Proposta Vini: un’impresa eroica
Un baluardo della Cultura vera nel Trentino: eppure non è un Museo, non è un’Università, non è un’associazione culturale, né una biblioteca, una galleria d’arte o un Centro Studi. Perché Proposta Vini è “una distribuzione specializzata in selezione e commercializzazione di vini, spumanti, distillati, olii e condimenti”, ma subito precisando di essere “presente sul mercato da venticinque anni, con un indirizzo e un’attenzione precisa rivolta ad aziende che operano nel rispetto, nella riscoperta della tradizione e della tipicità del loro territorio”.
Eccola la sublime anomalia culturale di questa azienda: non rinnega il mercato ma inneggia a Cultura e Tradizione. Se tutte le aziende italiane facessero altrettanto, saremmo il Paese più degno del mondo.
Fra istituzioni latitanti e settore pubblico che piange miseria quando si tratta di Beni Culturali, una struttura commerciale come Proposta Vini si erge come esempio luminoso per tutta Italia di come l’imprenditoria potrebbe sostenere le nostre radici culturali meglio del Pubblico.
Un’azienda commerciale, certo, ma con una filosofia umanistica profonda e ammirevole: schierarsi dalla parte dei contadini legati alla propria terra garantendogli il giusto riscontro economico, ritrovare e valorizzare i vitigni autoctoni perduti, sostenere concretamente i viticultori eroici.
Tutto ciò è possibile perché in quel di Località Cirè, a Pergine Valsugana, una manciata di chilometri da Trento, alla guida di Proposta Vini c’è una persona di altissima cultura come Gianpaolo Girardi, la cui conoscenza della Storia del Vino (e non soltanto) farebbe impallidire tanti pseudo-esperti, tra cui docenti di università specializzate che continuano a propinare aneddotica fallace.
Non è un caso che nella presentazione di Proposta Vini c’è un chiaro riferimento alla Cultura: “il nostro Paese, oltre a possedere il 70% delle opere d’arte prodotte dall’uomo, può vantare il più grande e variegato patrimonio di viticoltura presente al mondo. Siamo una penisola al centro del Mediterraneo, sulle nostre coste approdarono viaggiatori provenienti dalle più svariate regioni dentro e fuori i confini del Mare Nostrum”.
“Presero molto, ma altrettanto ci donarono e tra le tante cose la vite. Di questo tesoro, frutto di uno straordinario patrimonio di biodiversità ereditato nel corso dei millenni, l’aspetto più affascinante è rappresentato dai nomi dei vini alcuni di essi sono relativi ai vitigni, altri alle zone di produzione. Sono nomi che hanno radici antiche, levigati dal tempo e dall’uso, di essi ci è pervenuta la forma essenziale che coniuga significato a bellezza”.
“Nessun paese al mondo ha vini che si chiamano Erbaluce, Biancolella, Morellino, Soave, Dolcetto, Favorita, Albarola, Dindarella, Schioppettino, Albana, Ansonica, Verdicchio, Sagrantino, Est!Est!!Est!!!, Tintilia, Aglianico, Cerasuolo, Bovaleddu…. e da dove arrivarono queste varietà? Greci, Bizantini, Romani, Arabi, Franchi, Spagnoli, Slavi, Normanni e tanti altri le portarono da ogni dove inserendole e attivando una revisione dei paesaggi nostrani. Questi nomi andrebbero pronunciati con la loro giusta intonazione e gli addetti ai lavori (sommelier e giornalisti) dovrebbero dedicare un po’ del loro tempo ad una corretta divulgazione”.
Lasciamo a questo punto che sia il forbito eloquio di Gianpaolo Girardi a parlare di Proposta Vini.
Info: www.propostavini.com