locale risultano vincenti rispetto alla ovvietà del taglio bordolese.
Il progetto consiste in “un vigneto dai quarant’anni di storia” che “rappresenta la tangibile testimonianza di una tradizione tramandata nel tempo”: così “antichi cloni di Sangiovese, Ciliegiolo, Foglia Tonda e Pugnitello, praticamente scomparsi dal patrimonio viticolo locale, sono oggi il centro di un’accurata operazione di recupero e valorizzazione al fine di esprimere il loro potenziale qualitativo”.
Siamo “in un angolo della Toscana sul litorale della Costa degli Etruschi, nel cuore della maremma livornese”, nel comune di Castagneto Carducci, lo stesso che vanta tra le sue frazioni proprio quella di Bolgheri.
Qui invece ci troviamo in Località Segalari, dove il podere “si estende per più di quindici ettari suddivisi in vigneti, oliveti, bosco e una piccola parte destinata all’allevamento di cavalli”: è il magnifico contesto naturale in cui “si sono susseguite due generazioni, ma la passione e la sensibilità sono rimaste invariate”.
Due i vini prodotti, Valénte e Dinostro, intesi come “il concreto risultato del nostro progetto di ritorno alle origini”, attraverso “il recupero di antichi cloni, indissolubilmente legati alla tradizione vitivinicola toscana, nello specifico della zona di Bolgheri”.
Cloni le cui uve sono coltivate con metodi naturali, per essere poi vinificate con l’uso di lieviti indigeni.
Cloni raccolti tutti insieme nel Valénte, presentato come “l’espressione della storia dei vitigni toscani: 70% Sangiovese e un 30% suddiviso tra Ciliegiolo, Foglia Tonda e Pugnitello”: al naso si percepisce netto un aroma di Pepe di Sichuan, il cui mix di piccante e dolce si ritrova nel sorso, immerso in una suadente acidità. Con l’ossigenazione, di minuto in minuto emergono tutte le complessità varietali portate in dote dai magnifici vitigni assemblati.
Esperienza classica e senza tempo quella offerta dal Dinostro, Sangiovese in purezza che sembra riportare nel bicchiere sia la campagna lussureggiante in mezzo alla quale è nato che il mare in cui si specchia a poca distanza.
A raccontarci questo bel progetto di cultura enologica del Podere Il Castellaccio è Alessandro Scappini.
Info: www.podereilcastellaccio.it
Distribuzione: www.propostavini.com