Proposta Vini 2021, omaggio a Veronelli, novità e progetti speciali
Quando si ama e conosce profondamente qualcosa, si finisce col darla per scontata, come rischiava di avvenire con la figura del personaggio più influente di sempre nel mondo del vino, quel Gino Veronelli ormai icona santificata in automatico da appassionati e addetti del settore, il cui pensiero e i preziosi scritti invece andrebbero rinfrescati nella nostra memoria, magari sottoponendoli a rinnovate attente letture: uno stimolo che ci arriva adesso dal catalogo 2021 di Proposta Vini dedicato rispettosamente e appassionatamente a questo intellettuale, la cui vibrante (ri)evocazione ci spinge a non darlo per assodato, bensì ad apprezzarne non soltanto le intuizioni pionieristiche ma anche le lezioni imperiture.
Il compito di omaggiare Veronelli nel catalogo lo assume con coraggio e lucidità il titolare della società di distribuzione trentina, Gianpaolo Girardi, nel consueto suo attesissimo editoriale che ogni anno indica prospettive, stimola riflessioni, propone soluzioni, apre dibattiti, insomma, crea stimolo culturale nell’ambiente vitivinicolo.
Lo scritto parte dalla descrizione dell’Enciclopedia Treccani che nell’edizione del 2002 del libro dell’anno presenta Veronelli come innamorato fin da giovanissimo “dei vini e dei loro produttori”, impegnato con preveggenza a stimolare i vignaioli “con ogni possibile mezzo – giornali, libri, radio, televisione” affinché facessero prodotti “sempre più belli e buoni”. L’effetto fu “che i vini del paese di Chissà divennero i migliori del mondo ed i suoi vignaioli – pressoché tutti, all’inizio, poverissimi – quantomeno benestanti” (Enciclopedia Italiana, Treccani, il libro dell’anno 2002, Marchesi Grafiche Roma, 2002, pag. 527).
Girardi ricorda invece che “in un tempo ormai lontano in televisione si presentò un uomo che cominciò a parlare agli italiani e, in particolare, agli italiani contadini e agli italiani vignaioli, a quelli che dovevano scegliere (o avevano già scelto) tra la fabbrica e la grama vita dei padri lavorando la terra”, dicendo loro “con un linguaggio chiaro e comprensibile” di smetterla di piangersi addosso, perché in possesso della natura di “veri artisti” in grado di applicare “una conoscenza sedimentata dal tempo” che deve renderli fieri di ciò che fanno e sono.
E’ a quello stimolo che Girardi fa risalire la presa di coscienza “di essere custodi di una cultura millenaria e dell’importanza del loro agire: dal lavoro in vigna al brindare con gli amici”, per questo ci tiene a sottolineare che di ciò bisogna ringraziare proprio Luigi Veronelli, senza il quale “i viticoltori italiani sarebbero probabilmente servi di grandi gruppi e non in grado di gestire in autonomia le proprie scelte di vita”.
Ci si chiede quindi come sia riuscito a creare il Rinascimento enoico italiano, lui “visionario pragmatico, capace di trasmettere energia, buon senso e coscienza del fare”, con idee politiche “vicine ai movimenti che in quel periodo, tra gli anni ’70 e ’80 del ’900, si definivano anarchici e, per questa ragione, era considerato da taluni un sovversivo”, mentre “Umanità Nova, periodico del movimento anarchico, con Angelo Pagliaro, n. 3 del 31 gennaio 2010, così lo descrive: come Fabrizio De André, Léo Ferré, George Brassens anche Luigi Veronelli era un libertario, un uomo colto, senza dogmi, senza ipocrisie, in perenne lotta contro le armate schiaviste delle multinazionali”.
Viene rievocato uno storico momento di televisione in cui “in una trasmissione con Chiambretti, Luigi dichiarò che tutti i peggiori tiranni della storia erano astemi, mentre Bakunin si faceva le sue quattro bottiglie al giorno e in più aveva un’attività erotica notevolissima”; era Il Laureato Bis e correva l’anno 1996, circa nove minuti di lectio magistralis in cui Gino scatenò applausi da stadio in un uditorio – va evidenziato – di non esperti: Veronelli lo stesso anno nell’house organ del Vinitaly definirà quell’esperienza “una lezioncina agli universitari milanesi (Statale, Bocconi, Cattolica, Politecnico, Iulm)” per la quale pensava di trovare “una platea ostile dovendosi ipotizzare, tra di loro, molti bevitori di Coca-Cola”, mentre “sono bastate poche parole – e non perché io sia bravo – e tutta la platea era con me, meglio, con il vino” (http://www.veronelli.com/luigi-veronelli/vinitaly-2013-7-10-aprile.html).
Un caloroso entusiasmo per il vino che nessun altro ha mai ottenuto, a dimostrazione delle doti anche di comunicatore e, perché no, affabulatore di Veronelli, fondamentali per la sua opera di divulgatore.
Girardi dunque ammette che “nella mia vita professionale, ogni volta che credevo d’aver scoperto qualcosa di autentico, o che ritenevo importante, dovevo poi sempre riconoscere che quello che avevo pensato, detto o scritto lo aveva già espresso lui… molto tempo prima”, come nel caso della sua ormai proverbiale frase “il peggior vino del contadino è migliore del miglior vino d’industria”, la quale rappresenta per Proposta Vini “una pietra miliare in ogni ambito di scelta e di ricerca”.
E’ così che il linguaggio di Veronelli “ha influenzato in maniera precisa quello di molti giornalisti a partire dagli anni ’90 del secolo scorso”, nonché le “innumerevoli guide presenti oggi in Italia”, oltre a essere stato “un precursore ante litteram degli attuali, seguitissimi, show televisivi dedicati alla cucina e all’enogastronomia e degli innumerevoli programmi che si occupano di questi temi”.
Crediamo che Gino, appassionato pure di calcio, interista sfegatato e cultore del genio di Meazza, avrebbe apprezzato la stilettata dell’allenatore del triplete nerazzurro José Mourinho che sentenzia “chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio”: se parafrasando il tecnico portoghese si potrebbe allora ipotizzare che “chi sa solo di vino (o pensa di saperne…), non sa niente di vino”, tale aforisma non riguarda invece per niente Gino, poiché lui ben prima di plasmare il mestiere di critico enogastronomico ha sviluppato tanti altri interessi intellettuali e ulteriori competenze professionali.
E’ stato infatti un autentico letterato in grado di fare la storia anche con la sua casa editrice, sempre alla propria maniera, poiché fu proprio un volume da lui pubblicato come Veronelli Editore (Storielle, racconti e raccontini del marchese De Sade, Milano, 1957) a essere oggetto nel 1961 dell’ultimo rogo pubblico di libri in Italia, bruciato nel cortile della questura di Casbeno a Varese perché accusato di pornografia: mentre le fiamme divoravano quelle pagine ritenute dissolute, lui era lì che applaudiva a tale crudele gesto di violenza censoria, segno della sua fierezza etica e smacco verso quelle autorità alle quali non riconosceva alcuna autorevolezza.
L’unica figura istituzionale alla quale dava credito era quella del sindaco, carica frutto dell’elezione diretta da parte del popolo, l’unica deputata a incidere concretamente sui bisogni quotidiani reali di una comunità: per i primi cittadini ha pensato alla possibilità che decretassero in autonomia il legame con il proprio comune di preparazioni e prodotti tipici o di attività identitarie, creando la De.Co., Denominazione Comunale che irride tutt’oggi il potere tentacolare di ministeri e poteri forti su cibo e tradizioni, restituendoli alla collettività territoriale di appartenenza.
Significativo il segnale giunto anche dai suoi ultimi anni di vita: invece di accomodarsi riverito e coccolato in qualche salotto buono di quei produttori diventati ricchi e potenti anche grazie a lui, preferì abbracciare la causa dei giovani irredimibili dei centri sociali, come il celebre Leoncavallo di Milano, calandosi ancora nei panni dell’agit prop a quasi ottant’anni e già praticamente cieco, promuovendo il progetto-movimento radicale Terra e libertà/Critical wine e sostenendo quella “fiera feroce” chiamata La Terra Trema che è ancora vitalissima.
La conseguenza di tanta grandezza è che “anche noi, sommelier, baristi, enotecari e distributori che il vino quotidianamente lo promuoviamo e lo vendiamo, troviamo nelle parole di Luigi un supporto culturale indispensabile per spiegare le ragioni, i prezzi e le storie che vi ruotano attorno”, come si legge in conclusione dell’editoriale di Girardi.
Ma il tributo si dipana lungo l’intero catalogo, riportando anche interessantissime lettere autografe di Veronelli.
Tanti altri sono ancora i motivi di interesse del catalogo.
Tra i progetti speciali, diverse le realtà che hanno conquistato la nostra attenzione, tanto che ne approfondiremo la conoscenza nelle prossime settimane, in questi ambiti: Vini Estremi (Carema, Piemonte); Bollicine da Uve Italiane (Conti Thun, Vallis Mareni, Cà de Noci, La Piana, Estasi); Vini dell’Angelo (Angelica, Furlani, Rore, Endrizzi, Salizzoni); Vini delle Isole Minori (Laguna di Venezia, Mola); Vini Vulcanici (Tanca Gioia); Vini Franchi (Francesco de Beaumont); Dinamiche Interpretazioni (Chiussuma, Cappella Sant’Andrea, Petrilli, Cantina Marilina); Piwi (Solaris VenticinqueDieci); Circolo di Vienna (Füleky); I Vini delle Città Italiane (Dorona, Berzamina, Vernaza Zinesa).
Tra le nuove cantine e gli sguardi oltre i confini, abbiamo appuntato i nomi di diverse aziende che meritano massima attenzione, come Caves de Donnas (Valle D’aosta), Tacchino (Piemonte), Conti Thun (Lombardia), Az. Agricola Calliari (Trentino), Laguna di Venezia (Veneto), Le Masse di Lamole (Toscana), Fabio de Beaumont (Campania), La Piana (Emilia Romagna), Cappella Sant’Andrea (Toscana), Bosco De’ Medici (Campania), Cantina Marilina (Sicilia), Domiziano (Puglia), Tanca Raina (Sardegna), Larnaudie-Hirault (Francia), Virginie T. (Francia).
Grande interesse quest’anno da approfondire per eccellenze come Pierfrancesco Gatto (Piemonte), Sancio (Liguria), Chiussuma (Piemonte), Cà de Noci (Emilia Romagna), Cantrina (Lombardia), Mola (Toscana), Picchioni (Lombardia), Stachlburg (Alto Adige), Vallis Mareni (Veneto), Tenuta Rottensteiner (Alto Adige), Draga (Friuli Venezia Giulia), Ronco Scagnèt (Friuli Venezia Giulia), Feudi Salentini (Puglia), Angelica (Trentino), Ferrara (Campania), Estasi (Puglia), Petrilli (Puglia), Mas dei Chini (Trentino), Tanca Gioia (Sardegna), Casata Monfort (Trentino), Furlani (Trentino), Füleky (Ungheria), Rore (Trentino), Trevisani (Lombardia), Brigaldara (Veneto), Castello di Verduno (Piemonte), Vesselle (Francia), Larnaudie – Hirault (Francia), Domaine Belluard (Francia), Grisard (Francia), Endrizzi (Trentino), Borgo dei Posséri (Trentino), Angileri (Sicilia), Salizzoni (Trentino).
Ne parleremo prestissimo…
Info: https://www.propostavini.com/