E’ Pront ‘O Mangià, la trattoria di Napoli dove provare ‘o broro ‘e purpo
Ci sono tante ragioni per avventurarsi nella zona di Porta Capuana, dall’osservarne le architetture storiche alla possibilità di fare un giro nel mercato rionale ‘O Buvero ‘e Sant’Antonio. Qui si viene anche per la ricca offerta di ristorazione popolare, con posti dove si mangia magnificamente con pochissima spesa.
Ma se siete appassionati di gastronomia, non potete perdervi una specialità di questa zona che rischia di scomparire, ‘o broro ‘e purpo.
“Era la specialità delle bancarelle di Porta Capuana” ricorda Amedeo Colella nel suo imprescindibile MangiaNapoli edito da Ateneapoli: tipico dell’approssimarsi dei primi freddi, quando si prende il polpo bollito, se ne “taglia una grande ‘ranfa e ripone i pezzettini nel fondo della tazza”, quindi si “apre il pentolone bollente e riempie la tazza di fumante brodo di polpo”.
Oggi, quei killer della Comunità Europea che stanno uccidendo la cultura gastronomica popolare italiana in nome delle fisime sanitarie del salutismo idiota, hanno dichiarato fuorilegge il preparare e servire questa specialità laddove è nata, ovvero per strada, determinandone la quasi estinzione.
La sopravvivenza di questa vestigia della cucina popolare napoletana oggi è legata al suo ripararsi al chiuso di qualche locale che ancora persevera nel prepararla.
E’ Pront ‘O ‘Mangià è quello che ha più a cuore il brodo di polpo, perché la famiglia Grossi che lo gestisce ha venduto questa specialità per strada fino a quando le leggi glielo hanno consentito. Oggi ne conserva la memoria e ne propone ancora il gusto in questa trattoria al numero 65 di via Cesare Rosaroll.
Qui ‘o broro ‘e purpo lo servono ancora nella caratteristica tazza bollente, con dentro i tentacoli da catturare con uno stuzzicadenti. Pepatissimo ma irresistibile, commuove gustarlo mentre guardi davanti a te le immagini di come veniva venduto un tempo questo pezzo di storia di Napoli.
Ecco come ne parla Mattia Grossi che sta proseguendo la tradizione di famiglia.
Una volta provato il brodo di polpo, E’ Pronto ‘O ‘Mmangià offre tante altre squisitezze, in una piacevolissima atmosfera ricca di umanità.
Ricco il buffet di antipasti, in buona parte improntato alla tradizione dei mangiafoglie, come venivano un tempo definiti i napoletani, quando la povertà e la penuria di materie prime di origine animale li costringeva a consumare verdure e legumi, dando vita però a una cucina vegetariana di necessità di grande pregio e oggi tornata attualissima.
Diverse le specialità da non perdere.
Intanto i tipici peperoni verdi dolci, più piccoli di quelli lombardi ma dalle caratteristiche organolettiche simili: passati in padella con un po’ di pomodori in pezzi, sono una vera delizia che apre l’appetito.
Le melanzane alla pollastrella sono una vecchia ricetta: hanno un esterno dorato da leggera frittura, mentre all’interno stuzzica il loro ripieno di formaggio e prosciutto.
Tra le tante proposte del pranzo, caldamente consigliabili i primi di pesce, anche perché la famiglia Grossi è di origine luciana, ovvero proviene dal borgo marinaro di Santa Lucia, il più antico di Napoli, dove sono nati alcuni classici della cucina della città.
Abbiamo provato delle perfette linguine al cartoccio ai frutti di mare, tripudio di golosità senza traccia di untuosità: leggeri e gustosi, da manuale.
Strepitosi i paccheri al coccio, ovvero con la gallinella, piatto di monumentale ricchezza e bontà. La gallinella è adagiata intera accanto a una tempesta di pasta sormontata da una colata di ottima salsa di pomodoro a pezzettoni. Già la pasta in sé è così buona che sarebbe gustosa perfino scondita. Figuratevi con l’apporto di un pesce di pregio come la gallinella, cotta alla perfezione. Piatto unico che sazia all’inverosimile e la cui bontà vi rimarrà impressa nella mente per sempre.
Poco convincenti soltanto i vini in bottiglia: meglio, nel periodo estivo, scegliere quello in brocca dentro il quale galleggiano dei pezzi di percoca, tipologia di pesca gialla molto diffusa da queste parti: la composizione può ricordare la sangria, ma è usanza dell’area di Procida insaporire in questo modo il vino.
Uscendo dal locale, non mancate di stringere la mano a Mattia: vi regalerà un sorriso dolce, capace di rassicurare chi teme che l’anima della cucina napoletana possa andare perduta. Grazie a eroi di tutti i giorni come lui, un pezzo della nostra Identità è salvo.
Info: È pront o mangia