Prugna Zucchella di Lentigione, bontà dalla terra di Peppone e Don Camillo
Uno dei frutti più buoni d’Italia viene non a caso da uno dei territori che hanno legato la propria immagine proprio al mondo rurale intatto e carico di profondi valori umani, quello della Brescello già immortalata nelle pellicole che hanno visto come protagonisti Peppone e Don Camillo, simbolo dell’Italia migliore che oggi sempre più si evoca nostalgicamente. Il frutto in questione è la Prugna Zucchella di Lentigione che prende il nome da una frazione agraria della citata località in provincia di Reggio Emilia.
Questo frutto è talmente importante per la comunità locale che per tutelarlo e promuoverlo adeguatamente è stata creata l’Associazione per la valorizzazione della Prugna di Lentigione.
E’ con questa associazione e altri enti e soggetti territoriali che il Comune di Brescello ha avviato una collaborazione per dare il giusto valore alla Prugna di Lentigione, avviando “diverse attività al fine di salvaguardare la tipicità di questa particolare varietà di frutto coltivata fin dai tempi antichi” in questo territorio.
La Prugna di Lentigione viene presentata come frutto di stagione di colore viola intenso “che viene raccolto e consumato fresco dall’ultima decade di luglio all’ultima decade di agosto; buona e succulenta, di sapore che varia, a seconda del periodo di raccolta, dal leggermente aspro al dolce, si gusta volentieri a fine pasto o come spuntino, ma viene ricercata soprattutto per la produzione di squisite marmellate”.
Possiamo confermare quest’ultima affermazione, avendo provato l’eccellente Conserva di Prugna Zucchella di Lentigione senza zucchero “prodotta in maniera tradizionale come facevano le Rezdore di quell’Emilia genuina che tramandava di generazione in generazione il mangiar bene”, come riportato nelle note di uno dei suoi distributori.
Tale conserva ha una portentosa originalità organolettica, lasciando libera la materia prima di esaltare le sue caratteristiche, facendosi notare per un’intensa acidità che la rende molto golosa, in un formidabile intreccio di asprezza agrumata e dolcezza di sottobosco. Si apprezza la sua consistenza rustica in cui si trovano ricchi pezzettoni di frutto ancora intatto, mentre la sensazione generale è di una delizia dai richiami ancestrali.
I produttori sottolineano come “gustando la nostra marmellata si potrà rivivere l’atmosfera delle mitiche ed abbondanti colazioni di Peppone e Don Camillo che amavano consumarla semplicemente spalmata sul pane o nella famosa crostata: va infatti ricordato che il territorio di Lentigione è stato spesso utilizzato per le scene in campagna dei famosi film; proprio qui, nella Corte di S. Giorgio, riprodotta su questa confezione, la stalla nella quale i nostri eroi mungono insieme le vacche nel primo film della serie”.
Viene quindi spiegato che “la decisione di promuovere la Prugna di Lentigione attraverso una piccola produzione di marmellata, a carattere sperimentale, nasce dal desiderio di fare conoscere il prodotto al di fuori dei confini di questa terra già ricca di tesori culinari e di valorizzare una tradizione centenaria, tramandata di madre in figlia, oltre che il sapiente e faticoso lavoro dei contadini che qui la producono nel rispetto della natura”.
Alcune testimonianze storiche del frutto risalgono ai primi dell’800, ammantandosi con elementi di tradizione orale secondo i quali Maria Luigia d’Austria, nel periodo della dominazione asburgica, avrebbe fatto arrivare in questi territori contadini slavi con piante di prugna tipica dei loro territorio, dove venivano utilizzati per dare vita a un distillato ancora oggi identitario, lo Sliwovitz, un’acquavite di prugne dai profumi strepitosi. Un racconto popolare adesso sottoposto agli studi di un gruppo di ricerca universitaria voluto dal Comune di Brescello al fine di individuare le radici botaniche del frutto e anche quelle storiche.
Per adesso è stata acquisita la certezza che si tratta di una cultivar autoctona a pieno titolo, come riportato da una pubblicazione dell’Istituto di Istruzione Superiore Antonio Zanelli di Reggio Emilia.
La Fondazione Campagna Amica della Coldiretti sottolinea a sua volta come i “terreni un tempo bagnati dal Po offrono l’habitat migliore per la coltivazione di questa varietà di susina perché il terreno è ricco di ferro e di elementi che conferiscono al frutto una maggiore dolcezza” (https://www.campagnamica.it/la-nostra-rete/fattorie/ass-valorizzazione-prugna-zucchella-di-lentigione/).
Un prodotto da provare, una storia (edificante) da scoprire e far conoscere.
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